ARMENIA: Nagorno-Karabakh, passare dall’indipendenza alla democrazia

Il 19 luglio 2012 il Nagorno-Karabakh, repubblica non riconosciuta del Caucaso, va alle urne per eleggere un nuovo Presidente. Riportiamo il commento di una analista armena.

DA YEREVAN – Sono tornata dal Nagorno-Karabakh con grandi impressioni. C’erano posti di cui mi sono innamorata, come Stepanakert di notte, o l’incredibile monastero Gandzasar, le chiese e le moschee di Shushi e la peculiare miscela di culture cristiane e musulmane che questa città possiede come antico fiorente centro culturale del Caucaso .

Ma tutti questi luoghi non significherebbero nulla senza le persone che vi abitano, un popolo unico e molto diverso dal popolo dell’Armenia. E le persone sono ciò che mi ha impressionato di più lì. Il potenziale umano di questa Repubblica non riconosciuta resta tuttavia ancora da realizzareL’indipendenza del Nagorno-Karabakh non dovrebbe essere considerata come un fine in sé. Si deve ora tradurre in una vita veramente libera e dignitosa per le persone del paese. Dopo tutto, il conflitto stesso del Nagorno-Karabakh è essenzialmente sulle persone e i loro diritti umani e libertà fondamentali, non su qualche territorio.

Ciò rende imperativo per il governo del Nagorno-Karabakh garantire la creazione di uno stato veramente libero e democratico, indipendentemente dal fatto che esso sarà riconosciuta dalla comunità internazionale o meno. E ancora, ciò non dovrebbe essere visto come qualcosa di speciale o irraggiungibile, ma piuttosto come il prossimo logico passo dall’indipendenza che hanno raggiunto.

La cosa più importante, il Nagorno-Karabakh non dovrebbe cercare qualche ispirazione per questo in 
Armenia, ma piuttosto mirare a diventare esso stesso un’ispirazione
, e non solo per l’Armenia. Ha tutte le potenzialità per questo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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