Sputnik e Russia Today (RT) sono media russi pensati principalmente per un pubblico straniero. La loro presenza sulle reti sociali è notevole: l’account Facebook principale di Sputnik conta quasi ottocentomila like (la pagina italiana, invece, ha da poco sorpassato i ventimila). Nell’attuale contesto di raffreddamento delle relazioni tra Russia e Occidente, entrambi sono in prima linea sul “fronte dell’informazione”, facendo da contraltare alla stampa occidentale con una linea editoriale apertamente filorussa. Ma come funziona, esattamente, la “guerra dell’informazione” russa? Kevin Limonier, professore all’Istituto Francese di Geopolitica (IFG) di Parigi, ha provato a dare una risposta a questo quesito.
La “nuova strategia dell’informazione” russa
In un articolo pubblicato sul suo blog, Limonier identifica le origini della nuova strategia dell’informazione russa (termine che preferisce a quello di “guerra”) nelle proteste dell’inverno 2011-2012 e nel ritorno alla presidenza di Vladimir Putin nel maggio seguente. Concretamente, ciò si è tradotto in un progressivo cambio di linea editoriale in seno all’agenzia di stampa RIA Novosti e nell’inserimento in redazione di figure dalle posizioni radicali o apertamente cospirazioniste. Tra il 2012 e il 2014, rileva Limonier, assistiamo a un “periodo di rodaggio” dell’universo mediatico russo destinato all’estero, nel quale figurava – oltre al già menzionato RIA Novosti – anche La Voce della Russia, espressione della parte più reazionaria della società russa. Nel 2014, dunque, la riforma degli organi di stampa ufficiali destinati all’estero decreta la fine di RIA Novosti e della Voce de la Russia, che vengono così rimpiazzati da un’unica centrale, “Rossija Segodnja”. A quest’ultima, controllata dallo Stato russo, spetta il compito di creare un nuovo media multilingue. Nasce così Sputnik, il cui slogan in italiano promette di svelare “quello che gli altri non dicono”.
Una cartografia della “guerra dell’informazione”
La formula esprime con efficacia l’obiettivo principe di media come Sputnik e di Russia Today (RT): fornire una versione alternativa rispetto alla stampa mainstream occidentale. La chiave del successo è garantire la massima diffusione del messaggio o, per dirlo in gergo, far sì che esso diventi virale. Il meccanismo di diffusione dell’informazione sulle reti sociali, come mostra Limonier, è rappresentabile graficamente grazie all’utilizzo di un software apposito, NodeXL. Analizzando i messaggi pubblicati su Twitter con l’hashtag #RussiavsISIL – utilizzato dagli account di RT e Sputnik per i loro articoli sull’intervento russo in Siria – il risultato è il seguente:
Com’è logico attendersi, al centro domina la “nebulosa” arancione dell’account principale di Sputnik, @SputnikInt. Ma anche altri tre account hanno fatto un utilizzo massivo dell’hashtag #RussiavsISIL:
- Un account di Russia Today (@inthenowrt, in verde);
- L’account ufficiale del Ministero della Difesa russo (@mod_russia, in nero);
- E, in misura minore, l’account ufficiale del Ministero degli Affari Esteri russo (@mfa_russia, in grigio).
L’interazione tra questi account è intensa. L’accavallamento tra la nebulosa di Sputnik (arancione) e quella del Ministero della Difesa (nera) indica che un gran numero di utenti ha interagito con i due account utilizzando l’hashtag #RussiavsISIL. Ancor più interessante è il gruppo di utenti che si situa tra Sputnik, il Ministero della Difesa e Russia Today: una decina di utenti dediti al retweet sistematico delle pubblicazioni di questi tre account. Un gruppo d’utenti particolarmente sensibili al discorso dei media ufficiali russi oppure dei bot (o utenti remunerati) che fungono da cassa di risonanza? Più lontani dal centro, invece, si trovano – com’è logico – gli altri account affiliati a Sputnik (come @Sputnikmundo in spagnolo, @sputnik_brasil in portoghese, etc.). Ci sono poi altri account, indipendenti da Sputnik, che però impiegano le stesse strategie degli organi ufficiali russi o ne condividono la visione (nel caso in analisi, quindi, del conflitto in Siria).
Insomma, il grafico mostra una coerenza che non è solo istituzionale (come dimostra il volume d’interazioni tra gli account di Sputnik, di RT e di alcuni ministeri russi) ma anche politica. L’utilizzo dell’hashtag #RussiavsISIL si trasforma in una specie di segno di riconoscimento tra attori che, attraverso la loro attività online, contribuiscono ad amplificare la portata dell’informazione ufficiale. Ciò che mostra questo grafico, secondo Limonier, è soprattutto che la forza della strategia d’influenza russa risiede nell’organizzazione “a tela di ragno” del suo dispositivo retorico. O, detto in altro modo, che i media russi destinati all’estero possono contare sull’appoggio di una rete benevola e politicamente attiva che, nel contesto della guerra dell’informazione, gioca il ruolo di una sorta di franchi tiratori digitali, o di semplice cassa di risonanza.
N.B.: Quest’articolo è l’adattamento di una parte del post pubblicato da Kevin Limonier, professore all’Istituto Francese di Geopolitica (IFG) / Paris 8 di Parigi, sul suo blog “Poussières d’Empire”. Clicca qui per leggere l’articolo originale (in francese).