Un primo, grande passo verso la tanto desiderata adesione all’Unione europea è stato compiuto. Lo scorso lunedì 15 febbraio la Bosnia Erzegovina ha ufficialmente presentato al Consiglio Ue, a Bruxelles, la propria candidatura.
«Il 2016 sarà un anno pieno di sfide», ha ammesso Dragan Čović, presidente di turno del paese balcanico. «Dobbiamo far crescere la nostra economia e con le prossime elezioni locali avremo l’occasione per dimostrare che possiamo riformare il nostro Paese», ha dichiarato.
La Bosnia dovrà intraprendere, infatti, un percorso di riforme prima che la sua richiesta possa essere presa in considerazione. I 28 stati membri le chiedono di riformare il suo sistema giudiziario, la sua economia, lo stato di diritto, la pubblica amministrazione e le istituzioni politiche.
L’inizio di un lungo percorso
A causa delle profonde dispute interne tra le tre comunità politiche che compongono la società – quella serba, croata e bosgnacca – la Bosnia non è finora riuscita ad avvicinarsi nell’Ue, ma su impulso di Londra e Berlino spera adesso di poter seguire le orme dei suoi “vicini”. Tra gli stati dell’ex Jugoslavia, infatti, sono già membri dell’Ue la Slovenia e la Croazia, mentre il Montenegro e la Serbia hanno entrambi avviato i negoziati d’adesione. «Anche la Bosnia Erzegovina fa parte di questo continente», ha dichiarato il presidente Čović.
Secondo la procedura prevista, il Consiglio dell’Unione europea chiederà alla Commissione di esprimere una propria opinione. Quest’ultima dovrà poi inviare a Sarajevo un questionario sullo stato d’avanzamento del Paese. Una volta ricevuta la relativa documentazione, deciderà se raccomandare al Consiglio di concedere o meno lo status di paese candidato. Un passaggio indispensabile per l’apertura dei negoziati d’adesione veri e propri.
Il presidente Čović spera che la Bosnia riesca a rispondere alle richieste di Bruxelles entro la prossima estate, in modo da ottenere lo status di paese candidato entro il 2017.
Nonostante la crisi, c’è ancora voglia d’Europa
L’ambiziosa candidatura è stata accolta a Bruxelles con entusiasmo. «È un giorno di festa», ha dichiarato l’Alto rappresentate per gli Affari esteri, Federica Mogherini. «Solo vent’anni fa nei Balcani sono state scritte alcune delle peggiori pagine della storia europea, mentre oggi celebriamo un altro passo verso la costruzione di un continente unito e pacifico».
Certo, è «solo l’inizio di un lungo cammino», ha aggiunto il Commissario Ue all’allargamento Johannes Hahn, ma la candidatura presentata da Sarajevo è di per sé importante perché «forzerà la società e l’élite politica a lavorarci sopra».
Nonostante le grosse difficoltà che l’Unione europea sta attraversando in questi ultimi mesi – con le tensioni interne legate all’emergenza migratoria e la minaccia di una “Brexit”, ovvero l’uscita della Gran Bretagna – l’UE sembra esercitare ancora una forte attrazione su quei Paesi che ne sono al momento esclusi, rimarca Mogherini.
La candidatura della Bosnia Erzegovina sembra, inoltre, chiudere in qualche modo un cerchio storico. Dopo la spaccatura e le divisioni provocate dalle sanguinose guerre jugoslave degli anni Novanta – costate la vita a oltre 100.000 persone nella sola Bosnia Erzegovina – una nuova unità si ricomporrebbe sotto la bandiera dell’Unione europea.
La Macedonia ha presentato la domanda di adesione nel 2004, il Montenegro nel 2008, l’Albania e la Serbia nel 2009. Solo il Kosovo non ha mai formalizzato alcuna richiesta. Croazia e Slovenia sono invece gli unici due stati dell’ex Jugoslavia che già fanno parte dell’Unione europea, la prima dal 2013 e la seconda dal 2004.
Foto: il presidente bosniaco Čović, il ministro degli esteri olandese Koenders (presidente di turno del Consiglio UE) e la capo della diplomazia UE Mogherini; fonte: EurActiv