Tra Venerdì 3 e sabato 4 ottobre i cittadini della Cechia saranno chiamati alle urne. Si profila un cambio al vertice del paese?
Weekend elettorale in Repubblica Ceca, dove si voterà per rinnovare i 200 membri della camera bassa, da cui scaturirà poi un nuovo governo. La coalizione del premier Petr Fiala è chiamata ad invertire un trend fortemente negativo, innescato dalla sconfitta di misura nelle elezioni europee e aggravato poco dopo dal tracollo nelle regionali. Andrej Babiš e il suo movimento di opposizione invece, favoriti da tutti i pronostici, attendono con ansia di varcare per la seconda volta la soglia del Prazsky Hrad.
I partiti in corsa
Ben 26 tra partiti e movimenti hanno presentato la propria lista per le elezioni di ottobre, ma la soglia d’ingresso in parlamento, fissata al 5%, permetterà solo ad una ristretta minoranza di partecipare alla prossima legislatura. Confermata ai nastri di partenza SPOLU (insieme), il blocco euro-atlantista di centro-destra al governo negli ultimi quattro anni. Composto dai due partiti di sistema Popolare (KDU-CSL) e Civico-Democratico (ODS), e dal più recente TOP 09, acronimo di tradizione, responsabilità e prosperità, SPOLU punterà di nuovo su Fiala per bissare il successo del 2021.
Il principale sfidante e, secondo gli ultimi sondaggi, grande favorito per la vittoria finale è l’imprenditore Andrej Babis con il suo movimento conservatore ed euroscettico ANO (Azione dei cittadini insoddisfatti), dato addirittura sopra il 30% a poche settimane dal voto. Meno prevedibili invece il ruolo e il peso degli altri partiti in corsa, alcuni di recente nascita, altri reduci da risultati molto altalenanti.
Certamente da monitorare la traiettoria di Přísaha a Motoristé (Giuramento e automobilisti), nuova formazione conservatrice che ha scelto il suo nome in contrasto con le politiche ambientaliste, e che alle elezioni europee ha superato a sorpresa la soglia del 10%. Più sensibile alle tematiche locali è STAN (il cosiddetto partito dei sindaci) vicino alle posizioni di SPOLU e tuttora parte del governo, ma da valutare dopo la rottura con i Pirati (Česká pirátská strana), evoluti in senso progressista e usciti l’anno scorso dall’esecutivo in seguito al crollo nelle consultazioni regionali.
Lotteranno per entrare in parlamento, infine, anche i partiti delle ali estreme. Stacilo! (Basta!), aggregato di sinistra formato da comunisti, socialdemocratici e indipendenti che si candiderà unito in patria per la prima volta; e poi SPD (libertà e democrazia diretta), fondato e guidato dal leader di destra ceco-giapponese Tomio Okamura. I due gruppi si stanno avvicinando al voto in una condizione paradossale: teoricamente su fronti opposti e ufficialmente non alleati, condividono nei fatti diversi punti programmatici, tanto da essere definiti una coalizione informale. Un’ambiguità che ha diviso i tribunali regionali chiamati a convalidare la registrazione delle loro liste elettorali.
Istantanee dalla campagna elettorale
Nonostante le due tornate del 2024 e i sondaggi di opinione sembrino rivelare in anticipo il risultato di ottobre, alcuni scandali scoppiati durante l’estate, e ampiamente dibattuti in campagna elettorale, potrebbero influenzare in extremis le scelte di voto. Il più clamoroso è il caso Bitcoin che ha coinvolto SPOLU e la sua squadra di governo. Nell’occhio del ciclone è finito il ministro della Giustizia Pavel Blazek, spinto alle dimissioni per aver accettato una grossa donazione in moneta virtuale dal narcotrafficante Tomas Jirikovsky.
Nemmeno Babiš però è stato immune dalle polemiche. Alla fine di giugno infatti l’Alta corte di Praga ha riaperto il processo a suo carico per una frode da due milioni di euro a danno dell’Unione Europea. I fatti risalgono al 2015 e riguardano la holding alimentare Agrofert, proprietà del leader di ANO. Secondo l’accusa Babis avrebbe ottenuto dei sussidi comunitari non dovuti grazie a un’opera di falsificazione documentaria.
Non solo tribunali e finanziamenti, anche la libertà di espressione è stata un tema caldo degli ultimi mesi. Ad accenderlo ha contribuito la discussa legge contro la propaganda comunista firmata in luglio dal presidente Pavel. Pur senza definire precisamente il campo della sua applicazione, il provvedimento ha allarmato gli esponenti di Stacilo! e sollevato lo spettro della censura.
Secondo un’analisi di Balkan Insight la somma di questi fattori sta generando una grande massa di indecisi all’interno dell’elettorato ceco. La conseguenza più naturale del fenomeno dovrebbe essere l’aumento dell’astensionismo, ma il reportage non esclude che il malcontento si possa esprimere con un cambio di casacca.
Lo sguardo dall’esterno
In un quadro internazionale carico di tensioni saranno molti i riflettori puntati su Praga fra il 3 e il 4 ottobre. Una riconferma di SPOLU incontrerebbe il gradimento della Commissione europea, che manterrebbe un alleato di ferro soprattutto sulle politiche anti-Russe. Una vittoria di Babiš invece sarebbe più apprezzata nell’estero vicino e ricompatterebbe il cosiddetto gruppo di Visegrad: dalla Slovacchia, con cui i rapporti sono oggi ai minimi storici, all’Ungheria di Orban fino alla Polonia, che dopo le ultime elezioni presidenziali sembra entrata in una nuova fase conservatrice.
Foto dal profilo Facebook della Camera dei deputati