di Tobias Colangelo
Se i muri potessero parlare, chissà quante storie racconterebbero. Soprattutto se i muri in questione sono quelli della città di Belgrado, la capitale della Serbia. La città ha un record non proprio invidiabile, in quanto nella sua lunga storia è stata distrutta per ben 43 volte. L’unica città che nel corso del ventesimo secolo ha subito quattro bombardamenti, l’ultimo dei quali solamente ventuno anni fa e del quale porta ancora delle cicatrici evidenti.
Su uno di questi muri situato sul lungo Južni Bulevar è comparso un graffito che raffigura i volti di due leggende dello sport serbo. Uno è quello di Dušan Ivković, storico allenatore della nazionale jugoslava di basket del periodo d’oro della fine degli anni ’80. L’altro invece è quello dell’uomo di questa storia, Radomir Antić, calciatore e allenatore che lasciò il segno durante la propria carriera sia in patria ma soprattutto all’estero.
La carriera da calciatore: tra Jugoslavia, Turchia, Spagna e Inghilterra
Radomir Antić nacque il 22 novembre 1948 a Žitište, in Vojvodina e a sei anni si trasferì con la famiglia a Titovo Užice, oggi solamente Užice, nella Serbia centro-occidentale ed è proprio con la squadra locale dello Sloboda che fece il suo debutto nel calcio professionistico a 21 anni, nel 1967. La sua permanenza nello Sloboda fu breve e l’anno dopo si trasferì subito al Partizan. Giocherà in maglia bianconera per ben 12 anni, segnando 9 gol e diventando colonna portante difensiva della squadra campione di Jugoslavia nella stagione 1975-1976.
Nel 1976 Radomir Antić lasciò il Partizan alla volta di Istanbul, sponda Fenerbahçe, dove giocò per due stagioni; seguì l’esperienza spagnola al Real Zaragoza e quella inglese al Luton Town, dove nel 1983 la squadra si salvò grazie ad un suo gol all’ultima giornata. Nel 1984 appese gli scarpini al chiodo e ritornò in patria. Giocò solamente una volta in nazionale, in occasione di un’amichevole contro l’Ungheria del 26 settembre 1973.
La carriera da allenatore: Partizan, Real Zaragoza, Real Madrid e Real Oviedo
La sua carriera da allenatore cominciò come vice-allenatore del Partizan dove allenò anche le giovanili. Lasciò la società nel 1988 trasferendosi in Spagna e prendendo le redini del Real Zaragoza, squadra per la quale aveva giocato tra il 1978 e il 1980. Il Real Zaragoza lo prese come allenatore su consiglio di Vujadin Boškov e nella sua prima stagione guidò la squadra al quinto posto e alla qualificazione in Coppa UEFA.
Lì Radomir Antić allenò per due anni e mezzo e nel marzo del 1991 si trasferì ad un altro Real, quello di Madrid, dove sostituì Alfredo di Stefano. Rimase poco sulla panchina della squadra della capitale e fu esonerato nel 1992 a causa di disaccordi con la dirigenza. Nella stagione 1992-93 gli fu affidata la panchina del Real Oviedo, che riuscì a salvare dalla retrocessione e che portò a ottimi risultati. Arrivarono offerte dai grandi club di Spagna, come il Barcellona e l’Atletico Madrid e Antić scelse di allenare i Colchoneros.
Atletico Madrid: l’era dei grandi successi domestici
La situazione che trovò Antić sulla panchina dell’Atletico Madrid al suo arrivo nel 1995 non fu delle migliori e la squadra si salvò pareggiando all’ultima giornata col Siviglia. Antić si vide costretto a fare una selezione per sfoltire la rosa sulla quale contare per la stagione 1995-1996. Al tempo all’Atletico militavano giocatori come Diego Simeone e Ljuboslav Penev, protagonista con la nazionale bulgara al Mondiale di USA ’94.
Quella stagione fu storica, l’Atletico dominò il campionato e fece doppietta battendo in finale di Copa del Rey il Barcellona. Durante la stagione 1996-1997 però i risultati in campionato risentirono della partecipazione alla Champions League, dove fu eliminato ai quarti di finale dall’Ajax. Nel 1997 Antić portò a Madrid Christian Vieri dalla Juventus e Juninho Paulista dal Middlesbrough, ma i risultati furono deludenti sia in campionato che in Europa e a fine campionato fu esonerato. Al suo posto arrivò Arrigo Sacchi, ma tornò sulla panchina dell’Atletico nel 1999 e nel 2000.
Le ultime esperienze spagnole, tra Barcellona e Vigo
Nel febbraio 2003 fu chiamato ad allenare il Barcellona, diventando così il secondo allenatore nella storia a sedere sulla panchina delle due grandi del calcio spagnolo. Portò la squadra dal 15° al 6° posto qualificandosi per la Coppa UEFA, ma non riuscì ad evitare l’eliminazione ai quarti di finale di Champions League contro la Juventus. A fine stagione venne esonerato e sostituito da Frank Rijkaard. L’anno dopo prese le redini del Celta Vigo, ma i risultati furono deludenti e non riuscì ad evitare la retrocessione. Dopo solo nove partite Antić si dimise.
Il mondiale 2010 con la Serbia, la Cina e gli ultimi anni di vita
Nel 2008 divenne commissario tecnico della nazionale serba che si qualificò al Mondiale sudafricano del 2010 dove fu eliminata al primo turno. Dopo 28 partite sulla panchina della nazionale fu esonerato il 15 settembre 2010. Nel dicembre del 2012 si trasferì in Cina ad allenare il Shandong Luneng con il quale firmò un contratto biennale, ma fu licenziato un anno dopo, nonostante avesse raggiunto il secondo posto in campionato. Rimase comunque in Cina dove nel gennaio del 2015 gli fu affidata la panchina dell’Hebei China Fortune in seconda divisione, ma a fine agosto di quell’anno perse il posto a causa degli scarsi risultati.
Questa fu la sua ultima esperienza da allenatore; si ritirò a Madrid, città in cui raggiunse i suoi successi maggiori e dove è scomparso il 6 aprile 2020 a soli 71 anni a causa di una pancreatite. Dopo aver girato mezzo mondo, si è spento nella città in cui ha raggiunto il massimo successo. La città che l’ha amato di più. Come dicono in Serbia: večna ti slava, Majstore. “Gloria eterna a te, Maestro”.
Foto: Eurosport