RUSSIA: Medvedev contro Putin, elezioni in vista

di Kaspar Hauser

In Russia è ormai iniziata la lunga corsa verso le elezioni presidenziali del 2012, e Medvedev sembra sempre meno disposto a cedere al ritorno di Putin. Così il delfino Dimitri si smarca e cerca di segnare una distanza dal suo predecessore e mentore. Nel corso delle ultime settimane, il presidente russo Dimitri Medvedev ha pubblicamente rimproverato il suo primo ministro Vladimir Putin sulla Libia, prendendo le distanze dal suo modello di capitalismo di Stato e ora, parlando alla televisione cinese, ha osato suggerire che il buon vecchio Vlad è bloccato nel passato, proponendo sé stesso come l’uomo migliore per guidare la Russia nei prossimi sei anni.

“Cosa sta succedendo?”, si chiede il Wall Street Journal, spiegando che nel primo trimestre di quest’anno c’è stata una fuga di capitali pari a 21 miliardi di dollari, cifra che suggerisce qualche incertezza molto reale da parte di coloro che hanno accumulato ricchezze sotto l’attuale regime. “Dunque – si legge sul Wsj – sembra essere più facile dire cosa non sta succedendo.

Non è però così sicuro che Medvedev corra in aperta competizione contro Putin nelle elezioni presidenziali del prossimo anno. Questi due uomini sono legati da un’intimità e da un rapporto di fiducia che sarebbe inimmaginabile per altri leader politici. Ed entrambi continueranno a esercitare il potere reale.

In Russia i cicli politici hanno la tendenza a essere più lunghi di quelli dell’Europa occidentale. Dopotutto Putin ha preso il potere a un’età relativamente giovane e questo gli garantisce una carriera politica di almeno 20 anni. Il punto è che Putin ha solo piegato il processo democratico, non l’ha rotto completamente. E per questo Medvedev rappresenta una figura cardine nell’evoluzione della classe politica russa. Egli è, agli occhi di Putin, un contrappeso più liberale, ma sempre leale, al blocco di potere nazional-conservatore da lui rappresentato, che dovrebbero fondersi nel tempo.
Ma perché ciò avvenga – scrive il Wsj -, Medvedev ha bisogno di credibilità“. Una credibilità che si guadagna smarcandosi da Putin, come in un gioco delle parti dove alla fine a vincere saranno entrambi.

Non si è fatta attendere la risposta di Vladimir Putin. In una conferenza stampa l’ex-agente del KGB  ha declinato le domande sulle elezioni del 2012 affermando che tutte queste voci distolgono il governo dalla sua normale routine. “Un qualunque segnale su questo argomento verrebbe equivocato e metà dell’amministrazione smetterebbe di lavorare in attesa di sviluppi”. Putin ha anche sottolineato come nè lui nè Medvedev abbiano ancora deciso se candidarsi oppure no. Ma questo è un disco rotto che suona da tempo la stessa nota.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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