UNGHERIA: Scontro Orban-Soros sul futuro della CEU, interviene Bruxelles

Da BUDAPEST – Bruxelles interviene nello scontro Orbán-Soros, dopo settimane dall’inizio della querelle per la potenziale chiusura della Central European University. Risale al 26 aprile infatti la notizia che la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione ai danni di Budapest.  A spingere l’UE a prendere una posizione così drastica, l’emendamento alla riforma scolastica che impedirebbe alla CEU di operare in Ungheria dal prossimo autunno. La settimana scorsa il rettore dell’ università, Michael Ignatieff, è volato a Bruxelles per chiedere appoggio e supporto ai dirigenti europei. “È la prima volta dal 1945 che uno Stato membro dell’UE cerca di chiudere una libera università.”

Il provvedimento d’infrazione è stato annunciato dal Vice- Presidente della Commissione Frans Timmermans, che di fronte al Parlamento Europeo in sessione plenaria, ha affermato come la Central European University rappresenti la perla nella corona dell’Europa post- 1989. L’analisi della Commissione quindi, conferma la natura discriminatoria della nuova normativa magiara, in aperto conflitto con quella europea. Il governo di Fidesz dovrà rispondere entro un mese alla Commissione, altrimenti la questione passerà al vaglio della Corte di Giustizia Europea che, in caso di inadempienza ungherese, dovrà provvedere con delle sanzioni.

Ad attirare l’attenzione della Commissione però, non solo la lex-CEU – così chiamato il provvedimento contro la Central European University – ma anche i tentativi di Orbán di bloccare il lavoro delle ONG. Questi infatti, violerebbero il principio di libera circolazione del capitale, principio tra le “quattro libertà” da garantire in quanto membri dell’Unione Europea. Allo stesso modo, una violazione di questo tipo comporterebbe indirettamente una violazione del diritto di associazione.  Anche la legge in materia migratoria è stata oggetto di perplessità nel dibattito. L’ultimo provvedimento magiaro a destare le preoccupazioni europee, la recente iniziativa del governo di Fidezs, “Let’s stop Brussels“, un sondaggio o una Consultazione Nazionale, così lo ha chiamato l’esecutivo, volto a “combattere le proposte sbagliate fatte da Bruxelles”.

Durante la seduta plenaria, e alla presenza di  Orbán in persona, numerosi parlamentari hanno colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa scagliandosi contro alcune delle politiche adottate dall’Ungheria negli ultimi anni. Marie-Christine Vergiat, europarlamentare francese, indirizzandosi ad Orbán, si chiede se ancora esista il diritto di asilo in Ungheria. E ancora Gabi Zimmer, parlamentare del GUE/NGL, ha accusato: “lei ha fatto una legge che è rivolta solo contro la Central European University. E’ una cosa che ruguarda la libertà di accesso al sistema universitario oppure è solo una piccola rivincita politica per lei?”

A ricordare ad Orbán il suo passato, il suo presente e chiedere delucidazioni per il suo futuro ci ha pensato Guy Verhofstadt, Presidente del gruppo ALDE (Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa), che nel suo breve intervento ha ripercorso la storia politica del Primo Ministro ungherese dal 1989 ad oggi menzionando anche i suoi trascorsi con il nemico di oggi Soros. Qualche tempo fa Orbán  aveva paragonato i diktat europei a quelli di Mosca nel periodo più buio della Guerra Fredda, questo binomio viene capovolto da Verhofstad equiparando l’Ungheria di oggi, a quella di 50 anni fa.

I media vicini al Presidente, hanno elogiato la sua difesa, spostando l’attenzione dai provvedimenti europei.

Ma quale sarà la prossima mossa ungherese? Sembrerebbe che all’interno dell’UE i nodi siano venuti al pettine, le normative oggetto di critica da parte degli organi comunitari aumentano, e la posizione del Primo Ministro  non è più così salda. Che sia il momento per Orbán, di fare davvero una scelta riguardo alla sua posizione in Europa?

 

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

 

 

 

 

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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