RUSSIA: La “Generazione Putin” non sa cosa vuole

The Economist ha coniato un termine per definire i giovani russi nati alla fine degli anni Novanta: sono i Puteens, ovvero la generazione che nella vita ha conosciuto solo un leader alla guida del paese, Vladimir Putin. I Puteens ammontano a 28 milioni di giovani, quasi il 20% della popolazione russa. Da alcune interviste condotte dal Financial Times negli scorsi mesi, sembra che Vladimir Putin sia riuscito in qualche modo a conquistare la generazione Z, generalmente disinteressata alla politica e lontana dai media convenzionali pullulanti di propaganda. I cinquanta ragazzi intervistati hanno un’età compresa tra i 18 e i 25 anni e provengono da Mosca, San Pietroburgo, dalla Siberia e da altre località.

Una generazione felice…

Molti degli intervistati dichiarano di apprezzare l’influente leader per il mantenimento della stabilità del paese e lo sviluppo economico raggiunto. Aleksandr, professore venticinquenne, sostiene che Putin sia riuscito a soddisfare le aspettative di molti russi, tra cui i suoi genitori, che precedentemente si sentivano traditi dal paese. Sostiene anche che oggi in Russia è possibile ottenere ciò che si vuole. Per la prima volta, la libertà è garantita e per tal motivo ritiene di far parte della generazione più fortunata di tutta la storia russa.

Eduard Ponarin, professore di sociologia presso la Higher School of Economics, definisce la generazione Putin la più felice dal 1991. Felice, apolitica e nazionalista. Secondo la sociologa Olga Zeveleva, le storie di miseria e precarietà dell’epoca sovietica, su cui si basa la narrativa del ‘super potere’ di Putin, colpiscono i giovani in maniera limitata. La loro è una memoria degli eventi ereditata dai racconti dei genitori e nonni e, dunque, una memoria di seconda mano. Se da un lato i pensionati temono qualsiasi alternativa a Putin per paura di tornare a 30 anni fa, i giovani che conoscono solo un presidente, si dicono soddisfatti. Dmitrij, un giovane imprenditore di 18 anni, si dice contento di vivere con Putin al potere. “Perlomeno quando mi sveglio nel mio appartamento, nessuno mi porta in un gulag”, afferma.

La generazione Putin è una generazione che gode di maggiori libertà, può muoversi liberamente nel paese e viaggiare in tutto il mondo, solo per citarne alcune. Eppure, secondo l’opinione degli esperti Krastev e Pavlovsky, mantiene dei tratti conservatori. Un recente sondaggio ha dimostrato che più del 50% dei ragazzi russi in età scolastica dichiara di sognare un lavoro per i servizi di sicurezza. Il servizio militare per un giovane in Russia oltre a consentirgli l’accesso a diverse possibilità di carriera, offre la garanzia di un reddito sicuro. Aleksandr ha dichiarato che nella sua memoria non esiste un segmento temporale in cui Putin non sia stato al potere. Se non Putin, il sistema da lui creato ci sarà per sempre. Per questo motivo un suo successore, uomo o donna che sia, dovrà dichiarare di difendere l’eredità putiniana, anche se in contrasto con essa.

Vladimir Putin, secondo solo a Stalin per anni in carica, ha visto passare il suo indice di gradimento dall’85% subito dopo l’annessione della Crimea nel 2014, all’attuale 64% (soprattutto a causa delle impopolari riforme del sistema pensionistico). I russi vedono Putin più come una figura storica e un ‘liberatore’ nazionale che come un politico eletto, capace di porre fine ai tumultuosi anni ’90 e di dar lustro al paese nell’ arena internazionale.

… o semplicemente rassegnata?

Dalle interviste fatte alla generazione Putin traspare però anche una certa rassegnazione e un adattamento allo status quo. Secondo uno studio condotto dal Levada Center, tra i maggiori centri di ricerca e sondaggi indipendenti oggi in Russia, il 53% dei giovani tra 18 e 24 anni vorrebbe lasciare il paese, il numero più alto dal 2009. “Sono troppo giovane per risolvere i problemi” o “se sei a una festa non parli di politica, sarebbe strano”, sono le frasi ricorrenti nelle interviste condotte dal Financial Times. I movimenti giovanili possono essere suddivisi in quelli pro-Cremlino e nei gruppi di opposizione (essenzialmente extra-parlamentare). Inoltre, la maggior parte dei partiti nella Duma ha gruppi giovanili affiliati che mandano messaggi forti e chiari.

Tra i giovani impegnati in prima fila c’è chi dichiara di farlo solo per la prospettiva di una carriera. Aleksandra, ventenne di Novosibirsk, definisce la situazione stagnante: le persone non sono politicamente attive. Soprattutto tra i suoi coetanei, nessuno difende la propria opinione e spesso la linea tra indifferenza e consenso è molto sottile. Vitja, un ventiquattrenne originario della Siberia, dichiara che i giovani associano il cambiamento di potere con la povertà, la fame e la sofferenza. “Noi siamo nati in questo sistema e questo sistema è nelle nostre teste. Per questo motivo è veramente difficile anche solo iniziare a pensare di cambiarlo”. Altri ancora rispondono che il fatto che Putin sia al potere da più di vent’anni significa che è un buon presidente. Considerata la situazione attuale, lo spazio per esprimere dissenso è molto piccolo. Alcuni giovani non seguono l’attivista e segretario del Partito del Progresso Aleksej Navalnyj per paura di finire in prigione. Proprio i giovani definiscono le proteste come futili e inutili.

Il rischio più grande oggi è che la generazione Putin possa passare alla storia come la generazione dei divannye kritiki, ovvero coloro i quali si lamentano della situazione, ma hanno paura o sono troppo disillusi per passare all’azione.

Chi è Lilly Marciante

Nata nella costa sud-occidentale siciliana. Dopo gli studi linguistici mi sono concentrata sull' area post-Sovietica. Attualmente frequento il secondo anno di magistrale MIREES presso l'Università di Bologna. Collaboro con East Journal da inizio 2020 occupandomi di Europa Orientale.

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