RUSSIA: Addio a Chernogorov, sognava di disarmare la Lepse

di Massimiliano Ferraro

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Yury Chernogorov aveva dedicato la sua vita all’oggetto più pericoloso del mondo, la Lepse, la nave di stoccaggio nucleare ancora in attesa di demolizione nel porto di Murmansk. È morto lo scorso 18 maggio a San Pietroburgo all’età di 76 anni.
Chernogorov era nato a Leningrado nel 1935, un anno esatto dopo il varo della motonave dedicata a Ivan Lepse (sindacalista lettone e bolscevico della prima ora). Si era diplomato all’Istituto tecnico militare di Leningrando e nel 1980 aveva iniziato a interessarsi di navi come capo tecnico di un gruppo di lavoro speciale del Murmansk Shipping Company.
Dal 1996 al 2000 era stato assunto presso l’Istituto di Ricerca Scientifica Centrale per la costruzione navale ed in seguito dall’Environmental Rights Centre (ERC) Bellona di San Pietroburgo, dove ha lavorato fino all’ultimo giorno della sua vita.
Grande esperto della tecnologia nucleare sovietica, Chernogorov si era specializzato nella disattivazione dei sottomarini, dei rompighiaccio e delle centrali nucleari obsolete. In particolare aveva fornito un importantissimo supporto tecnico per individuare la modalità di disarmo della Lepse, un’operazione complessa e molto pericolosa.

L’oggetto più pericoloso del mondo

Nel 1934, cinque anni dopo la morte del compagno Lepse, nei cantieri navali di Nikolaev, in Ucraina, s’iniziò la costruzione di una nave in suo onore: la Lepse appunto, motonave da manutenzione, metà bianca e metà nera, lunga 87 metri con 5600 tonnellate di stazza.
Affondata in Ucraina durante la seconda guerra mondiale in un bombardamento del fiume Hoper, la Lepse venne recuperata e riparata, rientrando in attività nel 1961 come nave d’appoggio per il rifornimento dei rompighiaccio nucleari al largo della glaciale Murmansk.
Nei successivi ventisette anni, la nave rimase in servizio, raggiungendo così il primato della più lunga vita operativa nella flotta atomica sovietica: dal 1966 al 1981 la stiva della Lepse venne riconvertita a deposito galleggiante per tonnellate di combustibile nucleare della flotta sovietica: 639 botti di combustibile esausto con 680.000 curie di radioattività totale stimata.
Nel 1988 la motonave venne definitivamente dimessa dal servizio, momento che paradossalmente segnò l’inizio di un’altra travagliata fase nella storia del vecchio cargo russo: ormeggiato per l’ultima volta ad una banchina del porto di Murmansk e abbandonato per oltre vent’anni. Una nave fantasma che non ha mai più navigato, isolata dal mondo da un semplice quanto inquietante cartello giallo: “pericolo nucleare”.
Attualmente, le precarie condizioni del natante rendono ancora difficoltoso il recupero del materiale ospitato nel suo ventre di metallo. Molti cassoni zeppi di sostanze nucleari hanno evidenziato un’elevata corrosione, deformazione o danneggiamento con la conseguente fuoriuscita di liquidi.
I lavori per la completa dismissione della Lepse dovrebbero terminare nel 2013, data in cui i rifiuti nucleari verranno rimossi dalla stiva e trasferiti in un impianto chimico degli Urali. Solo a quel punto la nave fantasma verrà demolita, sezionandola in blocchi di metallo.
Yury Chernogorov sognava di poter vedere quel momento.

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