RUSSIA: Proibito il Pride di San Pietroburgo

La legge omofoba approvata il 29 febbraio scorso dell’assemblea legislativa di San Pietroburgo non sta tardando a dare i suoi amari frutti. Otto persone sono state arrestate questo fine settimana nella “Venezia del Nord” dopo che la polizia é intervenuta per impedire la celebrazione di un Gay Pride. Quanto avvenuto evidenzia il processo di deterioramento dei diritti umani in atto in Russia (come dimostrano la recente proposta di legge che obbliga tutte le ONG che ricevono sostegno finanziario dall’estero a dichiararsi come “agenti stranieri” e l’ inasprimento delle misure restrittive nei confronti di tutte le organizzazioni della società civile) e mostra la situazione sempre più difficile che vive la comunità LGBT di questo paese.

Otto attivisti per i diritti LGBT sono stati arrestati in vari punti di San Pietroburgo con l’accusa di avere tentato di distribuire “propaganda omosessuale”. Gli arresti si sono prodotti al termine di una settimana nella quale gli attivisti russi avevano tentato invano di ottenere un permesso per celebrare un evento a favore dei diritti LGBT nell’antica capitale russa. In un primo momento era parso che le autorità russe avessero ascoltato gli appelli di Amnesty International e di molte altre organizzazioni per i diritti umani e avessero autorizzato la marcia. Ma poi, all’ultimo minuto, l’evento, che avrebbe dovuto tenersi sabato 7  giugno, é stato proibito senza spiegazioni. Quando 8 coraggiose persone hanno tentato lo stesso di celebrare delle manifestazioni non autorizzate in varie zone della città la polizia é intervenuta arrestandoli. Molto probabilmente  gli attivisti saranno adesso multati con una pena pecuniaria, come é già successo al famoso attivista per i diritti LGBT Nikolai Alekseev che, lo scorso maggio, si convertì nella prima persona a essere condannata per avere diffuso “propaganda omosessuale”.

La legge omofoba e i suoi effetti

Qualunque manifestazione pubblica dell’omosessualità é divenuta illegale a San Pietroburgo dal 1 di Aprile scorso. Da quando, cioé, é entrata in vigore una legge omofoba, della quale ci siamo già occupati recentemente qui in East Journal, che de facto ri-criminalizza l’omosessualità. Ufficialmente il fine della legge é quello di “proteggere i minori” da una fantomatica “propaganda omosessale”. A questo fine la norma proibisce qualunque manifestazione pubblica della “sodomia, del lesbianismo, del bisessualismo, della transessualità”. In pratica, come ha sottolineato anche ìl leader del Russian L.G.B.T. Network Igor Kochetkov, questa legge rende impossibile il lavoro delle organizzazioni LGBT nella lotta contro l’omofobia e i crimini di odio e proibisce le manifestazioni pubbliche dell’omosessualità (a partire, come si vede, dal Gay Pride). La norma prevede che la violazione della legge sia punita con multe fino a 500.000 rubli (circa 13000 euro) per ogni “atto pubblico” che promuova l’omosessualità. Si tratta, quindi, di un testo chiaramente liberticida che viola, tra l’altro, l’art. 10 della Convenzione europea dei diritti umani (che garantisce il diritto alla libertà di espressione e di opinione) e la stessa costituzione Russa. L’ attivista per i diritti LGBT russo Nikolai Alekseev l’ha definita como “nulla meno che una barbarie medioevale”.

Verso la (ri)criminalizzazione dell’omosessualità

La proibizione del Pride e gli arresti di questo fine settimana pongono in evidenza la situazione sempre più difficile che vive la comunità LGBT Russa. Gli arresti di San Pietroburgo fanno, infatti, seguito agli incidenti che avevano accompagnato il Pride di Mosca lo scorso maggio. In quell’occasione, uno sparuto gruppo di manifestanti che aveva sfidato il divieto a manifestare delle autorità (che avevano proibito la celebrazione di una Gay Pride nella città per il settimo anno consecutivo), era stato attaccato tanto dalla polizia come da gruppi di ultra-nazionalisti e cristiani ortodossi.

In conclusione, é importante ricordare anche che quella di San Pietroburgo é solo l’ultima in una serie di leggi omofobe che sono state approvate negli ultimi tempi in varie città e Oblast’ Russi. Nella capitale, Mosca, le autorità cittadine hanno proibito recentemente la celebrazione del Moscow Gay Pride per i prossimi cento anni. Gli Oblast’ di Arkhangelsk, Rjazan’ e Kostroma hanno seguito le orme di San Pietroburgo proibendo la “propaganda omosessuale” (Nikolai Alekseev ha presentato recentemente un ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, ECHR, contro la legge di Arkhangelsk e ha già annunciato che ricorrerà anche le altre leggi omofobe approvate negli ultimi mesi). L’ Oblast’ di Novosibirsk e il Kraj di Krasnodar dovrebbero fare lo stesso nei prossimi mesi. E anche la duma di stato dell’assemblea federale sta attualmente dibattendo una legge molto simile che potrebbe, quindi, essere estesa a breve a tutto il territorio Russo. La Russia si avvia, quindi, verso una ri-criminalizzazione dell’omosessualità che era stata legalizzata nel 1993, dopo il “crollo” del regime sovietico.

 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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2 commenti

  1. hanno voluto gettare alle ortiche il Socialismo Relae. adesso ne scontano le conseguenze

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