In queste settimane la Commissione Europea sta prendendo decisioni circa l’eventuale sospensione dell’affido dei lavori per la costruzione di due nuovi reattori nella centrale nucleare di Paks, in Ungheria, alla società russa Rosatom. Ciò che si contesta è la mancanza di una gara d’appalto, in violazione delle regole di concorrenza dell’Unione Europea.
La posizione del governo ungherese sulla questione è stata chiarita da János Lázár in un’intervista al quotidiano Népszabadság: “Non siamo preoccupati, non abbiamo ragione per essere preoccupati. Abbiamo un documento firmato il 14 gennaio 2014 da Jose Manuel Barroso, il precedente presidente della Commissione Europea. Senza questo non saremmo stati in grado di stipulare il contratto.” Lázár ha continuato sostenendo che la Commissione Europea non ha il diritto di proibire accordi commerciali con paesi estranei all’Unione Europea quali Russia, Cina o i paesi arabi.
Ad ulteriore conferma, l’agenzia di stampa ungherese MTI ha reso noto il comunicato dell’ufficio del Primo Ministro secondo cui: “La posizione del governo ungherese sulla questione è che l’accordo intergovernativo tra Ungheria e Russia nel gennaio 2014, così come l’accordo di ingegneria, approvvigionamento e costruzione firmato nel dicembre 2014 non violino le norme dell’Unione europea in materia di procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici. Il governo continua a sostenere di aver rispettato tutte le norme ungheresi internazionali e dell’Unione europea nel corso dei preparativi per il mantenimento della capacità della centrale nucleare di Paks.”
La stessa Rosatom, diretta interessata, ha dichiarato di seguire con attenzione gli sviluppi della questione.
Si ricorda che l’ampliamento “Paks II” prevede la costruzione di due nuovi reattori nucleari da 1200 megawatt che sarebbero aggiunti ai quattro già esistenti. L’odierna centrale nucleare di Paks fornisce il 40% dell’elettricità al paese. Un investimento che ne rafforzasse l’importanza finirebbe per aumentare la dipendenza di Budapest da Mosca. Il paese centroeuropeo dipende già dalla Russia per il 60% delle sue importazioni di gas, e per l’80% delle sue importazioni di petrolio. Un accordo da 12 miliardi di euro significherebbe ancora decenni di dipendenza prima di arrivare all’affrancamento, sebbene l’ampliamento della centrale nucleare intenda aumentare proprio l’autonomia e la sicurezza energetica del paese.
La Commissione Europea invierà presto una lettera nella quale formalizzerà le sue decisioni. A quel punto l’Ungheria avrà un mese di tempo per rispondere esponendo il suo punto di vista. Infine Bruxelles dovrà decidere se accettare i termini ungheresi o disporre la procedura verso la fase successiva.