CROAZIA: Il rigassificatore di Veglia ottiene fondi UE, quali pericoli per l’ambiente?

L’Unione Europea ha stanziato 101,4 milioni di euro per finanziare la costruzione di un rigassificatore nell’isola croata di Veglia (Krk). Soldi concessi a fondo perduto a testimoniare l’importanza strategica dell’opera: Bruxelles spera così di sottrarre i Balcani occidentali, ma anche Austria e Ungheria, dalla dipendenza del gas russo. Il rigassificatore, dal costo complessivo di 363 milioni di euro, dovrebbe diventare operativo entro il 2019.

Il progetto prevede la costruzione di un impianto galleggiante a Castelmuschio che, dice la Commissione Europea, “rafforzerà la sicurezza energetica della Croazia e dell’Europa” ricordando come oggi il gas rappresenti “circa un quarto del consumo energetico dell’Unione e sia per la maggior parte importato, perlopiù dalla Norvegia (30%), dalla Russia (39%) e dall’Algeria (13%)”. Per permettere ad ogni stato membro di avere accesso al mercato del gas naturale liquido è però necessario – prosegue Bruxelles – “costruire delle infrastrutture di trasporto e di stoccaggio” tra cui quella di Veglia.

krkLa costruzione di un rigassificatore nell’Adriatico settentrionale era da tempo una priorità per l’UE e la Croazia ha approfittato delle incertezze italiane e slovene (con la controversa questione del gasdotto di Zaule) ottenendo l’appoggio di Bruxelles per un progetto che Zagabria sviluppava da almeno due decenni.

Il governo croato non sembra infatti preoccupato dalla ricadute ambientali dell’opera. I rigassificatori, infatti, possono incidere in modo significativo sull’ambiente marino in special modo se si tratta di impianti a “circuito aperto” che utilizzano l’acqua di mare per il riscaldamento del gas liquefatto (il quale arriva, tramite trasporto marittimo, stoccato a temperature di circa meno 106°). Diversamente gli impianti detti a “circuito chiuso” evitano il raffreddamento delle acque marine (con i conseguenti danni all’ecosistema) e lo sversamento di cloro, aumentando però le emissioni di anidride carbonica nell’aria. Al momento non è chiaro di quale tipologia sarà l’impianto croato. Il governo di Zagabria sembra piuttosto interessato alle ricadute economiche e geopolitiche del progetto, tali da portare il paese al centro delle strategie dell’Unione e favorire lo sviluppo della media impresa locale facendo della Croazia un hub energetico di primaria importanza.

Spiega Slaven Dobrovic, ministro dell’Energia e dell’Ambiente, che “il rigassificatore nel nord Adriatico è diventato uno dei progetti strategici europei e ha ottenuto un forte appoggio da parte delle cancellerie occidentali e da Washington, con l’intensificarsi della crisi in Ucraina e il deterioramento dei rapporti con la Russia”. Non a caso si prevede che buona parte del gas liquido trasportato a Veglia sarà di provenienza americana: gli Stati Uniti, con l’incremento del fracking, sono diventati un paese leader nella produzione e nell’esportazione di gas.

 

 

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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