Sono passati ormai tre mesi da quando l’associazione “Centro di rappresentanza in Italia della Repubblica Popolare di Donetsk” ha iniziato le sue attività a Torino presso i locali della “Fondazione Magellano”. Secondo quanto riportato nell’atto costitutivo, l’associazione avrebbe un carattere “indipendente, volontaristico, apolitico e senza scopo di lucro”, e sarebbe stata fondata “sui valori della libertà” con il fine di realizzare cooperazioni economiche, commerciali, culturali e portare avanti gli interessi comuni tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare di Donetsk.
Le attività del centro di rappresentanza
A partire dal giorno dell’inaugurazione, le attività si sono caratterizzate per la promozione di un forte sentimento anti-europeo e anti-americano, in favore dell’autodeterminazione dei popoli del Donbass.
Tramite la pagina Facebook nelle ultime settimane è stato promosso il boicottaggio dell’Eurovision Song Contest, con tanto di invito al vincitore del Festival di Sanremo, candidato titolare per l’Italia, a non partecipare all’evento che si terrà a maggio 2017 nella capitale ucraina.
Inoltre a inizio marzo si è tenuta l’inaugurazione di una mostra fotografica dal titolo “101 LIFE. Bambini sotto le bombe in Donbass”, il cui intento è quello di denunciare la morte di 100 bambini, a partire dall’inizio del conflitto, che sarebbero morti sotto le bombe ucraine nel territorio separatista.
Le reazioni del mondo politico italiano
L’apertura del centro era stata pienamente appoggiata dal centrodestra torinese, tanto che Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) è stato nominato presidente dell’associazione, e alcuni altri esponenti avevano presenziato all’inaugurazione e ad alcuni incontri che si sono svolti nel corso dei mesi.
Le altre aree politiche avevano reagito tiepidamente alla notizia, con l’eccezione di cinque parlamentari torinesi del Partito Democratico e dei Radicali. Il gruppo ha sostenuto l’iniziativa di Davide Mattiello, che ha presentato al Ministero degli Esteri un’interrogazione parlamentare.
Nel testo dell’interrogazione parlamentare, i deputati rivolgono al ministero dei quesiti sulla legittimità della sede di rappresentanza in territorio italiano, considerando la linea politica adottata dall’Italia, dall’Unione Europea e dall’ONU, anche in relazione alle indagini del Joint investigation Team che ritengono i separatisti affiliati alla Repubblica di Donetsk responsabili dell’abbattimento del volo MH 370 nei cieli del Donbass.
In risposta a tale presa di posizione di Radicali e Pd, Maurizio Marrone replica che “i deputati Pd sono degni esponenti di quel Parlamento che ha delegato a rappresentare l’Italia nella commissione Nato per i rapporti con l’Ucraina nientemeno che Scilipoti”, sostenendo la totale incompetenza di coloro che hanno posto la questione.
La risposta del ministero
Tenuto conto dei quesiti posti dall’interrogazione, il Ministero degli affari Esteri ha risposto tramite il sottosegretario Vincenzo Amendola. Nel testo si sostiene la linea negoziale condotta nell’ambito del”Formato Normandia” (Ucraina, Russia, Francia, Germania) e del gruppo di contatto trilaterale dell’OSCE (Ucraina, Russia, OSCE). Si ribadisce la volontà del Governo Italiano di normalizzare il dialogo con Mosca, insieme aipartner europei, G7 e NATO con l’orientamento politico unanime di non riconoscere la legittimità delle sedicenti Autorità di Donetsk e Lugansk, riaffermando il sostegno alla sovranità dell’Ucraina. Infine, si sottolinea il carattere privato dell’associazione, senza “alcun rapporto con le istituzioni”, aggiungendo che “non potrebbe godere di riconoscimento, né tantomeno di status diplomatico né, quindi, avere alcun titolo di Rappresentanza”.
Credits: transconflict.com