Per la quarta volta, dopo il 2006, 2009 e 2013, lo scorso sei gennaio il governo di Pyongyang ha annunciato di aver condotto con successo un test nucleare (l’annuncio parlava di bomba a idrogeno, ma se ne dubita) sul proprio territorio, che tra le altre cose ha causato una scossa oltre i 5 gradi di magnitudo. Oltre ad aver richiamato l’attenzione dei principali governi mondiali, dagli Stati Uniti, alla Cina, al Giappone, e delle Nazioni Unite, l’azione ha allarmato Mosca, anche a causa della vicinanza territoriale ai luoghi interessati dai test: Vladivostok si trova a soli 700 km dalla capitale coreana.
Il presidente della Commissione Esteri della Federazione Russa Konstantin Kosačev ha commentato l’accaduto, sottolineando come il test coreano non rispetti le norme internazionali del CTBT (Trattato di bando complessivo dei test nucleari). In realtà tale trattato, benché adottato dall’ONU dal 1996, non è ancora entrato in vigore poiché non è stato raggiunto il numero minimo di ratifiche: mancano infatti all’appello quelle di Cina, Egitto, Iran, Israele e Stati Uniti. India, Pakistan e proprio la Corea del Nord, invece, non hanno mai firmato il trattato. A Vienna ha sede comunque la Commissione Preparatoria al trattato, che si è appunto riunita il giorno dopo il test coreano. Kosačev ha invitato gli Stati Uniti ad “assumersi le proprie responsabilità”, suggerendo che proprio per la loro opposizione all’introduzione del CTBT, la Corea del Nord si permette di agire in tale modo.
Tuttavia, per il Cremlino la Corea del Nord è un partner importante sia dal punto di vista economico, che politico-ideologico. Nel 2012 la Russia ha scelto di cancellare il 90% di debito coreano nei suoi confronti in segno di maggiore vicinanza e volontà di cooperazione. Dal 2014 gli scambi commerciali tra i due paesi, circa 80 milioni di dollari ogni anno, avvengono in rubli. È proprio, però, per le sue posizioni spiccatamente anti-americane che Mosca probabilmente non vorrà privarsi dei rapporti con tale partner. La Corea del Nord è uno degli 11 paesi a riconoscere la Crimea territorio russo. Sono entrambi paesi colpiti dalle sanzioni statunitensi. Sotto molto aspetti si trovano alleati, tanto da aver dichiarato il 2015 “anno dell’amicizia” russo-coreana. Il 2016, stando a questi esplosivi inizi, non si preannuncia però altrettanto felice.
Tra impresentabili gangsters guerrafondai, psicopatici e mitomani si va perfettamente d’accordo. D’altronde quando perfino Bielorussia e Kazakistan prendono le distanze da Mosca, ci si deve accontentare di Pyongyang.
Per curiosità quali sarebbero gli 11 paesi che riconoscono l’annessione della Crimea?
Io ho presente la Corea del Nord e il Nicaragua, poi a mezze parole Afghanistan, Siria, Cuba e Venezuela. Dimenticavo probabilmente Abkhazia, South Ossetia, Nagorno-Karabakh, Transnistria e Nauru tanto per far numero.