Attivisti sventolano una bandiera mentre passa il treno

RUSSIA: La discarica che ha risvegliato l’estremo nord dal letargo

“No alla spazzatura moscovita”. Questo uno degli slogan di chi il 9 dicembre è sceso in piazza a Kotlas, regione di Arkhangelsk, contro la costruzione di una nuova discarica nel vicino villaggio di Shiyes. Dei 60.000 abitanti di questa tranquilla cittadina del nord della Russia, dai 4 ai 10.000 hanno partecipato alla manifestazione. Questa è solo l’ultima di una serie di proteste che ha avuto luogo negli ultimi due anni contro quella che dovrebbe diventare la più grande discarica d’Europa.

L’accordo sulla discarica e le conseguenze

Nella primavera del 2018, l’amministrazione di Mosca e quella di Arkhangelsk hanno firmato un accordo secondo il quale a Shiyes verrà costruita una discarica che riceverà per i prossimi 20 anni 500.000 tonnellate di rifiuti all’anno prodotti a Mosca. In seguito a questa decisione, proteste con migliaia di partecipanti hanno avuto luogo in numerose città e villaggi circostanti, chiedendo di interrompere la costruzione della discarica e invocando le dimissioni del governatore della regione. Secondo gli oppositori, costruire una discarica in questi territori paludosi avrebbe come conseguenza l’inquinamento delle fonti d’acqua locali, contaminazione che si estenderebbe fino al fiume Dina e potenzialmente al mare Bianco. Inoltre, l’emissione di gas dannosi comprometterebbe i villaggi intorno a Shiyes.

La comune di Shiyes

Da quando l’ultimo abitante di Shiyes se n’è andato nel 2002, di questo villaggio nel mezzo della taiga paludosa non era rimasta che la stazione del treno. Adesso però, passando per Shiyes sul treno Mosca-Vorkuta, si vede quello che sembra un colorato campeggio improvvisato. Questa è la “comune” di Shiyes, come viene chiamata da chi dalla primavera del 2018  è venuto qui per impedire la costruzione della discarica. La comune non è che un insieme di accampamenti che sono stati creati spontaneamente da persone comuni, di ogni età e professione, arrivate qui da tutto il nord russo. Non ci sono regole né gerarchia, tutti collaborano e vivono in comunità, in quella che ormai è diventata una piccola cittadina – con cucine, una sala da tè e addirittura una banya (sauna russa). L’obiettivo è uno solo: non lasciar passare i mezzi che trasportano materiali e rifornimenti per la costruzione della discarica. Non mancano gli scontri con polizia e guardie private, percepiti dagli attivisti come veri e propri invasori e assedianti – non a caso, l’accampamento principale viene chiamato dagli attivisti “Leningrado”.

Attivismo politico tra isolamento e difficoltà economiche

Di tutte le manifestazioni svoltesi in Russia nel 2019, la maggior parte ha avuto luogo proprio contro la discarica di Shiyes. Ciò che è inusuale per la Russia è che queste proteste non coinvolgono la nuova generazione istruita che vive a Mosca e San Pietroburgo (protagonista, ad esempio, delle recenti proteste per le “giuste elezioni” a Mosca), ma la gente della glubinka, termine che in russo deriva dalla parola glubina, “profondità”, e che viene usato per indicare la sconfinata e “profonda” provincia russa. Qui, tra isolamento (geografico e psicologico) e difficoltà economiche (lo stipendio medio è di 620 euro al mese – quasi la metà che a Mosca), il coinvolgimento politico è una novità.

Nonostante sia difficile immaginare nel panoramo politico attuale che quest’ondata di proteste possa portare a un cambiamento politico a livello nazionale, questo nuovo attivismo politico “dal basso” potrebbe però favorire la nascita di una coscienza e partecipazione politica anche nella glubinka russa. Questo processo, anche se lungo e probabilmente tortuoso, è un passaggio necessario affinché l’intero Paese, e non solo le due capitali, possa essere coinvolto in una reale e duratura svolta politica in senso democratico.

Nell’attesa di un cambiamento politico di più ampio respiro, a Shiyes, nonostante l’arrivo dell’inverno, gli attivisti della comune non sembrano intenzionati ad abbandonare le proprie posizioni e la costruzione della discarica continua a essere sospesa. 

Foto: nat-geo.ru

Chi è Martina Bergamaschi

Laureata in Interdiscilplinary Research and Studies on Eastern Europe all'Università di Bologna, lavora nel campo della cooperazione internazionale, al momento nell'est dell'Ucraina. Per East Journal scrive soprattutto di Russia, dove ha vissuto per due anni tra Mosca, San Pietroburgo e Kirov.

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