STORIA: Il peso del complesso militare-industriale in Unione Sovietica

Ancora oggi, a distanza di 25 anni dalla scomparsa dell’Unione Sovietica non conosciamo quanto quel paese abbia effettivamente speso nella corsa agli armamenti e più in generale nella “difesa”. Sappiamo solo che si trattava di cifre enormi, in percentuale del prodotto nazionale lordo oltre il doppio di quanto spendevano gli Stati Uniti, senza tenere conto del fatto il sistema dei prezzi in URSS non corrispondeva al costo reale di produzione.

Al cuore di questo sistema c’era la poco nota Commissione del Complesso militare-industriale, cui era assegnata l’assoluta priorità nell’allocazione delle risorse economiche e finanziarie.

La Commissione del Complesso militare-industriale governava un complesso e articolato sistema che si estendeva su tutto il territorio dell’Unione Sovietica, che comprendeva enormi kombinat e laboratori di ricerca, si innervava con le organizzazioni dello spionaggio e comprendeva un centinaio di “città chiuse” note alla popolazione come “cassette postali”, il cui accesso era precluso alla popolazione normale, che non erano indicate nelle mappe e nelle carte geografiche del paese e di cui non si poteva neppure parlare. Un regno indipendente, abitato da circa 7 milioni e mezzo di persone, in cui gli standard di vita, i salari e i beni di consumo disponibili erano assai superiori a quelli del cittadino sovietico costretto ai deficit e alle code.

Una situazione agli antipodi rispetto ai laboratori di ricerca che vennero organizzati negli anni Quaranta nel Gulag da Lavrentii Beriya… Ma allora come negli anni successivi un ruolo importante è anche stato svolto dallo spionaggio.

La Commissione del Complesso militare-industriale, e il sistema delle industrie e dei centri di ricerca da essa controllati, a differenza degli altri settori dell’economia sovietica, aveva degli standard qualitativi elevati, i più elevati del paese. Ma le stimmate del sistema sovietico la segnavano ineluttabilmente. Un solo esempio: quando negli Stati Uniti si decideva di aggiungere all’arsenale bellico un nuovo sistema di arma, ad esempio un ICBM, un missile balistico intercontinentale, venivano messe in competizione le varie industrie del settore della difesa del paese. Una si aggiudicava la commessa e le altre avevano perso.

In Unione Sovietica era stato copiato il sistema della competizione tra i vari istituti di ricerca e le grandi industrie a ognuno di essi collegate. Ma nessuno poteva “perdere”. Certo, un progetto “vinceva”, ma anche gli altri venivano messi in produzione. Non era certo possibile lasciare senza produzione conglomerati di 80-90.000 dipendenti, che potevano essere licenziati né potevano produrre altro.

Questo meccanismo ebbe molte conseguenze. Contribuì a drenare inutilmente risorse all’economia civile del paese e generò battaglie tra gli “industrialisti” che volevano le produzioni e i militari che invece volevano solo gli armamenti che ritenevano necessari. Ma nella Commissione del Complesso militare-industriale predominavano sempre gli “industrialisti”…

Non solo vennero drenate inutilmente risorse sottratte all’economia civile, ma in alcuni casi si produssero situazioni critiche. Da una parte gli analisti militari statunitensi si arrovellavano su quali fossero le “missioni” di sistemi di arma simili ma diversi che avevano fatto la loro comparsa quasi in simultanea. Ma soprattutto alcune di queste produzioni indesiderate dai militari ebbero degli effetti gravissimi.

Gli SS 20 furono un missile intercontinentale sbagliato. La sua gittata era tale che non poteva raggiungere gli Stati Uniti. Ma non si potevano lasciare senza lavoro le industrie collegate all’istituto di ricerca che l’aveva progettato. Venne pertanto messo in produzione, destinandolo all’ammodernamento di un missile obsoleto presente sullo scenario europeo.

In quanto ammodernamento, l’istallazione degli SS 20 inizialmente non preoccupò Washington. Ingenerò, invece, per il loro potere distruttivo una grave ansia nei circoli dirigenti della Germania occidentale, rischiando di innescare una crisi anche tra Bonn e Washington. La crisi venne risolta con la cosiddetta “doppia decisione”, ovvero la scelta di installare in Europa occidentale 108 missili Pershing II (che sostituivano e ammodernavano i Pershing I-A) e 464 Cruise Gryphon (in Italia, nella siciliana base di Comiso).

Ma questa decisione della NATO, a sua volta ingenerò una crisi ancora più grave, perché la dirigenza sovietica, a partire da Yurii Andropov, l’ex capo del KGB succeduto a Leonid Brezhnev, era convinta che USA e NATO si stessero preparando a un attacco nucleare contro l’URSS.

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Un commento

  1. Molto spesso ci dimentichiamo del peso del passato sul presente… grazie di questo articolo

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