REP.CECA: La protesta dei migranti di Drahonice nell’indifferenza della politica ceca

Lo scorso mercoledì 11 novembre il centro di detenzione temporanea ed ex carcere di Drahonice, centro nel nord della Boemia attivo dai primi di ottobre, è stato scenario di una violenta protesta da parte di un centinaio di migranti lì alloggiati. Le cause sono da ricondursi, secondo il prete protestante Mikuláš Vymětal in contatto con gli ospiti della struttura, al clima di disagio e di estrema incertezza relativo alla sorte dei migranti, per lo più iracheni, detenuti nel centro da oltre novanta giorni soffrendo fame, freddo e violenze.

Le tensioni sono aumentate dopo che quaranta persone sono state trasportate fuori dal centro durante la notte, innescando il timore in chi era rimasto di essere rispedito in patria. Molti tra i restanti dunque hanno dato inizio ad uno sciopero della fame e altri tre hanno tentato di tagliarsi i polsi con i vetri di una finestra rotta. Alla polizia il compito di calmare le tensioni, mentre gli operatori umanitari presenti venivano richiamati dalla struttura, ritornando al lavoro il giorno successivo. La mediatrice Anna Sabatová aveva già criticato in precedenza il modus operandi di alcuni operatori umanitari e le carenze della struttura, critiche cadute nel vuoto all’indomani della visita del ministro della Giustizia Robert Pelikán, soddisfatto delle condizioni di vita nell’ex carcere.

La protesta del centro di Drahonice ha innescato altre proteste, seppur minori, in altri centri del paese. Secondo il responsabile dell’Organizzazione di aiuto ai rifugiati Martin Rozumek, il vero problema della politica di accoglienza ceca è che lo scopo dei centri di detenzione di rimpatriare di fatto non viene mai perseguito, peggiorando ulteriormente la situazione di tensione.

Il ministro dell’interno Chovanec continua però a difendere la linea politica ceca davanti al Senato, affermando che il paese continuerà ad adeguarsi agli standard europei e che l’iniziativa dello sciopero della fame non smuoverà questi intenti. Mentre l’opinione pubblica ceca continua a supportare la linea governativa in merito alla questione migranti, una tavola rotonda a cielo aperto si è tenuta a Praga il giorno dopo i fatti di Drahonice con protagoniste le ONG per i diritti umani a supporto di una politica più accomodante nei confronti dei migranti. Solidarietà ai migranti residenti al centro di Drahonice anche dagli attivisti del centro sociale autogestito Klinik, accorsi in massa nel weekend nelle vicinanze della struttura per dare sostegno a chi lì alloggia; azione liquidata dal capo della polizia locale Kateřina Rendlová come un “party techno”.

Nel giorno di inizio delle proteste il primo ministro Sobotka ha annunciato l’aumento degli aiuti economici ai paesi africani – maggiore fonte di movimenti migratori – da parte del gruppo di Vyšegrad e il rafforzamento del personale impiegato nelle istituzioni europee allo scopo di incrementare l’impegno circa le politiche di asilo e la protezione dei confini cechi.

Chi è Marzia Romano

Classe 1990, laureata magistrale in lingua e letteratura ceca presso L'Orientale di Napoli. Collabora con la rivista Napoli Monitor e ha partecipato alla redazione dei due volumi dello street artist Cyop&Kaf "QS" e "Taranto, un anno in città vecchia".

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