ALBANIA: Le panzane dei giornalisti italiani sul pericolo ISIS

Il nuovo anno è iniziato con una raffica di pezzi allarmisti sull’Isis e Balcani. La maggior parte di loro sono costruiti a tavolino, saccheggiando altri pezzi sulla rete e montando panzane. L’Albania è stato oggetto di due pezzi su La Stampa e uno su il Giornale. Non c’e’ differenza tra loro: stesso tono e stesso allarmismo.

L’inviato de La Stampa non riesce a capire, cartina in mano, che il fiume vicino a Cerrik non si chiama Erzen ma Shkumbin. Che poi l’inviato non sia mai andato nella città di Lushnja, che ha 60 mila abitanti è ovvio, essendo per lui “il villaggio di Lushnja, in Albania centrale”. Anche le citazioni altrui sono mal interpretate, come il network giornalistico Balkan Insight che diventa Balkan Inside. Tutti elementi che contribuiscono a far capire come l’articolo sia stato scritto con la mano sinistra, senza nessuna cognizione di causa.

Nel pezzo de La Stampa si scrive poi della costruzione della nuova grande moschea di Tirana, i cui finanziamenti sarebbero poco chiari. In verità gli investimenti su questa moschea sono chiari a tutti in Albania. Basta vedere il cartello dei lavori. Da anni la comunità musulmana e la società albanese hanno deciso la costruzione della moschea per non lasciare pregare le persone per strada durante le feste. I dati sulla grande moschea a Tirana sono erronei perché non sono 20 mila mq, ma appena 6 mila. A Tirana recentemente è stata costruita la nuova cattedrale ortodossa a centro metri dalla Chiesa cattolica e la nuova grande Moschea.

Sul Giornale, l’autore saccheggia le stesse fonti online del collega, ma facendo altri errori. Il noto poeta albanese Ervin Hatibi, che da anni non scrive su alcun quotidiano, diventa il giornalista che spiega l’Islam albanese. Nel pezzo del Giornale si parla della “confraternita della Bektashiyya, (circa il 15% della popolazione), tanto odiata dai wahabbiti”. I bektashi sono una confraternita islamica di derivazione sufi, fondata nel XIII secolo da Haxhi Bektash Veliu. Secondo i dati ufficiali del censimento del 2011, i bektashi sono solo 2.1% della popolazione e sono una corrente molto amata tra gli albanesi, essendo tollerante e aperta anche alle altre religioni. Nel censimento fatto nel 2011 (l’ultimo era del 1928) si sono dichiarati musulmani il 56.6% degli albanesi, cattolici il 10%, il 6,7% ortodossi, il 2.5 % atei.

In passato ho scritto diversi pezzi sull’Isis e i suoi collegamenti con il mondo albanese. Non si può infatti negare che molte persone siano andate in Siria e Iraq come foreign fighters. Tuttavia, come ha dichiarato il capo dei servizi segreti albanesi (SHISH), Visho Ajazi-Lika, “i fondamentalisti non hanno il sostegno della famiglia o della società”. Secondo le autorità albanesi sono circa 140 le persone che combattono nelle fila dell’Isis.

I problemi dell’Albania non vanno cercati in una minoranza esigua di persone indottrinate o seguaci di idee fondamentaliste, ma nella povertà crescente, nella disoccupazione, nella corruzione, nell’ingiustizia sociale, nel clientelismo e nella corruzione. Ufficialmente la disoccupazione in Albania è al 17.5%, un giovane su due è disoccupato, ma in realtà è molto più elevata. La crescita economica del 2.5% del 2015 non è reale. Circa 80 mila albanesi hanno fatto domanda di asilo solo in Germania. Di questi temi la stampa italiana non parla, oscillando tra due visioni distorte: quella dell’Albania quale nuovo paradiso economico, da un lato, e quella dell’Albania culla dello jihadismo.

Non ho mai letto nella grande stampa italiana di storie vere di convivenza religiosa, dove i musulmani costruiscono chiese e cattolici moschee. Eppure queste storie esistono.  Gli uomini di fede albanesi, musulmani e cristiani, convivono insieme da secoli, e storie come quella del villaggio di Malbardhi sono forse il più bell’esempio di come questa convivenza si possa applicare in molti altri contesti.

I musulmani dei Balcani occidentali rimangono la più moderata delle popolazioni musulmane del mondo benché una minoranza sia stata indottrinata nelle forme più estreme dell’Islam. Su questo si deve scrivere, ma con competenza e non con toni allarmistici.

 

Chi è Lavdrim Lita

Giornalista albanese, classe 1985, per East Journal si occupa di Albania, Kosovo, Macedonia e Montenegro. Cofondatore di #ZeriIntegrimit, piattaforma sull'Integrazione Europea. Policy analyst, PR e editorialista con varie testate nei Balcani. Per 4 anni è stato direttore del Centro Pubblicazioni del Ministero della Difesa Albanese. MA in giornalismo alla Sapienza e Alti Studi Europei al Collegio Europeo di Parma.

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6 commenti

  1. Vi ringrazio infinitamente non perché avete tenuto la parte dell Albania ma perché avete fatto il vostro dovere scrivendo oggettivamente grazie di nuovo.

  2. Complimenti al giornalista: analisi seria e obiettiva diversamente da quella improvvisata e ‘´prevenuta’ de LA STAMPA e de IL GIORNALE!

  3. Ma che ISIS !!!

    qui in Albania la gente pensa ad altre cose !! non ho mai visto uno stato come questo, qui tutte le religioni vivono assieme tra di loro, e tutti rispettano la religione degli altri. La maggior parte dei musulmani durante le feste cattoliche festeggiano anche loro !!

    Purtroppo, mi dispiace dirlo in quanto sono italiano, ma i TG italiani ed anche i giornali sono gestiti solo da incompetenti ed incapaci.

    Per molti anni i TG italiani hanno ci hanno venduto un’immagine dell’Albania sbagliata, facendoci credere che fosse uno stato di soli ladri, in verità forse di ladri ce ne sono di più in Italia.

  4. doveroso inchino dinanzi ad un ARTICOLO di vero giornalismo, con dati reali e inconfutabili, assai semplici da trovare per chi, facendo degnamente il proprio lavoro, dovrebbe ricercare prima di buttare giù due righe tanto per creare falsi allarmismi. Grazie. un’albanese di origine mezza ortodossa e mezza bektashiana.

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