UNGHERIA: Orban vs Soros, verso la chiusura della Central European University?

George Soros, founder of Soros Fund Management LLC, poses for a photograph following a Bloomberg Television interview in Budapest, Hungary, on Thursday, Sept. 13, 2012. Soros said he expects Spain to request a 'very limited' bailout from the European Union, with Prime Minister Mariano Rajoy seeking to avoid damaging political fallout at home. Photographer: Akos Stiller/Bloomberg via Getty Images

Da BUDAPEST – La Central European University di Budapest è la nuova protagonista nello scontro tra Viktor Orbán e George Soros, il milionario magiaro naturalizzato statunitense, considerato il nemico numero uno del Primo Ministro ungherese. Da anni quest’ultimo infatti cerca di ostacolare le iniziative del primo; qualche mese fa  erano state prese di mira le ONG magiare, i cui capi avrebbero dovuto per legge dichiarare pubblicamente il loro patrimonio. L’obiettivo era di screditare quelle organizzazioni supportate e finanziate dall’Open Society Foundation, di proprietà appunto del magnate magiaro.

Nella giornata di ieri il governo di Fidesz ha sferrato un altro duro colpo alle istituzioni di Soros, facendo emendare la legge sull’istruzione in modo da rendere irregolari le attività della Central European University, realtà accademica affermata e fondata ormai 25 anni fa dal filantropo ungherese. La modifica impedisce alle università magiare di emettere diplomi universitari da istituzioni accademiche non europee. La CEU comunque è un caso a parte, a livello legislativo infatti, è allo stesso tempo un’istituzione privata statunitense e magiara. Il Ministro delle Risorse Umane ha giustificato l’emendamento dichiarando che alcune “irregolarità” sono state rinvenute nelle operazioni di alcune università straniere, che  agirebbero illegalmente in Ungheria scavalcando di fatto le leggi statali. Per regolarizzare la sua attività ora, l’ateneo dovrebbe aprire una sede negli Stati Uniti e richiedere un permesso per il personale extra-europeo. La legge è passata con 123 voti a favore, confermando la maggioranza di governo.

Il rettore della CEU, Michael Ignatieff, da parte sua ha fatto sapere, durante la conferenza stampa tenutasi presso la sala conferenze dell’Università, prima ancora che la modifica passasse in parlamento che i provvedimenti in questione sono discriminatori e mirati, minacciando direttamente la suddetta istituzione. L’attitudine discriminatoria dell’emendamento è stata poi confermata anche da Lajos Aary-Tamas, il Difensore Civico ungherese. Dopo l’approvazione, la modifica è stata definita anti-costituzionale dai rappresentanti dell’ateneo. 

Ignatieff ha affermato che quello che sta accadendo è una  vera e  propria violazione della libertà accademica; violazione non solo ai danni della CEU, ma di tutta l’Ungheria. Le irregolarità millantate dal Ministro Zoltán Balog sarebbero diffamatorie ed infondate. L’Istituzione si opporrà collettivamente all’azione di governo, gli studenti, i professori e tutta la comunità che da 25 anni opera a Budapest, vaglieranno e si appelleranno a tutti i possibili rimedi legali.

Numerose istituzioni, universitarie e non, hanno mostrato solidarietà alla prestigiosa sede accademica: la Princeton University, la British Academy, l’Accademia Ungherese delle Scienze (MTA)  hanno inviato comunicati e lettere di sostegno al rettore e ai docenti; dai social media è  invece partita una petizione a supporto dell’Università per evitarne la chiusura.

Forse il primo ministro ungherese, viste le floride relazioni con la presidenza Trump e le tensioni tra quest’ultimo e Soros, ritiene che il momento sia propizio per eliminare le influenze del magnate nel paese. Il Dipartimento di Stato Americano, però non sembra aver preso le parti di Orbán, anzi ha mostrato preoccupazione riguardo alla proposta di legge, una chiusura della CEU sarebbe una perdita per il mondo accademico magiaro e per il pensiero libero e critico che l’università avrebbe contribuito a sviluppare. Viktor Orbán  in un’intervista radio, aveva affermato che a decidere le sorti della CEU sarebbero stati accordi intergovernativi magiaro-statunitensi; nessuna speranza quindi per gli incontri richiesti dai rappresentanti accademici, dato che questi ultimi non rappresentano in nessun modo il governo degli Stati Uniti.

Ciò che succederà è ancora da vedere nei prossimi giorni. Starà ora al Presidente della Repubblica approvare la modifica o meno. Senza approvazione l’emendamento passerà alla Corte Costituzionale oppure tornerà in Parlamento. Qualora il Presidente firmi la legge il Parlamento potrà opporsi solo se un quarto dei suoi membri riterrà necessario un passaggio della legge al vaglio della Corte Costituzionale. Appare comunque chiaro che il Primo Ministro Orbán  voglia sfruttare a suo vantaggio e in tutti i modi possibili, il suo sostegno e le sue buone relazioni con il Presidente Trump. Allo stesso tempo il ruolo che Soros ha giocato nella campagna elettorale democratica e nella storia politica americana, influiscono negativamente sulla sua posizione, sempre stata in forte contrasto con le idee e i concetti espressi dall’attuale presidenza statunitense.

 

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.

Chi è Giulia Stefano

Nata a Roma nel 1990, dopo una triennale in Relazioni Internazionali all'Università di Roma Tre con una tesi in Storia dell'Europa centro- orientale, si è iscritta al MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe) presso l'Università di Bologna. Parla inglese, tedesco e sta studiando russo. Da giugno 2016 collabora con East Journal. Gli articoli di analisi scritti per East Journal sono co-pubblicati anche da PECOB, Università di Bologna.

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