BALCANI: Al summit di Sofia si punta al mercato regionale comune

Il 10 novembre si è tenuto a Sofia il settimo summit nell’ambito del Processo di Berlino. L’iniziativa è stata creata nel 2014 su spinta della cancelliera tedesca Angela Merkel con l’obiettivo di dare nuovo slancio al processo di integrazione europea dei Balcani occidentali. Oltre ai paesi della regione (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo e Serbia), partecipano sei paesi membri dell’Ue (Italia, Austria, Francia, Germania, Croazia e Slovenia) e rappresentanti delle istituzioni politiche e finanziarie europee.

Il vertice di quest’anno segue quello di Poznan del 2019 e, nonostante le tensioni tra i due paesi, è stato co-ospitato dal primo ministro bulgaro Bojko Borisov e da quello macedone Zoran Zaev.

I temi del summit di Sofia

L’incontro tra i leader dei Balcani occidentali e quelli europei ha affrontato quattro temi.

Una delle questioni più rilevanti ha riguardato la creazione di quello che è stato chiamato Mercato Regionale Comune. I partecipanti hanno deciso infatti di adottare un piano d’azione per il periodo 2021-2024 con l’obiettivo di “aumentare l’attrattività e la competitività della regione e avvicinarla a una più profonda integrazione con il mercato unico europeo”. Il piano dovrebbe agire in quattro aree chiave. La prima è la creazione di un‘area commerciale che garantisca la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. Su questo punto un altro progetto sta viaggiando parallelamente a quanto previsto a Sofia. Si tratta dell’accordo firmato il giorno precedente tra Serbia, Albania e Macedonia del Nord per la formazione di una “mini Schengen”.

Le altre aree d’intervento del piano d’azione riguardano invece: un’area per gli investimenti, capace di stimolare gli investimenti stranieri; un’area digitale anche attraverso l’aumento dell’accesso a internet; e un’area per l’innovazione industriale, volta a modernizzare gli impianti produttivi. L’attuazione del piano sarà di responsabilità delle singole istituzioni nazionali con la supervisione del Regional Cooperation Council e delle strutture di segreteria dell’Accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA) che stileranno report sui progressi compiuti.

Il secondo punto ha toccato il tema della cosiddetta “Agenda della Connettività”, da sempre al centro del Processo. Tra il 2015 e il 2020 l’UE ha impegnato 1 miliardo di euro per 45 progetti nel settore dei trasporti e dell’energia generando investimenti per circa 3,7 miliardi. Il tema della connettività ha caratterizzato anche il nuovo Piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali presentato dalla Commissione lo scorso ottobre. Tre i principali progetti finanziati per il periodo 2021-2027 e discussi al vertice di Sofia. Il più significativo in termini economici, con un impegno di 204,7 milioni, è la costruzione di 27 km di strade, ponti e viadotti che collegheranno Pristina, la località frontiera di Merdare e la città serba di Niš. Gli altri due progetti riguardano la tangenziale di Tirana, cui sono stati destinati ben 150,9 milioni, e l’autostrada Mostar-Počitelj capace di ridurre del 30% il tempo di percorrenza tra Mostar e il porto di Ploče in Croazia, dal valore di 106,3 milioni.

Altra questione al centro del vertice è stata l’adozione di un’Agenda Verde, una sorta di riproduzione su scala regionale del Green Deal presentato nei mesi scorsi dalla Commissione per i paesi membri. Il piano prevede cinque macro aree d’intervento: la totale decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni di gas per limitare i cambiamenti climatici; la creazione di un’economia circolare capace di rendere sostenibile l’intero ciclo dei rifiuti; la riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria e dell’acqua; uno sviluppo sostenibile della filiera agro-alimentare e la protezione della biodiversità.

Infine, il quarto tema è stato la tutela della minoranza rom. Già durante il vertice di Poznan, i leader regionali si erano impegnati ad adottare una Dichiarazione sull’integrazione dei rom, cui ha fatto seguito un piano decennale presentato dalla Commissione ad ottobre. Tra gli obiettivi perseguiti anche al vertice di Sofia rientrano la riduzione della povertà, la lotta alle discriminazioni, un maggiore coinvolgimento politico, l’aumento dell’aspettativa di vita e della partecipazione dei bambini ai processi educativi.

Punti di forza…

Il summit di Sofia è quello che forse ha ottenuto i risultati più concreti negli ultimi anni. La decisione di compiere ulteriori passi in avanti verso la creazione di un Mercato Regionale Comune potrebbe avere come effetto quello di aumentare gli scambi tra i paesi accrescendo così l’interdipendenza economica. Questo potrebbe agire da deterrente per eventuali ritorsioni nel caso di dispute politiche.

Altrettanto positivo il finanziamento di opere infrastrutturali capaci di agevolare gli spostamenti e ridurre i tempi di percorrenza. L’impegno a ridurre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, inoltre, appare di primaria importanza in un’area che ancora oggi rientra tra le più inquinate al mondo.

e di debolezza

Da sottolineare, purtroppo, la totale assenza di riferimenti alle questioni politiche di rilievo o una critica alle derive autoritarie mostrate da alcuni governi della regione soprattutto durante l’ultimo anno di pandemia. Temi non secondari per un’iniziativa, come quella del Processo di Berlino, che riunisce i principali protagonisti regionali ed europei e che si pone tra gli obiettivi il consolidamento del percorso di integrazione.

Infine, un elemento che lascia aperti degli interrogativi è l’enfasi posta alla maggiore capacità di attrazione di investimenti esteri. Se da un lato gli investimenti diretti esteri  (FDI) in questi decenni si sono rivelati fondamentali per far fronte alla deindustrializzazione che ha colpito la regione dalla fine dei regimi comunisti, dall’altro lato è pur vero che gli investimenti esteri hanno spesso rappresentato una fonte di arricchimento più per le aziende straniere che per i cittadini e le casse statali.

Chi è Marco Siragusa

Nato a Palermo nel 1989, ha svolto un dottorato all'Università di Napoli "L'Orientale" con un progetto sulla transizione serba dalla fine della Jugoslavia socialista al processo di adesione all'UE.

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