POLONIA: Beata contro Ewa. La sfida per il governo è al femminile, e sembra già decisa

A neanche 5 mesi dalle elezioni presidenziali che hanno visto trionfare l’inatteso Andrzej Duda, domenica 25 ottobre la Polonia torna alle urne, e lo fa con un panorama politico totalmente nuovo, che pochi si sarebbero aspettati la scorsa primavera. I conservatori del PiS (Diritto e Giustizia) si apprestano a vincere a mani basse e a strappare la maggioranza in parlamento al PO (Piattaforma Civica), che governa ormai il paese ininterrottamente da 8 anni. Se pochi mesi fa nessuno si sarebbe aspettato una simile schiacciante vittoria, un cambio di governo era nell’aria. Il partito al potere infatti soffre una certa carenza di consensi soprattutto per via delle scarse politiche sociali, e parrebbe incapace di racimolare più di un quarto dell’elettorato (i sondaggi più ottimisti danno al PO dell’attuale premier il 26 per cento, a fronte di un PiS che oscilla quasi 10 punti percentuali più in alto).

Una costante quasi sicura, salvo colpi di scena improvvisi, è che a guidare il paese sarà per la terza volta una donna, dal momento che entrambi i maggiori partiti in lizza hanno ne hanno una al timone, l’attuale premier Ewa Kopacz e Beata Szydło astro nascente del PiS. 58 anni una, 52 l’altra, entrambe hanno corti capelli castani, occhi azzurri, l’aria severa e sono riuscite a farsi strada in un paese che per uguaglianza di genere è ancora sotto la soglia europea.

La figlia di un minatore che si appresta a guidare il paese

Vicepresidente del partito, Beata Szydło è stata scelta come candidata premier dal leader Jarosław Kaczyński dopo aver guidato la campagna elettorale di Duda, che ha trionfato partendo da una posizione di netto svantaggio sul presidente uscente. Szydło non potrebbe essere un personaggio più diverso da Kaczyński, e secondo diversi commentatori è proprio questa la sua forza. Per quanto amato dal suo elettorato tradizionale, Kaczyński, che ha guidato il paese per un breve periodo in concomitanza con la presidenza del gemello, è un personaggio molto controverso. Poco amato all’estero e conosciuto per esternazioni spesso molto forti, il leader indiscusso del PiS si porta dietro un retaggio particolarmente scomodo per l’elettore medio. Kaczynski, che ha governato tra 2006 e 2007 è solitamente associato al ricordo di una politica relativamente euroscettica e revanscista, al peggioramento delle relazioni con la Germania e alla cosiddetta “quarta repubblica”, progetto di rinnovamento politico e morale spesso sbandierato come alternativa agli scandali di corruzione dei suoi avversari politici. Anche l’atteggiamento del PiS riguardo al tragico incidente di Smolensk, in cui perse la vita l’allora presidente Lech Kaczyński (e fratello di Jarosław) è spesso stato la causa di scarsa credibilità.

Szydlo è riuscita a svecchiare sapientemente l’immagine dell’unica forza politica alternativa allo strapotere del PO, e insieme a molti volti nuovi di cui si è circondata rende il PiS un partita più appetibile e rassicurante per l’elettorato centrista, che ha voglia di cambiamento (come già testimoniato dall’elezione di Duda), ma poche alternative. Originaria del sud conservatore, Szydlo è nata ad Oswięcim, ai più nota come Auschwitz, ed è stata in grado di traghettare il partito nel ventunesimo secolo attraverso una campagna elettorale moderna e accattivante, che ha fatto un uso astuto dei social media ed è riuscita a far breccia anche tra i giovani, raramente interessati alla politica in Polonia.

Perchè PiS si prepara a vincere

Partito molto conservatore sui temi etici, il PiS ha nelle questioni sociali il suo asso nella manica e promette finalmente più welfare a un paese in cui la forte crescita economica non ha coinciso per tutti in un aumento della qualità della vita. Diritto e Giustizia è infatti tradizionalmente radicato nelle regioni più povere e nelle zone rurali, dove più alto è il numero di coloro che sono “rimasti indietro” nella tigre polacca. Tra i cavalli di battaglia del partito sono la cancellazione della tanto vituperata riforma pensionistica, rea di innalzare l’età della pensione a 67 anni sia per uomini che per donne e benefici fiscali per le famiglie numerose e le fasce più povere della società.

Anche PO annuncia una politica economica più espansiva e una riforma del sistema fiscale, che suonano però meno tangibili in rapporto alle scarse politiche sociali degli ultimi 8 anni. Senza lo spauracchio del vecchio Kaczyński, il PO perde un’arma elettorale molto potente: dopo 8 anni al governo e con diversi scandali alle spalle, anche la discreta popolarità della premier Ewa Kopacz risulta insufficiente nella corsa elettorale. Il cambiamento è nell’aria da qualche tempo e resta da vedere in che misura si manifesterà. Negli ultimi mesi inoltre la coabitazione col neoeletto presidente Duda ha portato a diversi screzi, e molte delle posizioni che hanno contraddistinto l’attuale esecutivo, da sempre vicino a Bruxelles rischiano presto di cambiare. Perfino sulla questione dei rifugiati, in cui la Polonia si è distinta dai suoi vicini centro orientali per aver accettato il sistema di quote UE PiS e PO non la vedono allo stesso modo, e un cambio di timone al governo rischia di incrinare molti equilibri con le istituzioni comunitarie.

Le incognite sul futuro governo

Se ormai è dato quasi per certo chi arriverà primo nella competizione elettorale, certi non sono gli equilibri del futuro parlamento: la maggioranza dei polacchi probabilmente eviterà di recarsi alle urne (come negli altri paesi dell’Europa centro-orientale l’affluenza è di solito molto bassa), i due principali partiti non raggiungono insieme il 60 per cento nei sondaggi e il PiS potrebbe avere difficoltà a trovare un alleato di governo che gli permetta di arrivare alla maggioranza.

Saranno i partiti minori, quotati tutti quotati tra il 10 e il 4 per cento a dettare le regole di un gioco che potrebbe regalare qualche sorpresa. Una coalizione di PO con tutti gli altri partiti in funzione “anti Pis” è altamente improbabile, così come una grande coalizione dei due partiti principali, ma resta da vedere come sarà composto il nuovo parlamento. Insomma, se il paese ancora una volta svolterà a destra, resta da vedere di quanto lo farà.

Foto: Beata Szydło, Facebook

Chi è Giacomo Manca

Laureato in Relazioni Internazionali, scrivo di Polonia ed Europa centrale per New Eastern Europe e East Journal

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