ELEZIONI RUSSIA / 4 – Un giorno di ordinaria follia (elettorale)

di Giovanni Bensi

"Scegli il fantoccio"

da Mosca – La giornata elettorale per il rinnovo della Duma è trascorsa in Russia in un’atmosfera di tensione. A Mosca e a Pietroburgo sono stati compiuti arresti di massa di partecipanti a manifestazioni non autorizzate di protesta contro le elezioni. A Mosca sono stati arrestati oltre 100 attivisti, a Pietroburgo questa sera sono stati arrestati circa 30 dimostranti. A Mosca gli arresti sono avvenuti in due ondate: in mattinata la caccia al manifestante è avvenuta nella zona della Piazza del Maneggio, adiacente al Cremlino, mentre al pomeriggio la polizia si è concentrata sulla Piazza Triumfalnaja (ex Majakovskaja). A Pietroburgo i dimostranti, nella centrale zona del Gostinyj Dvor scandivano lo slogan “Le vostre elezioni sono una farsa”. La dimostrazione era stata organizzata dal gruppo, non registrato, di opposizione “L’altra Russia”.

L’ex premier (durante la presidenza di Putin) Milhail Kasjanov, ora dirigente del partito d’opposizione non registrato Parnas (acronimo di “Partito della Libertà Popolare”), ha dato un giudizio estremamente negativo sulla democraticità del voto. “E’ assolutamente chiaro – ha detto – che non ci sarà un conteggio vero. Le autorità – ha proseguito – hanno creato l’imitazione di un’istituzione molto importante chiamata libere elezioni, imitazione che non è libera e che non è un vero voto”.

Nel centro di Mosca sono stati operati arresti di partecipanti ad una manifestazione organizzata dal Levyj Front (Fronte di sinistra) contro le elezioni, definite “illegali”. La manifestazione doveva svolgersi sulla Piazza Rossa, che però era stata per tempo sbarrata. La polizia ha parlato dell’arresto di circa 20 persone che non avevano ottemperato all’ordine di disperdersi e distribuivano volantini, ma gli organizzatori della manifestazione affermano che molti potenziali partecipanti erano stati fermati prima ancora che potessero metter piede sulla piazza. Anastasija Udaltsova, portavoce del “Fronte di Sinistra” ha dichiarato alla radio “Ekho Moskvy” che i poliziotti hanno fermato e condotto negli avtozaki (furgoni per i detenuti), non solo coloro che si erano riuniti ai piedi del monumento a Zhukov, all’ingresso della Piazza Rossa, ma anche altri “sospetti” che erano stati seguiti fin da quando si trovavano sul metrò. Arrestato anche lo scrittore Eduard Limonov, animatore dei “nazional-bolscevichi”, mentre si recava sulla Piazza Triumfalnaja.

 Il presidente Dmitrij Medvedev e sua moglie Svetlana hanno votato al seggio nella scuola N. 1118 sulla via Dovzhenko a Mosca. Il seggio era dotato di un apparecchio automatico per l’elaborazione delle schede. “Buongiorno, la vostra scheda è stata registrata”, ha detto la voce meccanica della macchina dopo che Medvedev aveva deposto la scheda nell’urna. “Grazie”, ha risposto con un sorriso il presidente.

Il premier Vladimir Putin ha votato più tardi della maggioranza dei politici: è giunto al seggio N. 2079 presso l’Accademia Russa delle Scienze in via Kosygin nel pomeriggio, senza la moglie. Al seggio non era stata presa nessuna particolare misura di sicurezza per l’arrivo del premier, e in tal modo gli abitanti del rione Gagarin hanno potuto continuare a votare senza interruzione. Tuttavia essi hanno dovuto mostrare il passaporto non solo agli scrutatori, ma anche agli uomini della sicurezza.

Gennadij Zjuganov, il cui Partito comunista, si prevede, si attesterà al secondo posto per numero di seggi alla Duma, ha votato a Mosca nel seggio N. 149, dopo di che ha denunciato ai giornalisti abusi di massa commessi nei seggi. Egli ha raccontato, per esempio, ciò che sarebbe avvenuto nel seggio 1319. “In questo seggio – ha detto – stava votando il nostro candidato, il deputato Oleg Smolin. E quando il suo assistente, che è anche un incaricato del monitoraggio, chiese, prima dell’apertura del seggio, che fosse aperta l’urna non ancora sigillata, tutti hanno visto che dentro c’erano già delle schede votate”. Questo trucco, che si dice venga applicato con una certa frequenza, si chiama vbros, una parola che allude al “gettare furtivamente”.

La frequenza media degli elettori alle 17:00 di oggi (le 14:00 in Italia) era del 41,9%, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione elettorale centrale Stanislav Vavilov. Alle elezioni del 2007 l’affluenza alla stessa ora era stata del 54,8%. La più alta affluenza si è registrata in Cecenia, Kabardino-Balkaria (Nord Caucaso) e Ciukotka (Estremo Oriente siberiano).

A Mosca ci si aspettava che i circa 15.000 “Nashi” (“I Nostri”, movimento giovanile proputiniano) giunti nella capitale (invece dei 30.000 annunciati) potessero provocare dei disordini, ma non è successo niente. Essi si sono radunati per un “Forum giovanile” nel 57 padiglione del VVTs (“Centro esposizioni”) senza provocare particolari fastidi.

Intanto il Roskomnadzor (ente di stato per il controllo delle comunicazioni) ha accusato la pubblicazione online Gazeta.ru di violazione delle norme di propaganda preelettorale. Lo afferma il protocollo consegnato al caporedattore della pubblicazione Mikhail Kotov. Nel documento si afferma che nei materiali pubblicati “prevalgono le informazioni su ‘Russia Unita’ associate a commenti negativi”. Negli articoli vi sarebbe “abbondanza di materiali negativi” messi in circolazione insieme con il gruppo volontario di monitoraggio Golos (“La Voce”) nel quadro del progetto “Carta degli abusi”. Secondo dati aggiornati alle 16:00 di oggi, la Commissione elettorale centrale ha ricevuto 68 denunce di partiti, riguardanti abusi e irregolarità nelle votazioni. Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Leonid Ivlev. Altre 45 denunce sono state presentate da cittadini, scrutatori e giornalisti.

Incidenti, ma più che altro di carattere teppistico, si sono registrati a Brjansk, Novokuznetsk (casi di vbros), Vladimir. Due anziani sono morti di infarto durante il voto a Omsk e Nizhnij Novgorod. I due astronauti russi della “stazione cosmica internazionale” Anton Shkaplerov e Abatolij Ivanishin, come dice un comunicato dell’ente spaziale, “hanno preso parte alla votazione comunicando la loro scelta a una persona di fiducia attraverso un canale riservato di comunicazione”.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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