TURCICA: L’incontro con l’Islam

L’Islam fu l’ultima delle grandi religioni universali con cui i turchi entrarono in contatto, e nulla sembrava darle un vantaggio rispetto alle fedi concorrenti. Inizialmente le direttive d’espansione della turcofonia e dell’Islam seguirono percorsi del tutto diversi. I turchi dell’Asia gravitavano attorno alla sfera culturale e politica cinese, mentre i nomadi dell’Europa orientale subivano l’influenza dell’Occidente romano-barbarico e del mondo bizantino. Tutti i turchi, da sempre, avevano del resto sentito l’attrazione esercitata dalla grande civiltà iranica, un tempo diffusa non solo in Persia ma in tutta l’Asia centrale, e proprio questo elemento dovette risultare decisivo. L’Islam trovò invece il proprio territorio di proselitismo e conquista militare in Medio Oriente e lungo le sponde meridionali del bacino mediterraneo. Qui gli arabi – che avevano fondato l’Islam e vi si identificavano totalmente – diedero vita ad una delle più splendide civiltà della storia.

La conquista islamica della Persia fu l’evento che indirettamente rese possibile la diffusione dell’Islam nel mondo turco. Quasi ovunque, dalla Siria al Marocco, l’Islam e la cultura araba si imposero come una cosa sola. L’islamizzazione e l’arabizzazione erano proceduti di pari passo, gettando le basi di una civiltà omogenea e compatta. In Iran invece le cose andarono diversamente. Per i primi tempi dopo l’occupazione araba (642), i conquistatori seppero imporre la propria dura dominazione sugli elementi autoctoni, non solo a livello politico e religioso, ma anche linguistico e culturale. In questo periodo i persiani si convertirono all’Islam, talora con forte convinzione, ma la grande cultura iranica non si lasciò sostituire e sopravvisse nell’ombra. Quando le condizioni politiche lo resero possibile, con la crisi del potere centrale abbaside nel IX secolo, l’elemento persiano riemerse in tutto il suo vigore. L’antica aristocrazia iranica tornò ovunque al potere, e le rinate dinastie persiane – tra cui spiccarono i samanidi – riportarono in auge la lingua e la cultura autoctona. Era dunque sorta una nuova civiltà, profondamente islamica, ma persiana nell’identità, nella lingua, nella cultura, nelle forme artistiche e nell’ethos. La Persia aveva saputo sposare l’Islam con i propri valori nazionali ed era rinata, pronta a diffondere il prestigio della sua antica civiltà verso le steppe, come era sempre stato sin dalla  notte dei tempi.

La vittoria arabo-islamica sui cinesi nella battaglia del Talas (751) aveva del resto già posto le condizioni per l’espansione dell’influenza della Persia musulmana verso l’Asia centrale. Il fascino che da sempre il mondo iranico esercitava sugli uomini della steppa fu dunque il principale vettore della diffusione dell’Islam tra i turchi. I mercanti e i viandanti musulmani – tra cui molti membri delle sette mistiche sufi molto diffuse in Persia – ebbero possibilità di visitare tranquillamente le terre abitate dai turchi, e i contatti commerciali e culturali contribuirono a diffondere la nuova fede. I primi turchi a convertirsi in massa all’Islam furono i bulgari del Volga, paradossalmente i più distanti – sotto ogni punto di vista – dal mondo arabo-islamico. Essi abbracciarono l’Islam senza aver avuto alcun contatto rilevante con la cultura araba. Si trattava di una situazione pressoché impensabile fino a quel momento. L’Islam per la prima volta affondò radici in un contesto culturale totalmente estraneo a quello in cui era nato e si era sviluppato. Si trattò di una svolta importantissima nella storia di questa religione, che fino a quel momento era stata legata in modo indissolubile a una determinata civiltà. Con la rinascita persiana l’Islam si affrancò dalle sue radici etniche arabe, e grazie alla conversione dei turchi divenne una religione realmente universale, compatibile con le più diverse manifestazioni della cultura umana.

Va altresì chiarito che le diverse componenti del mondo turco abbracciarono l’Islam con modi e tempi diversi e che la religione islamica ha un peso e un ruolo differente nelle culture dei vari popoli. Alcuni gruppi turcofoni sono profondamente islamizzati, mentre altri lo sono molto più superficialmente. Del resto vi sono ancora oggi diversi popoli turchi – soprattutto in Europa orientale e in Siberia – che non sono musulmani. Alcuni sono cristiani, mentre altri hanno conservato l’antico paganesimo. Negli angoli più remoti dell’Eurasia vi sono persino alcuni piccoli gruppi che praticano il Buddhismo o l’Ebraismo. Tra i turchi la conversione all’Islam fu dunque una tendenza prevalente ma mai esclusiva.

I primi turchi che si distinsero all’interno del mondo islamico furono i mercenari e gli schiavi-guerrieri (mamluk) che presto cominciarono ad avere un ruolo fondamentale negli eserciti califfali. Alcuni di questi guerrieri riuscirono a diventare così potenti da fondare delle dinastie e dei veri propri stati. È il caso di Ahmad Ibn Tulun in Egitto (868), o di Alp Tegin, fondatore della dinastia ghaznavide in Afghanistan (962). Entrambi erano guerrieri-schiavi turchi che si resero indipendenti dai loro signori, rispettivamente gli abbasidi e i samanidi. Ma gli stati che essi crearono non ebbero nulla di turco, poiché essi vissero e agirono nella civiltà araba o in quella persiana, rispecchiandone i valori e i modelli culturali.

Prescindendo dal caso marginale dei bulgari, il primo vero stato turco-islamico fu quello dei karakhanidi (da kara khan “imperatore nero”, titolo portato dai loro sovrani). Si trattava del più classico degli imperi turchi delle steppe, estremamente lontano dai tradizionali centri del mondo islamico. A differenza di molti turchi filo-persiani, furono fieri avversari dell’Iran, sia su un piano culturale che politico, dal momento che distrussero l’impero samanide. Conquistarono così Bukhara e diedero il via alla turchizzazione della Transoxiana – l’attuale Uzbekistan – fino ad allora centro del mondo culturale iranico. Eppure i karakhanidi furono dei musulmani convinti e talvolta fanatici, pur senza rinunciare mai alla loro identità turca. L’organizzazione politica, i costumi nazionali, lo stile di vita, e i gusti artistici dei karakhanidi erano in tutto e per tutto turchi. Alla fine del X secolo, una confederazione tribale turca dell’Asia centrale poteva essere completamente islamizzata pur conservando i propri caratteri etnici in ogni manifestazione della sua cultura. Per i turchi e per l’Islam si era davvero aperta una nuova era.

Chi è Carlo Pallard

Carlo Pallard è uno storico del pensiero politico. Nato a Torino il 30 aprile del 1988, nel 2014 ha ottenuto la laurea magistrale in storia presso l'Università della città natale. Le sue principali aree di interesse sono la Turchia, l'Europa orientale e l'Asia centrale. Nell’anno accademico 2016-2017 è stato titolare della borsa di studio «Manon Michels Einaudi» presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Attualmente è dottorando di ricerca in Mutamento Sociale e Politico presso l'Università degli Studi di Torino. Oltre all’italiano, conosce l’inglese e il turco.

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