Iscrizione in glagolitico
Iscrizione in alfabeto glagolitico nella Cattedrale di Zagabria (wikimedia commons)

LINGUAE: L’alfabeto glagolitico in Bulgaria e Croazia fra tradizione e riscoperta

Il glagolitico è un sistema di scrittura formalmente estinto, precedente quello cirillico, che ha svolto un ruolo determinante nella storia culturale dei popoli slavi, grazie all’opera missionaria dei santi Cirillo e Metodio.

Nel corso degli ultimi anni, questo alfabeto e il patrimonio culturale ad esso legato hanno conosciuto una popolarizzazione inedita sia in Croazia che in Bulgaria, in linea con un processo di “reimmaginazione” della nazione caratteristico del periodo di transizione post-socialista.

Questo sistema di scrittura venne inventato attorno all’anno 863 dai fratelli bizantini Cirillo e Metodio con lo scopo di rendere accessibili le Sacre Scritture ai popoli slavi, attraverso la  traduzione in quella che al tempo era una lingua comunemente intellegibile.

Nel periodo successivo alla morte dei due santi fratelli, tuttavia, un altro alfabeto emerse nei territori dell’allora impero bulgaro, ideato dai loro discepoli, allora concentrati nelle scuole letterarie di Ohrid e di Preslav: quello cirillico. L’alfabeto cirillico fu probabilmente creato nella seconda scuola, sul cui contesto l’alfabeto greco esercitava ancora un influsso rilevante, al punto da spingere i discepoli a inventare un sistema di scrittura semplificato che meglio si adattasse alle esigenze scrittorie del tempo.

In seguito a tale nuova opera di invenzione alfabetica, glagolitico e cirillico furono impiegati in maniera parallela per un certo periodo, finché a partire dall’XI secolo circa, e in virtù della sua maggiore praticità, l’alfabeto cirillico trionfò sul primo, diffondendosi nell’intera area slava.

A parte rare eccezioni, l’unico paese in cui l’alfabeto glagolitico sopravvisse fino a tempi relativamente recenti fu la Croazia, grazie al suo impiego continuativo nella liturgia cattolica.

Il glagolitico in Bulgaria: da elemento “negato” a simbolo “ideologicizzato”

Per quanto riguarda la Bulgaria, il ruolo storico del glagolitico è stato a lungo minimizzato nel discorso nazionale, in parte proprio a causa della sua sopravvivenza più longeva all’interno del mondo cattolico slavo. Tale fatto appare particolarmente evidente nella rappresentazione iconografica, in cui l’alfabeto posto nelle mani delle figure di Cirillo e Metodio risulta essere quasi sempre quello cirillico (il quale viene ancora da molti ritenuto erroneamente l’alfabeto inventato dai due santi).

Durante gli anni del comunismo, il glagolitico e i suoi creatori vennero inseriti in una narrazione coerente con l’ideologia del tempo, attraverso l’attribuzione ad essi di valori democratici e di alfabetizzazione popolare.  Fu così che il primo alfabeto slavo fece la sua ricomparsa “pubblica”, inserito in alcune opere monumentali degli anni ‘70 e ‘80, tra cui l’imponente statua dei due santi fratelli di fronte alla biblioteca nazionale a Sofia e la colonna monumentale Za buvkite (“Sulle lettere”), sempre nella capitale.

Con la fine del periodo comunista, in coincidenza di importanti dinamiche di “riscrittura” dell’identità collettiva, il glagolitico venne ulteriormente valorizzato come elemento culturale e nazionale “genuinamente” bulgaro. Oltre alla proliferazione di opere artistiche dedicate a questo alfabeto realizzate da parte di singoli autori, troviamo un esempio piuttosto singolare della sua applicazione pratica nell’immaginario del partito politico Ataka, fondato nel 2005 da Volen Siderov. Caratterizzato da una retorica fortemente xenofobica e nazionalista, esso presenta un logo dominato dalla prima lettera glagolitica AZ (a significare “io”), la cui forma originaria corrisponde a quella di una croce, correlata, nell’ideologia di Siderov, alla “radice genetica bulgara”.

Nel corso degli ultimi anni nuove sculture dedicate all’alfabeto glagolitico sono state collocate nel paese e questo sistema di scrittura è divenuto motivo decorativo ricorrente in molti gadget turistici, a dimostrazione della sua trasformazione in elemento popolare e di massa. Ciò rappresenta anche una manifestazione della “mercificazione” dell’idea nazionale, la quale si è andata sviluppando in maniera crescente negli ultimi anni, in un’interessante combinazione di nazionalismo e capitalismo che interessa l’intera area del Sud-Est europeo e quella post-socialista in generale.

Il rapporto ininterrotto della Croazia con l’alfabeto glagolitico

In relazione al caso croato, non è appropriato parlare di una “riscoperta” di tale alfabeto, dal momento che, nella sua variante locale “quadrata”, il glagolitico continuò a venire impiegato nella liturgia ecclesiastica fino al XIX secolo. In aggiunta a ciò, il suo inserimento a livello pratico nell’immaginario simbolico del paese iniziò già nel XX secolo. Nel 1941 infatti, durante il regime della Nezavisna Država Hrvatska (lo stato fascista croato guidato da Ante Pavelić), un’enorme iscrizione memoriale in tale alfabeto venne realizzata nella cattedrale di Zagabria in onore dei 1300 anni della cristianizzazione del popolo croato. Negli anni ‘70, grazie all’azione congiunta di alcuni intellettuali dell’area istriana venne creata la Aleja glagoljaša, un percorso composto da undici monumenti dedicati al glagolitico e ai suoi più fedeli custodi. Esso fu seguito qualche decennio più tardi da un’analoga iniziativa memoriale, la Baščanska staza glagoljice (Sentiero glagolitico di Baška), inaugurata presso l’isola di Krk negli anni 2000.

Si può osservare come, in seguito al collasso della Jugoslavia, questo sistema di scrittura abbia iniziato a venire elevato “istituzionalmente” a status di simbolo nazionale, facendo la sua comparsa su banconote, francobolli, magliette della nazionale di calcio, ecc. Già nel 1993, venne istituita a Zagabria la Društvo Prijatelja Glagoljice (Società degli amici del glagolitico), con lo scopo di promuovere il più possibile l’uso di questo alfabeto nella società contemporanea. Nel 2014, in seguito ad un’importante decisione da parte del Ministero della Cultura croato, questo alfabeto e le sue relative attività di lettura, scrittura e stampa sono state iscritte nel patrimonio culturale intangibile del paese. In varie scuole, fondazioni ed associazioni del paese è possibile imparare a leggere e scrivere il glagolitico grazie a dei specifici corsi supportati dal governo.

Costruire un’identità collettiva

In Bulgaria e Croazia sono quindi in atto simili meccanismi di costruzione dell’identità collettiva, che tendono a impiegare elementi culturali “prestigiosi” nel processo di rappresentazione della nazione in epoca post-socialista.

Un’analoga attenzione verso l’alfabeto glagolitico è in atto nella Repubblica di Macedonia, in quella che spesso assume i toni di una contesa culturale con la Bulgaria nella rivendicazione della “paternità” di questo alfabeto, nonché dei suoi creatori.

 

 

Chi è Giustina Selvelli

Assistant professor presso l’università di Nova Gorica, si occupa di migrazioni e lingue, di minoranze e confini, di diversità bioculturale e sistemi di scrittura.

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