UNGHERIA: Scoppia la protesta, preso d’assalto il Parlamento (PESCE D’APRILE 2020)

Una manifestazione non autorizzata è degenerata in protesta dilagando per le strade di Budapest. Sembra che i manifestanti abbiano assaltato il parlamento. Ragione della protesta sarebbe la recente attribuzione di pieni poteri al premier ungherese, Victor Orban, accusato di voler trasformare il paese in una dittatura. Mentre vi scriviamo, la protesta è ancora in corso.

Dalle prime informazioni in nostro possesso la manifestazione, organizzata tramite social-network, aveva intenzioni pacifiche e goliardiche. Una folla di giovani vestiti da cow-boys si è radunata in tarda mattinata sotto la statua di Bud Spencer in Corvin sétány. Il travestimento sarebbe un rimando al celebre manifesto di Solidarnosc che ritrae Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco“. Le forze dell’ordine sono rapidamente intervenute per disperdere la manifestazione. In base alle nuove leggi sul contenimento dell’epidemia da Covid-19, sono infatti vietati assembramenti e quindi anche manifestazioni pubbliche. Allo scattare del mezzogiorno, i giovani avrebbero estratto dalle fondine le pistole giocattolo mirando verso la polizia in tenuta anti-sommossa che ha risposto al fuoco con proiettili di gomma e lacrimogeni, causando la fuga dei manifestanti e alcuni feriti.

Una parte dei protestatari si è allora diretta verso il parlamento prendendolo d’assalto al grido di “più forte, ragazzi!“. Dalle finestre del palazzo è stato esposto un manifesto con la scritta: “Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo”. Intanto alcuni testimoni raccontano di aver visto la statua di Imre Nagy, recente rimossa, tornare sulle sue proprie gambe in Piazza dei Martiri, con lo sguardo fisso verso il parlamento.

Circolano voci sulla presenza di carri armati in città. Per quanto incredibile, si tratterebbe dei vecchi tank sovietici usati per reprimere la Rivoluzione ungherese del ’56. A guidare la colonna dei blindati – finora conservati al Memento Park – ci sarebbe proprio Victor Orban. Nella confusione generale, l’esercito si è mobilitato per respingere l’invasione sovietica. Dalle finestre, i cittadini lanciano kurtoskalacs incendiari. Al momento filtrano poche notizie dal paese, ai giornalisti sono state tagliate le dita tempo fa. Tuttavia barricate si stanno ergendo in varie parti della capitale dopo che la signora Agota, vedova di un eroe del ’56, è stata arrestata con l’accusa di diffondere fake-news mentre condivideva su Twitter la ricetta dei suddetti kurtoskalacs. 

Il messaggio recitava: “Setacciate la farina. Stop. Unitela con l’uovo. Stop. Usate gancio impastatore per arrotolare impasto. Stop”. La ricetta sarebbe in realtà un messaggio cifrato che incita alla rivolta, da tempo atteso dai dissidenti magiari. Secondo le nostre fonti, alla guida dei dissidenti ci sarebbe un misterioso personaggio che viene chiamato Trinità.

Arrivano le prime reazioni internazionali: il governo polacco ha condannato l’invasione sovietica dello stato ungherese mentre a Praga hanno adottato il calendario giuliano per evitare una nuova primavera. La Russia si dice pronta a mandare uomini senza mostrine o, alla peggio, reparti dell’esercito per combattere il Covid-19. Il Venezuela ha manifestato il proprio sostegno al compagno Orban. I dissidenti magiari hanno chiesto il sostegno del governo americano, ma il presidente Trump ha twittato di non sapere dove si trovi l’Ungheria.

I manifestanti intanto hanno chiesto le dimissioni del premier Orban dichiarando: “Altrimenti ci arrabbiamo!“. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della situazione. Aldo dice Ciribiribin Kodak.

Questo articolo, espressione del nostro animo più scanzonato, è un ‘pesce d’aprile’ non dissimile dai molti che abbiamo fatto negli anni precedenti. Tuttavia, con un punta di amaro in più. In Ungheria è recentemente passata una legge che conferisce “pieni poteri” al primo ministro: il parlamento è esautorato, non fa leggi, non le vota. Una pena detentiva pari a cinque anni è stata stabilita per chi diffonde “notizie false”, cioè non approvate dal governo. Il paese vede già compromessa l’indipendenza del sistema giudiziario (i giudici sono controllati dal governo, non sono indipendenti come da noi) e dei media. Il sistema elettorale favorisce la maggioranza al governo, quella di Orban. Questi “pieni poteri” senza data di scadenza danno a Orban un’autorità senza precedenti. Da qui questo scherzo che vede una surreale rivolta e un Orban a bordo dei tank sovietici pronto a reprimerla, come nel ’56 fecero i russi. La statua di Nagy che torna da sola al suo posto durante l’ipotetica rivolta narrata dall’articolo è, quindi, un richiamo a quei valori di libertà che hanno caratterizzato la storia del popolo ungherese e che auspichiamo di rivedere ancora. 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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