CROAZIA: Elezioni, nessun vincitore, il partito MOST ago della bilancia

Si chiama MOST (ponte) la sorpresa delle elezioni parlamentari croate svoltesi domenica 8 novembre. Con ben 19 seggi conquistati, questa forza di liste independenti si impone come terzo polo sullo scenario politico croato. Da tale affermazione elettorale deriva che nessuna delle due coalizioni principali abbia ottenuto la maggioranza per governare da sola. I dati della Commmissione elettorale dicono, difatti, che la coalizione di centrodestra, guidata dall’Unione Democratica Croata, HDZ, ha ottenuto una vittoria di misura sulla coalizione di centrosinistra, oggi al governo, così come prospettato dai sondaggi della vigilia, ma è lontana dai 76 seggi necessari per avere la maggioranza all’interno del Sabor, il parlamento croato. E’ così evidente che MOST diventa decisiva per formare il governo.

Nel confronto tra centrodestra e centrosinistra, a fare la differenza sono stati i voti dei croati all’estero, da sempre bacino elettorale dell’HDZ. Grazie ai tre seggi assegnati alla diaspora, la Coalizione Patriottica, guidata dal leader dell’HDZ, Tomislav Karamarko, ha ottenuto 59 seggi. La coalizione guidata dal Partito Socialdemocratico del premier Zoran Milanović, invece, si è fermata a 56 seggi. Karamarko già la sera delle elezioni ha annunciato la vittoria dell’HDZ, mentre Milanović si è limitato a ringraziare gli elettori, in attesa dei dati definitivi. La geografia del voto mostra il tradizionale radicamento delle due principali forze politiche croate: mentre i socialdemocratici restano forti in Istria, nella regione di Rijeka, e nelle regioni settentrionali, Zagabria compresa, l’HDZ mantiene le sue roccaforti nella regione di Vukovar e in tutta la Dalmazia.

Non avendo raggiunto la maggioranza dei seggi, però, l’HDZ deve ora impegnarsi nelle trattative con gli altri partiti che hanno superato la soglia elettorale. Potenziale alleato del centrodestra è l’HDSSB di Branimir Glavaš, al centro di recenti polemiche per aver creato una milizia di partito in camicia nera, che ha ottenuto 2 seggi. Più difficili si prospettano le trattative con la forza Milan Bandić 365, guidata dal sindaco di Zagabria, che ha anch’esso ottenuto due seggi. Gli altri partiti entrati in parlamento, la Dieta Democratica Istriana, IDS, che conferma il suo forte radicamento in Istria, ottenendo 3 seggi, il movimento Zivi Zid e Uspješna Hrvatska, il partito del’ex presidente della Repubblica Ivo Josipović, con un seggio ciascuno, e i rappresentanti delle minoranze, a cui sono riservati 8 seggi, non sembrano disponibili ad un’alleanza con l’HDZ. I numeri, al momento, non tornano.

Alla luce di questi dati, è evidente che non si può prescindere dai 19 seggi conquistati da MOST, su cui ora sono puntati tutti i riflettori. MOST è nato nel 2012 come partito regionalista formato da persone provenienti dalla società civile. Il suo leader è il sindaco di Metković, Božo Petrov, di professione psichiatra. Presentatosi per la prima volta alle elezioni nazionali, con un programma di taglio fiscale, riduzione del debito e riforma del settore pubblico, MOST ha raccolto i voti di protesta contro i due partiti che dominano la scena elettorale della Croazia fin dall’indipendenza. Il leader del partito rivelazione ha già fatto sapere che un governo senza MOST non può esistere e che il suo partito sarà decisivo per la scelta del prossimo primo ministro. Per quanto, a livello numerico, lo scenario più plausibile sembrerebbe un’alleanza tra la Coalizione Patriottica e Most, oltre all’HDSSB, questa alleanza è tutt’altro che scontata. Alcune posizioni pre-elettorali, difatti, ponevano MOST più vicino ai socialdemocratici che all’HDZ. A questo punto nemmeno un clamoroso scenario, quale l’alleanza tra il centrosinistra, MOST e IDS, che metterebbe l’HDZ fuori dai giochi, può essere escluso. Solo le trattative delle prossime ore scioglieranno il nodo sul futuro governo croato.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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