Grigorij Javlinskij – Jabloko (lett. Mela)
Jabloko (letteralmente “mela”, in realtà abbreviazione delle iniziali dei cognomi dei fondatori Javlinskij, Boldyrev e Lukin, poi – dopo le divisioni tra i tre – reinterpretato come “Javlinskij blok”) ricandida anche quest’anno il suo leader Grigorij Javlinskij (già in lista nel 1996 e 2000, quando ottenne il 7,3% e 5,8% delle preferenze).
Classe 1952, i suoi studi universitari in economia nei primi anni Ottanta, in piena epoca brežneviana, si concentrarono sul mondo del lavoro, in particolare dei minatori e degli operai; i suoi testi vennero allora confiscati. Sotto Gorbačëv prese a lavorare presso il Ministero del Lavoro. Prodigandosi per un rapido passaggio verso l’economia di mercato, nel 1990 scrisse “500 giorni”, un programma che doveva permettere alla Russia di lasciare l’economia pianificata in meno di due anni; molti membri del suo team di lavoro, EPICenter, divennero suoi compagni poi in Jabloko.
Le riforme economiche di El’cin (la “shock therapy” sottoposta alla Russia post-sovietica nel 1992) resero Javlinskij un fervente critico del nuovo establishment politico. Da allora, incarna l’anima dell’eterno oppositore. Nel 1999 chiese un impeachment per El’cin in seguito all’intervento in Cecenia. Con Putin la sua anima critica non si è certo arrestata, ma anzi Javlinskij ha spesso pubblicamente sottolineato come le politiche putiniane non fossero che una sorta di prosecuzione di quelle di El’cin. Nel 2004, rifiutandosi di concorrere alle presidenziali, sentenziò che la Russia si era trasformata in un “sistema semi-sovietico”, con un parlamento a “partito unico”. Dopo un discreto successo negli anni Novanta, dal 2007 Jabloko non è più riuscito a superare la soglia di sbarramento, rimanendo di fatto escluso dalla Duma.
Boris Titov – Partija rosta (Partito della crescita)
Non manca il rappresentante della classe imprenditoriale e degli oligarchi a questa tornata elettorale. Boris Titov, classe 1960, è il candidato del Partito della crescita (ex Pravoe Delo, Causa di destra/giusta), gruppo politico che alle scorse parlamentari si presentava con una compagine di candidati composta per il 55% da businessman.
Titov raggiunge il successo imprenditoriale nei nebulosi anni Novanta, acquistando una compagnia chimica londinese e divenendo direttore esecutivo del gruppo industriale SVL. A partire dal 2006 ha anche rilevato alcune grosse società vinicole. Dal punto di vista politico, per deformazione professionale Titov non può che interessarsi principalmente al sistema economico, per il bene del quale si è sempre detto disponibile a collaborare con le altre forze politiche.
Sergej Baburin – ROS, Rossijskij Obščenarodnyj Sojuz (Unione russa dei popoli)
Volto discretamente noto della politica russa degli anni Novanta, nel nuovo millennio il giurista Sergej Baburin ha fatto poco parlare di sé. Per dieci anni è stato il rettore dell’Università di Economia e Commercio di Mosca (2002-2012). Nel 2011 il suo movimento nazionalista e conservatore ROS (Rossijskij obščenarodnyj sojuz) è stato registrato come partito. Guarda con favore ad una futura unione di Russia, Ucraina e Bielorussia su modello UE e ripesca ampiamente dal patrimonio religioso russo, sostenendo che lo stato deve rispondere prima di tutto davanti a Dio e al Popolo. Non sembra troppo distante dalla formula zarista promossa nella prima metà dell’Ottocento “narodnost’, pravoslavie, samoderžavie” – nazione, ortodossia, autocrazia.