La situazione del campionato greco ha assunto i connotati di un “tutti contro tutti” da cui per ora non sembrano emergere vincitori né vinti. La scorsa stagione si era caratterizzata per la tormentata vicenda, quasi grottesca, della coppa di Grecia: la semifinale di andata tra PAOK e Olympiakos (il cui proprietario Marinakis è sotto processo per truffa e match-fixing) era stata interrotta dagli ultrà di Salonicco, che avevano invaso il campo contestando le decisioni arbitrali. Fu così assegnata la vittoria a tavolino per 3-0 all’Olympiakos: il PAOK disertò poi la partita di ritorno. La finale tra AEK Atene e Olympiakos venne rinviata per uno sciopero delle forze di polizia: giocata infine a porte chiuse, fu vinta dall’AEK.
La nuova stagione non è iniziata sotto migliori auspici. La federcalcio greca (EPO) ha predisposto una lista di arbitri senza consultare l’amministrazione della Superleague (l’equivalente della serie A). Panathinaikos, AEK e Paok hanno quindi scritto al viceministro dello Sport del governo a guida Syriza, Stavros Kontonis, accusando la federcalcio di corruzione e comunicando il proprio rifiuto di giocare. Il viceministro ha interpellato la commissione di contrasto alla violenza (DEAV) e la polizia, che hanno suggerito il rinvio del campionato per ragioni di sicurezza. Kontonis ha così colto la palla al balzo, annunciando il 18 agosto scorso il rinvio della Superleague a settembre: si è trattato dell’ennesima sospensione del campionato greco, dopo quelle del 2014 e del 2015.
Il viceministro dello sport, che ha scritto anche a FIFA e UEFA per spiegare la decisione, ha indicato sei motivazioni del rinvio: il mancato rispetto delle decisioni degli organi disciplinari, le procedure irregolari di designazione degli arbitri, le mancate dimissioni dei membri della federcalcio condannati per attività criminose, le molte denunce di irregolarità, le dispute conseguenti alle dimissioni del presidente della Superleague, il clima di odio che verrebbe diffuso da stampa e tifo organizzato. Con un comunicato ufficiale l’Olympiakos ha criticato la decisione di Kontonis, definendola arbitraria e illogica: la società del Pireo ha anche paventato il rischio dell’esclusione di nazionale e club dalle competizioni internazionali.
Alla faida tra ministero dello sport e federcalcio si aggiunge la situazione di tensione che riguarda le tifoserie. Se il conflitto tra ultrà del Gate 13 del Panathinaikos e governo si è affievolito, essendosi concluso il periodo di chiusura forzata della curva del Pana, persistono però altri problemi endemici. Gli ultrà greci si stanno opponendo, anche per vie giudiziali, all’introduzione di una tessera del tifoso (Karta) obbligatoria per l’accesso agli stadi, voluta dal governo. Inoltre, nei confronti delle autorità calcistiche lamentano la corruzione dell’intero sistema e le sue ricadute sugli esiti sportivi.
Non stupisce dunque il blitz di alcuni ultrà in occasione della compilazione dei calendari della seconda serie, avvenuto il 5 settembre in un ristorante di Atene. Il bilancio è stato di 4 feriti e di ingenti danni al locale. È il prodromo del prevedibile scontro sull’introduzione della tessera del tifoso, riesumata da Kontonis a fine luglio. La Karta – obbligatoria dal 30 settembre per acquistare i biglietti delle partite – recherà dati e fotografia del titolare, oltre a un numero identificativo utile alla polizia e al numero di registrazione per la previdenza sociale (il cosiddetto AMKA).
Frattanto, il campionato greco è – finalmente – cominciato il 10 settembre, con la vittoria di tutte le squadre più titolate. Ma è presumibile che anche quest’anno il calcio greco dovrà confrontarsi con questioni che spesso esuleranno dalle sfide sul campo di gioco.