RUSSIA: Michail Prokhorov, l'oligarca che gioca all'opposizione

traduzione di Lorenza La Spada

da Der Standard

Il multimiliardario e politico rampante Michail Prokhorov spiega in un’intervista con Verena Diethelm le ragioni della sua clamorosa espulsione da capo del partito della destra liberale Pravoe Delo.

La sua uscita da Pravoe Delo (“La cosa giusta”) segna l’inizio o la fine della sua carriera politica?
ho preso una pausa di riflessione di dieci giorni, nei quali deciderò su come proseguire.
Quando lei si è iscritto al partito avrebbe dovuto sapere che si trattava di un partito fantoccio
è possibile che mi fossi fatto delle illusioni. Per tutta la vita ho sempre preso le decisioni di testa mia. Il mio desiderio personale era di essere politicamente attivo. Mi sono consigliato con i colleghi di partito e con il Presidente Medvedev e ho davvero avuto l’impressione di poter fare come credevo, di essere necessario. Ora capisco che non c’è stato alcun conflitto personale, ma un conflitto tra due ideologie: una contesa di indirizzo tra i conservatori e i modernizzatori.
Si tratta per caso delle due ali che si contendono la guida del Paese che fanno capo al Premier Putin e al Presidente Medvedev?
non direi proprio così. Il Presidente e il Premier hanno sempre dichiarato unanimemente che appartengono alla stessa squadra.
Chi c’è allora dietro a questi due gruppi?
beh, questo è un grande gruppo di persone. Ci sono alcuni che sono per le riforme e altri che ne sono spaventati. In altri paesi accade lo stesso nella lotta tra partiti politici. Da noi questa lotta non avviene solo tra i partiti, ma anche all’interno dei partiti.
Adesso dunque ha capito come funziona la politica in Russia. Si tratta di una democrazia?
nel nostro manifesto c’è scritto che la democrazia è un compito complesso. Noi siamo un paese giovane e per questo il nostro sistema è un po’ particolare. Ma questo non significa che andremo verso qualche altra direzione. Io sono per il cambiamento democratico e per l’accelerazione dello sviluppo. In questo momento abbiamo l’opportunità unica che la Russia si ritagli un posto prominente all’interno di un nuovo ordine mondiale.
La democrazia russa sembra spesso una specie di imitazione. Che ruolo ha recitato lei in tutto questo?
io non ho voluto recitare un ruolo in alcuna imitazione. Io ho invitato nel partito degli uomini che sono di successo e indipendenti. Quando si è iniziato a volermi indicare chi ammettere all’interno del partito e chi no, ho dovuto prendere una decisione. Molti hanno l’hanno interpretata come un mio progetto per il Cremlino. Io ho fatto la scelta di proseguire in maniera indipendente.
La Russia ha un grande potenziale. Però nell’ultimo decennio non è stato possibile farlo emergere. Accadrà con la dirigenza attuale?
se non si cambia nulla, non cambierà neanche la Russia. Io sono categoricamente contrario ad una rivoluzione. Io sono per un cambiamento del sistema dall’interno. Questo era il nostro programma.
Lei critica il degrado del Paese, della sanità, dell’istruzione e dell’industria, ma tutto questo è peggiorato negli ultimi dieci anni. Perché allora non critica mai Putin?
da noi ci sono molte persone che sprecano le loro energie nel criticare. Io sono per la via delle trattative.
Ma ieri lei ha criticato con parole molto aspre il capo ideologo del Cremlino, Vladislav Surkov. Ha detto che voleva deporlo. Come intende farlo?
questa è una discussione pubblica, diversa dalla lotta tra le ideologie. Ho voluto porre l’attenzione sul fatto che esiste questa aspra discussione. Ha a che fare con il destino del Paese, non con Surkov o Prokhorov.
Ha avuto a che fare anche con le pressioni sulle sue aziende?
no, tutto procede serenamente.
E la razzia alla sua banca?
non ha assolutamente nulla a che fare con questo. C’è stato un problema di bustarelle che riguardavano un conto della Banca MFK.
Nel 2008 lei aveva previsto una crisi e aveva venduto al momento giusto le sue azioni della Norilsk Nickel. Come valuta la situazione attuale?
la crisi non si è mai conclusa. Non si tratta soltanto di una crisi economica, ma di una crisi di sistema. Il sistema di equilibri nel mondo sta cambiando. Per questo ci sarà anche un nuovo modello di dirigenza.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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