UCRAINA: “La guerra per l’indipendenza non si è ancora conclusa”

Le celebrazioni, vietate in Crimea, per il 24esimo anniversario dell’indipendenza ucraina (24 agosto 1991) passano facilmente in secondo piano nel panorama del conflitto irrisolto. Attorno al territorio ucraino aumenta il volume di contingenti militari da ogni lato, dando al posto di maggiore sicurezza, un senso di instabilità crescente.

Si sono svolte il 24 agosto a Kiev e in altre città ucraine le celebrazioni in onore dell’indipendenza ucraina. Dall’Ucraina orientale a quella occidentale, Dombass compreso, si sono registrate parate e marce. Anche a Mosca la popolazione ucraina ha festeggiato, così come a Londra, New York e altre città del mondo. Ma non in Crimea. Nella penisola ogni evento è stato vietato. A Simferopoli, capoluogo del distretto, l’amministrazione della città a pochi giorni dalla ricorrenza ha ufficialmente posto il divieto alle celebrazioni dando la colpa allo scarso preavviso con cui l’evento era stato proclamato alle autorità. Leonid Kuz’min, fondatore e responsabile del centro culturale ucraino di Simferopoli, ha avvertito di porre la massima cautela nel portare fiori alla statua di Taras Ševčenko, il poeta nazionale, ma ha comunque invitato a farlo.

L’Ucraina indipendente compie 24 anni, ma alla luce degli eventi la sensazione di autonomia e sovranità nazionale rimane puramente formale. Rappresentanti degli stati europei e della presidenza americana hanno pubblicamente inviato i propri auguri alla nazione ucraina ed al suo presidente, ma nel contesto che vive il paese tali parole valgono poco. Intanto dall’altra parte, dalla Duma di Mosca, hanno fatto sapere che gli auguri di Obama non sono stati, a loro avviso, che un segnale di “ipocrisia e sfrontatezza”. Da parte sua, Porošenko nel suo discorso durante la parata di Kiev ha paragonato il Dombass, o meglio il concetto di “Novorossija” utilizzato dai separatisti della regione, al “mito della nazione di Mordor” riferendosi al noto libro di Tolkien. Ha parlato poi della necessità di ristabilire l’ordine nella regione, anche per garantire una graduale crescita economica del paese. Ha ricordato le vittime causate “dall’aggressione da parte di un paese confinante”, che ha dislocato, ha affermato Porošenko, oltre 50.000 soldati al confine con l’Ucraina e 9.000 nelle regioni separatiste. Cifre che il ministro degli esteri russo Lavrov ha commentato come “infondate”. “La guerra per l’indipendenza non si è ancora conclusa”, ha infine dichiarato Porošenko.

L’Ucraina, stando alle parole del suo presidente, si prepara ad inviare nuove truppe nella regione del Dombass per cercare di riportare la situazione sotto controllo. Allo stesso tempo, ai confini stanno dispiegando nuovi aiuti militari sia Stati Uniti e alleati NATO da un lato, che Russia e alleati CIS dall’altro, attraverso l’ODKB (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, alleanza tra sei paesi tra cui la Russia, di cui fanno parte circa 2000 soldati). Durante una conferenza al Pentagono il segretario dell’Air Force americana ha dichiarato che “l’attività militare russa in Ucraina continua a preoccupare Stati Uniti ed alleati europei”, e pertanto è previsto l’invio di jet F-22 nell’area (non sono state indicati però con precisione numero, data e luogo in cui verranno inviati). Nel distretto russo di Pskov invece il 24 agosto sono iniziate delle importanti esercitazioni delle truppe dell’ODKB. Nel passato tale alleanza militare venne impiegata in situazioni di instabilità in Tagikistan e Abkhazia, e potrebbe esserlo anche nel caso del Dombass oggi. Da un lato si militarizzano e potenziano le basi negli stati NATO, dal Baltico alla Bulgaria, dall’altro si arricchisce di contingenti e armamenti il confine russo-ucraino, la stessa regione del Dombass e la Crimea. L’anno scorso Nicholas Burns, ex ambasciatore USA alla NATO, affermava che “Putin ha ridiviso l’Europa”; oggi il ministro Lavrov afferma che “al momento si sta concretizzando l’epoca del dominio dell’Occidente nell’economia e nella politica”. L’Ucraina in mezzo ai due sembra sempre passare, purtroppo, in secondo piano, così come la festa per il suo ventiquattresimo anno di indipendenza diventa un breve ed evanescente fuoco d’artificio nel panorama del conflitto irrisolto.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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