di Matteo Zola
Oggi è la festa dell’Europa, si ricorda il 9 maggio 1950, giorno in cui il ministro degli esteri francese, Robert Schuman, presentò la sua proposta per la creazione graduale di una federazione europea, indispensabile per il mantenimento di pacifiche relazioni in futuro in Europa.
Quest’anno è però davvero difficile festeggiare o, meglio, è difficile continuare a ripetere il disco rotto della retorica europeista. Certo, ci sono milioni di giovani da educare alla cittadinanza europea ma a che serve una cittadinanza senza Stato? Con l’Unione è in preda alla crisi economica, con la Grecia che rischia di essere estromessa dalla moneta unica, quella stessa moneta che è stata finora il simbolo di un’unità a vocazione economica. Con sempre più governi di stampo populista che si pongono in aperto conflitto con le istituzioni europee definendole “dittatoriali”. Con il deficit democratico e rappresentativo che il trattato di Lisbona non ha saputo risolvere. Con il processo d’integrazione fermo al palo. Con le frontiere esterne premute dai migranti e la messa in discussione dello spazio Schenghen. Con una politica estera divisa, spaccata sugli interessi particolari come la guerra in Libia insegna. Più in generale è l’intera Unione Europea a essere divisa, calpesta e derisa. E l’unione politica dell’Europa sembra oggi tanto necessaria quanto distante.
Perché festeggiare oggi? Quanto l’Europa reale è distante dall’Europa ideale? E come uscire da questa impasse? A queste domande proviamo,e proveremo, a rispondere su Europa Futura, un cantiere aperto di idee, riflessioni, provocazioni. Vi invitiamo a partecipare, con commenti e contributi, nella speranza di aprire un dibattito capace di immaginare un futuro diverso.