La città di Francoforte sul Meno ha assegnato il Premio Goethe 2020 allo scrittore bosniaco Dzevad Karahasan, che vive tra Sarajevo e Graz. “In tempi di crescente nazionalismo in Europa, il vincitore del premio di quest’anno, Dzevad Karahasan, rappresenta il superamento permanente dei confini, siano essi politici o culturali“, ha argomentato la scelta giovedì 7 maggio il sindaco Peter Feldmann (SPD).
Il premio, di 50.000 euro, è dedicato alla tolleranza e alla comprensione. La consigliera alla cultura Ina Hartwig ha dichiarato: “Dzevad Karahasan è un grande scrittore europeo“. Il lavoro di Karahasan comprende romanzi, drammi, saggi e scritti teorici, che hanno in comune un impulso educativo e mediatore, ha affermato Hartwig. “È un’opera dedicata alla mediazione tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo.”
Riflettendo sulla crisi europea, in una intervista del 2012 a OBC Karahasan ancora affermava: “L’Europa sta cercando se stessa e può trovarsi solo se richiama l’attenzione su come Sarajevo sia un modello di questa unione”. E nel 2019 osservava “l’Europa si balcanizza a una velocità inquietante.
Drammaturgo in Jugoslavia, poi l’esilio da Sarajevo
Nato a Duvno nel 1953, Karahasan ha studiato letteratura e teatro all’università di Sarajevo, quindi il dottorato in filosofia a Zagabria. Professore di teatro all’Accademia di belle arti di Sarajevo dal 1986, nel 1993 ha dovuto abbandonare dopo un anno di assedio la capitale bosniaca, città che ha avuto un ruolo centrale nella sua vita – esperienza che racconterà in Il centro del mondo – titolo in lingua originale Diario di un trasloco.
Dal 1993 Karahasan ha lavorato come drammaturgo e docente di scrittura drammatica in varie università europee tra cui Salisburgo, Berlino e Gottinga. Le sue pièces teatrali sono state messe in scena in Austria, Germania, Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Repubblica Ceca, Kosovo, Polonia, Singapore e Stati Uniti. Le sue opere più importanti includono Sara e Serafina (2000), La consolazione del cielo notturno (2016), e la raccolta di racconti Una casa per gli stanchi (2019).
Di Karahasan in lingua italiana sono stati pubblicati Istocni diwan, Sarajevo 1989 [trad. it., Il divano orientale, Il saggiatore, Milano 1997]; e Dnevnik selidbe, Zagreb 1993 [trad. it., Il centro del mondo. Sarajevo, esilio di una città, prefazione di Slavenka Drakulic, Il saggiatore, Milano 1995], entrambi con traduzione e cura di Nicole Janigro.
Per le sue opere letterarie Karahasan ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Veselin Masleša (Sarajevo 1981), il Premio del romanzo jugoslavo (Sisak 1990), il Premio Kreisky per gli scritti politici (1995), il Premio Herder (Vienna 1999), il Premio della fiera del libro di Lipsia (2004), il Premio della società Heinrich Heine (Düsseldorf 2012), la Medaglia Goethe (Weimar 2012) e il Premio Franz Nabl (Graz 2017). Nel 2014 ha ricevuto il dottorato honoris causa della Facoltà di storia e filosofia dell’Università di Basilea (Svizzera).
Degno di Goethe
Il premio Goethe viene assegnato ogni tre anni nel giorno del compleanno di Johann Wolfgang Goethe, il 28 agosto, a una persona “che è venuta alla ribalta attraverso il suo lavoro e il cui lavoro creativo è degno di un onore dedicato alla memoria di Goethe“. Sono stati premiati negli ultimi anni Amos Oz, Pina Bausch, Adonis, Peter von Matt e nel 2017 la regista teatrale Ariane Mnouchkine.
- Leggi anche su East Journal: Sarajevo, il centro del mondo globalizzato, di Matteo Acmé, 9 Marzo 2010 – La distruzione di una magia, di un equilibrio fra relazioni e opposizioni all’interno della città simbolo del mondo intero. Di questo scrive Dzevad Karahasan ne “Il centro del mondo”.
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