Il primo gennaio 2026 la Bulgaria adotterà l’euro. Forti malumori, sia a destra che a sinistra.
Il via libera della Commissione europea all’adozione dell’euro in Bulgaria, prevista per il 1° gennaio 2026, ha suscitato non poco malumore tra la popolazione bulgara. I primi sondaggi restituiscono l’immagine di un’opinione pubblica estremamente polarizzata. Per sondare il terreno, il Ministero delle Finanze ha commissionato due sondaggi ad Alpha Research. L’azienda ha constatato che, seppure in rapida crescita rispetto al 2022, l’adozione dell’euro è sostanzialmente rigettata da metà della popolazione (46.5% a favore, 46.8% contraria). Ancora più grande è la percentuale di chi crede che, sul breve termine, le conseguenze saranno negative (55%), a causa principalmente dell’inflazione, sebbene il lev sia da tempo ancorato all’euro (si teme soprattutto l’inflazione artificiale dovuta a pratiche truffaldine, contro le quali il governo sta già varando misure).
Mobilitazione popolare
Le proteste sono cominciate ancor prima dell’annuncio ufficiale della Commissione. A scendere in strada è stata principalmente l’estrema destra, raccolta intorno al partito Vazrazhdane e ai gruppi minori Velichie, VMRO-Movimento Nazionale Bulgaro e Ataka, attori in conflitto l’uno con l’altro ma che sono riusciti questa volta ad organizzarsi. In piazza sono scesi soprattutto cittadini di età avanzata – i sondaggi citati riportano infatti che l’euro è molto più accettato tra i giovani. Nella distesa di bandiere bulgare ha spiccato qualche tricolore russo, senza però che la tradizionale russofilia di Vazrazhdane fosse troppo visibile (VMRO, ad esempio, è un partito storicamente antirusso). L’estrema destra ha portato poi il caos in parlamento. I rappresentanti di Vazrazhdane hanno tentato di ostacolare la tenuta di una sessione: l’episodio si è concluso con una rissa tra un parlamentare del partito e un liberale di “Continuiamo il Cambiamento – Bulgaria Democratica”.
A mancare all’appello questa volta è la sinistra. Questo perché il Partito Socialista Bulgaro (BSP), fino a pochi mesi fa fortemente contrario all’adozione dell’euro, si è da poco liberato della leader nazionalista Kornelija Ninova. Nonostante il partito sia ancora in cerca di una chiara direzione, il lungo esperimento rossobruno di Ninova è stato al momento archiviato e le posizioni ufficiali del BSP si sono moderate. I socialisti fanno ora parte di una fragile coalizione di governo a tendenza filo-occidentale, assieme al GERB di Bojko Borisov e C’è un Popolo come Questo (ITN), partito pigliatutto che ha da qualche tempo virato verso posizioni conservatrici. Il governo si tiene in piedi grazie all’appoggio esterno del partito della minoranza turca.
Malumori a sinistra restano tuttavia evidenti. E’ il caso della sindacalista Vanja Grigorova, protagonista delle sorprendenti elezioni locali a Sofia nel 2023: a guida di una coalizione molto spinta a sinistra (con qualche elemento infiltrato d’estrema destra, come il citato Ataka), Grigorova era quasi riuscita a vincere la capitale, storicamente governata dal centro-destra liberale. La nuova stella della sinistra bulgara ha affermato che la Bulgaria non ha bisogno dell’euro, e che il paese entrerà nel club dei ricchi come un servo.
Il presidente Radev contro l’euro
Sempre formalmente a sinistra, il presidente Rumen Radev (eletto per la prima volta nel 2016 come candidato dei socialisti) aveva proposto già a maggio un referendum per rimandare l’adozione della moneta unica, ma il parlamento ha messo subito da parte l’idea visto che la decisione avrebbe violato la Costituzione bulgara e il trattato di adesione all’UE. Radev ha quindi fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che ha tuttavia rigettato la domanda.
Questa breve parentesi riporta di nuovo Radev sotto i riflettori come figura fortemente politicizzata. L’anno prossimo scadrà il suo secondo mandato, e da tempo si vocifera della sua entrata in politica. Avendo in parte rotto con i socialisti, Radev potrebbe fondare una sua formazione dall’orientamento rossobruno e anti-occidentale. Una traiettoria da tenere sott’occhio, vista la forte popolarità di cui l’attuale presidente gode, anche tra l’estrema destra.
L’adozione dell’euro fa tremare di nuovo la scena politica bulgara. I fragili equilibri su cui si tiene il governo potrebbero mal sopportare estese contestazioni popolari, facendo eventualmente ripiombare il paese nella paralisi politica degli ultimi quattro anni.
Foto: dal profilo Facebook di Vazrazhdane