Turchia arbitri

TURCHIA: Calcio. C’è un problema con gli arbitri?

L’abbandono del campo da parte dell’Adana è solo l’ultimo episodio di un campionato caratterizzato dalle polemiche contro gli arbitri. Qual è la situazione del calcio in Turchia?

Domenica 9 febbraio 2025, stadio Ali Sami Yen, Istanbul: va in scena il match fra Galatasaray e Adana Demirspor, incontro valevole per la ventitreesima giornata della Süper Lig turca. Al minuto undici, in seguito ad un tiro di Osimhen respinto da Semih Güler, Dries Mertens si avventa sul pallone e nel tentativo di anticiparlo lo stesso Güler allunga il piede. Il difensore non tocca l’ex Napoli, che però con la gamba posteriore va a cercare il contatto e frana a terra: un classico esempio di simulazione. Non è dello stesso preavviso però l’arbitro Oğuzhan Çakır, che assegna il calcio di rigore alla squadra di Istanbul. Alvaro Morata, appena giunto da Milano, si presenta sul dischetto e realizza: 1-0 Galatasaray al minuto dodici.

Sembra la classica partita sbloccata indirizzata da un errore arbitrale, ma quello che accade nei minuti successivi ha del clamoroso: l’Adana Demirspor, che si trova posizionata all’ultimo posto della classifica con cinque punti, decide di abbandonare il campo come segno di protesta. Una decisione radicale e inaspettata, che nei giorni successivi ha avuto come conseguenza l’assegnazione della vittoria a tavolino al Galatasaray per 3-0 e una penalità di tre punti in classifica per gli ospiti. Ma a far notizia non è stato tanto il provvedimento della Federazione, quanto le reazioni dell’intero movimento nei giorni successivi, che hanno messo in evidenza un elemento chiaro da tempo: in Turchia c’è un problema con gli arbitri.

Un problema non da poco

Tra i primi a dire la sua c’è stato José Mourinho. Estremamente critico nei confronti delle decisioni arbitrali fin dalle prime settimane sulla panchina del Fenerbahçe, l’allenatore portoghese ha ripostato su Instagram il video dell’episodio Mertens-Güler, rimarcando il torto arbitrale. Solamente cinque giorni prima, lo stesso Mourinho aveva pubblicato una foto di un tocco di mano in area da parte del difensore del Galatasaray Davinson Sánchez scrivendo ironicamente nella didascalia: “Nella Coppa del Mondo di pallamano che si è conclusa domenica scorsa, il mio Portogallo ha raggiunto brillantemente le semifinali e voglio congratularmi con loro per questo risultato e per l’impatto che avranno sui giovani del nostro Paese.”
Non è andato per le leggere nemmeno lo stesso Fenerbahçe, pubblicando su X un deciso commento rivolto ai rivali concittadini del Galatasaray: “I vostri calciatori potrebbero continuare per anni a ingannare arbitri e tifosi con le loro mosse truccate. Grazie a voi non c’è più fiducia né giustizia nel calcio turco”.

I fatti di domenica 9 febbraio 2025 però non rappresentano un inedito in Turchia. Nell’aprile dello scorso anno, in occasione della finale di Supercoppa tra Galatasaray e Fenerbahçe, la squadra gialloblu di Istanbul aveva deciso di schierare l’under 19 e di abbandonare il campo dopo il gol dell’1-0 siglato da Icardi dopo cinquanta secondi. Il motivo? Il Fenerbahçe aveva in atto un forte contenzioso con la federazione calcistica turca sia per il mancato rinvio del match con il Galatasaray (pochi giorni dopo avrebbero dovuto giocare la partita di ritorno dei quarti di finale di Conference League), sia per una mancata tutela in occasione di una serie di precedenti episodi di violenza nei confronti della squadra.

Ma l’episodio che ha fatto più rumore negli ultimi anni in Turchia è stato quello del dicembre 2023, che ha visto protagonista Umut Meler, arbitro tornato nuovamente alla ribalta in questi giorni per il criticatissimo rigore assegnato al Brugge in Champions League contro l’Atalanta. In quell’occasione, al termine di Ankaragucu-Rizespor, dopo il pareggio degli ospiti al 97’, il presidente dei padroni di casa Faruk Koca era sceso in campo e aveva colpito con un pugno al volto lo stesso Meler, che poi fu era stato preso a calci da altri collaboratori. Una scena di violenza inaudita, che ha portato ad una radiazione a vita di Koca dai campi di calcio e ad una condanna di 3 anni e 7 mesi di carcere. Ma Faruk Koca non è noto solo per essere stato presidente del club di Ankara: è anche uno dei fondatori dell’AKP, il partito di Erdoğan che da più di vent’anni governa incontrastato il Paese. La sua figura svela infatti uno degli aspetti più ambigui del calcio turco: l’ingombrante presenza della politica nel campionato.

Calcio e politica: un legame inossidabile

A partire dalla presenza del presidente Erdoğan al matrimonio di Mesut Özil o nel caso della damnatio memoriae operata ai danni di Hakan Şükür, negli ultimi 23 anni la politica turca in più occasioni ha mostrato il proprio interesse nei confronti del pallone. Con l’insediamento dell’attuale presidente nel 2002, importanti investimenti statali sono stati dirottati verso il movimento calcistico turco, sia per la costruzione di stadi che per il risanamento dei bilanci dei top club nazionali. Inoltre il Reis turco, grazie alla propria influenza politica, è riuscito ad organizzare i vertici calcistici a suo piacimento. Nel 2012, le elezioni per la Presidenza della federazione calcistica turca hanno visto la vittoria di Yıldırım Demirören, proprietario della Demirören Group, società conglomerata turca da sempre molto vicina a Erdoğan, nata con il core business della distribuzione petrolifera per poi estendersi anche in ambito commerciale e mediatico.

Il caso più clamoroso relativo ai rapporti tra politica e calcio in Turchia resta però quello dell’Istanbul Başakşehir, squadra di Istanbul nata solo nel 1990 e che negli ultimi anni è riuscita a raggiungere i vertici del calcio turco grazie all’acquisizione da parte di personalità molto vicine al presidente turco. Nel 2024 “la squadra di Erdoğan” – questa la definizione che si è guadagnata nel Paese – ha avviato anche una collaborazione con il Manchester City, club inglese che ha raggiunto le vette del calcio europeo grazie a uno dei gruppi finanziari più potenti di tutto il Medio Oriente.

Anche questa onnipresenza della politica nel calcio turco ha in qualche modo creato un forte clima di sfiducia e sospetto nei confronti del movimento intero, rendendo spesso gli arbitri i capri espiatori di un sistema  da molti considerato malato. In un momento così delicato, il 24 febbraio si giocherà il derby di Istanbul tra Galatasaray e Fenerbahçe, partita storicamente infuocata. Riusciremo ad assistere ad una sfida senza polemiche arbitrali?

Difficilmente.

 

foto: Sky News

Chi è Marco Pedone

Classe 1999, una Laurea Magistrale in "Lingue e Civiltà Orientali" e un Master di II livello in "Geopolitica e Sicurezza Globale" presso l'Università La Sapienza di Roma. Appassionato di Vicino Oriente, area MENA e sport.

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