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Libera circolazione di persone e merci, verso una “mini Schengen” balcanica?

All’inizio di ottobre Serbia, Albania e Macedonia del Nord hanno firmato a Novi Sad, in Serbia, un accordo per facilitare i movimenti di persone, merci, servizi e capitali tra i rispettivi paesi. L’intesa è stata presto ribattezzata “mini Schengen”, basandosi sullo stesso principio della libera circolazione che caratterizza lo spazio Schengen europeo, sebbene non siano realmente paragonabili.

L’accordo attuale si sovrappone al piano pluriennale per per una Regional Economic Area dei Balcani occidentali, lanciato al summit di Trieste nel 2017. Il patto, in particolare, è stato promosso e voluto dal presidente serbo Aleksandar Vucic che ha trovato un’iniziale intesa con il primo ministro albanese Edi Rama e con quello macedone Zoran Zaev. Proprio Zaev, il 10 novembre, ha invitato anche i rappresentanti di Bosnia Erzegovina, Montenegro e Kosovo a Ocrida per discutere un’estensione dell’accordo affinché comprenda tutti e sei i paesi della regione.

L’incontro di Ocrida

A Ocrida, insieme ai tre primi firmatari, c’erano il presidente del consiglio dei ministri bosniaco Denis Zvizdic e la ministra dell’economia del Montenegro Dragica Sekulic. Sono state concordate una serie di misure per introdurre le “quattro libertà” tra i paesi della regione, ovvero il libero movimento di persone, merci, servizi e capitali.

Il primo passo concreto sarà permettere ai propri cittadini di viaggiare senza passaporti, usando solo la propria carta d’identità. I firmatari puntano a renderlo effettivo entro il 2021. Tra le principali misure discusse c’è inoltre la possibilità di lavorare in uno degli altri paesi con solo un permesso di lavoro. Per semplificare la circolazione delle merci si è invece proposto di adottare una documentazione comune.

Il presidente serbo Vucic, nella conferenza stampa che è seguita all’incontro, ha detto che “l’iniziativa apre grandi opportunità per i giovani di connettersi all’immagine del modello europeo”. Sia Vucic che Rama sono stati chiari nel sottolineare i benefici che l’accordo porterebbe ai propri cittadini, migliorandone le condizioni e la qualità della vita. Secondo Vucic, le misure, una volta adottate, favorirebbero un progresso sia economico che in termini di democrazia in tutti i Balcani.

Assenze e dubbi

Alla riunione non ha preso parte Hashim Thaci, presidente del Kosovo, che già il mese scorso aveva criticato il lancio dell’iniziativa. Assente annunciato, Thaci ha scritto in un post su Facebook che ritiene la “mini Schengen” senza senso, se Serbia e Bosnia-Erzegovina prima non riconosceranno l’indipendenza del Kosovo. Thaci ha giustificato l’assenza del Kosovo sostenendo di non volere scambiare la prospettiva euro-atlantica del suo paese con una regionale.

Anche da parte del Montenegro e della Bosnia sono emersi dubbi riguardo al piano di libera circolazione. “Dobbiamo aspettare. Dobbiamo valutare se questo possa essere un valore aggiunto o solo una perdita di energie”, ha spiegato la ministra dell’economia montenegrina Dragica Sekulic.

Dopo i no di Bruxelles si guarda avanti

L’iniziativa fa seguito alla decisione del Consiglio europeo di ottobre di rimandare ancora una volta l’inizio dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord per il loro ingresso nell’Unione europea, a causa del veto del presidente francese Emmanuel Macron. I due paesi hanno dunque già iniziato a guardare avanti, puntando a una solida integrazione regionale, in attesa di una futura apertura dell’Ue. Il premier albanese Rama, ribadendo la volontà di entrare nell’Unione, ha specificato però che “Non si può rimanere ostaggi del passato e delle divisioni”, in riferimento alla posizione della Francia.

Rama ha anche evidenziato come il meeting di Ocrida sia stata una delle poche occasioni in cui i paesi dell’area si sono ritrovati senza “mentori europei”, discutendo una propria proposta. Il prossimo si terrà proprio in Albania, a Durazzo, in dicembre, mentre Vucic ha già illustrato l’iniziativa a Macron durante un colloquio bilaterale.

Foto: Republika.mk

Chi è Tommaso Meo

Giornalista freelance, si occupa soprattutto di Balcani, migranti e ambiente. Ha scritto per il manifesto, The Submarine e La Via Libera, tra gli altri. Collabora con East Journal dal 2019.

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