“Attese la sua vittima ad una svolta di strada l’affrontò parlandogli in sul viso con piglio di affaccendato, disse lasciatemi andare al centro che ho fretta. Mentre il duca rispondeva: che sfacciataggine è questa, quegli gli squarciava con larga ferita il ventre, da basso, e tenendo il coltello immerso, si spinse alcuni passi addietro, per modo da trovarsi al coperto dall’intendente addietro che accompagnava il Duca”.¹
Il 26 marzo 1853 alle 5.30 pomeridiane un gruppo di mazziniani assassina il Duca di Parma, Carlo III di Borbone. Dopo l’omicidio il gruppo lascia l’Italia: qualcuno emigra in Argentina, qualcuno in Turchia. Ad oggi l’assassino di Carlo III di Borbone resta ancora sconosciuto.
Da quel giorno inizia l’avventura di Pietro Marubbi, coinvolto nell’assassinio del Duca.
Pietro nasce a Piacenza nel 1834, in un periodo di rivoluzione per l’Europa. L’Italia è divisa tra regni e ducati ma l’idea di una Repubblica unita, luogo di libertà e giustizia iniziano a diffondersi per tutto il paese. Durante l’adolescenza Pietro, affascinato da tali teorie, si avvicina ai mazziniani. Dopo l’assassinio del Duca, lascia Piacenza e si dirige a Corfù, da cui riparte per raggiunge Valona. Da lì si sposta ancora, insediandosi definitivamente a Scutari. È lì che nel 1856 apre il primo studio fotografico in Albania e probabilmente il primo di tutti i Balcani.
A metà ottocento Scutari era uno dei più importanti sangiaccati dei Balcani. La posizione geografica favorevole, la rendeva uno snodo importante per i commerci tra Oriente e Occidente. La città era diventata un importante centro culturale, caratterizzata da un animo vivace ed internazionale: vi abitavano russi, francesi, inglesi, greci, spagnoli ed una grande comunità italiana.
Pietro Marubbi diventa Pjetër Marubi. Sposa Marietta, una goriziana di vent’anni più vecchia di lui. A Scutari si fa conoscere come pittore ed architetto. Disegna i progetti della cattedrale e dell’ambasciata italiana e dipinge diverse chiese sparse per tutto il territorio balcanico. Nel 1856 apre il primo studio fotografico a Scutari, Dritëshkroja, “scritto con la luce”. Le prime foto ritrovate, però, risalgono al 1858.
Pjetër assume un giardiniere, padre di due figli: Mati e Mikel Kodheli. Adotta artisticamente questi due ragazzi e li manda a studiare fotografia a Trieste, nello studio di Sebastianutti e Benque. Alla morte di Pjetër nel 1903, è Kel ad assumersi la responsabilità non solo dello studio, ma anche del cognome, tramandato poi a suo figlio Gëgë. Nasce così la Dinastia Marubi.
Lo studio di Pjetër Marubi si specializza in servizi fotografici per privati, lavorando indistintamente con tutte le classi sociali. Le sue immagini raccontano uno spaccato unico dell’Albania dell’epoca. Oltre ai ritratti, Pjetër scatta servizi fotogiornalistici per riviste estere, tra cui la rivista italiana “Illustrazione Italiana”.
Oggi l’archivio Marubi comprende 100.000 fotografie, la maggior parte stampate su lastra, a cui se ne aggiungono 400.000 di quattordici differenti autori. Nel febbraio 2012 il ministero della Cultura di Tirana propone all’allora ventiquattrenne Luçjan Bedeni la posizione di direttore del Museo Nazionale Marubi di Scutari. «L’inizio non è stato facile», spiega Luçjan. «La mentalità albanese è conservativa, se la paragoniamo all’Europa Occidentale, la mia giovane età focalizzava l’attenzione di tutti quelli che giravano intorno al museo; le mie idee erano più fresche e non venivano capite. Volevo rendere la collezione Marubi accessibile a tutti: non riguardava solo l’Albania, ma era un lavoro che abbracciava la storia umana del diciannovesimo e ventesimo secolo. Le foto dei Marubi ci danno la possibilità di capire da dove veniamo, raccontano storie di persone e di un’Albania che era sulla scena Europea».
Uno degli aspetti più importanti della storia di questa istituzione è l’inventario delle immagini. Fino al 2012 non c’era un archivio, Luçjan e la sua equipe lavorano un anno per completare l’inventario. Grazie alla rete creata da Luçjan, il progetto Marubi è entrato nel programma di sviluppo delle Nazioni Unite ed è promosso da una lunga lista di associazioni e istituzioni internazionali, tra cui la regione Friuli-Venezia Giulia.
Oggi parte dell’archivio Marubi è consultabile online sul sito http://www.marubi.gov.al e mattone su mattone si sta costruendo il nuovo museo.
Luçjan sta terminando il suo dottorato di ricerca su Pietro Marubbi, con la stesura di una tesi che verrà pubblicata entro fine anno in Italia. La ricerca ha portato alla conoscenza di fatti nuovi: ha trovato dei pagamenti fatti a Marubi e due medaglie da lui ricevute per servizi svolti. Il motivo di queste medaglie e dei pagamenti verrà svelato solo nella tesi e Luçjan non si sbottona.
¹Tratto da una lettera dell’incartamento relativo al processo all’avvocato mazziniano, Luigi Petroni (1854).