RUSSIA: Dopo il G7 in Baviera, che fare con Mosca?

Per molti anni della Guerra Fredda a Garmisch-Partenkirchen ha operato l’U.S. Army Russia Institute (USARI), dove i militari statunitensi studiavano il russo, l’Unione Sovietica, le tattiche e le strategie dell’Armata rossa e a “pensare come i sovietici”. L’USARI possedeva anche una eccellente biblioteca che ora fa parte del George C. Marshall European Center for Security Studies, creato nel 1992, sulle sue ceneri.

A Schloss Elmau, in questa località della Baviera che molti conoscono per le sue bellezze naturali e le piste da sci e quasi nessuno sa che è stato un importante centro militare della Guerra Fredda, dove si studiava e parlava solo in russo, si è svolto nei giorni scorsi il secondo G7 senza presenza della Russia.

Ma la Russia è stata il convitato di pietra di questo vertice dei sette grandi dell’economia mondiale (Canada, Francia, Giappone, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), che si interrogano ancora su come rispondere all’aggressione condotta all’Ucraina.

Cosa è uscito da vertice? Che le sanzioni resteranno in vigore e forse potranno essere inasprite. Il problema vero è: sono davvero così efficaci? Barack Obama, nella conferenza stampa conclusiva del G7, ha accusato Putin di “mandare a pezzi l’economia del suo paese”, osservando come “i russi stanno soffrendo a causa delle politiche del loro presidente”.

Ma sono davvero gli effetti delle sanzioni oppure è la congiuntura (e il crollo del prezzo del greggio) che ha fatto emergere quello che alcuni attenti osservatori avevano da tempo individuato, ovvero la profonda malattia di cui soffre strutturalmente l’intera economia russa?

Il puntiglioso elenco snocciolato da Obama (“La Russia, esclusa per il secondo anno consecutivo da questo vertice, è isolata e indebolita, il rublo è crollato, l’economia è in recessione mentre l’inflazione cresce. E la Banca centrale di Mosca ha bruciato ben 150 miliardi di dollari di riserve valutarie”) sembra rappresentare una risposta a tutti coloro che sostengono che le sanzioni non bastano e che è necessario aiutare in altri modi l’Ucraina.

Anche se le cose non stanno andando bene in Russia, è evidente come il Cremlino non abbia alcuna intenzione di invertire la rotta. Nei mesi scorsi sono entrati in Ucraina circa diecimila militari russi, mentre altri cinquantamila sono a ridosso della frontiera. Nelle regioni di Donetsk e Lugansk, dove operano sostenendo i separatisti (che nei mesi scorsi hanno subito un rigido addestramento militare), è stato accumulato un impressionante quantitativo di mezzi militari, dai carri armati ai blindati per il trasporto delle truppe, dai cannoni semoventi ai razzi Grad. La piccola offensiva dei giorni scorsi non lascia prevedere nulla di buono per un’estate che si annuncia infuocata.

“Vertice difficile, ma positivo”, ha detto la cancelliera Angela Merkel. In realtà l’unica vera novità del G7 è il mutamento della posizione del Giappone, che ora si è allineato agli altri paesi. Il primo ministro Shinzo Abe ha detto della preoccupazione di Tokyo per proteggere l’integrità territoriale dell’Ucraina e dell’opposizione del Giappone a ogni cambiamento delle frontiere con l’impiego della forza. In questa nuova posizione probabilmente si trova riflessa anche l’ansia generata dalla crescente assertività di Pechino nelle rivendicazioni territoriali nel Mar cinese meridionale.

Come si ferma l’aggressione del Cremlino? Come si può aiutare l’Ucraina? E la Crimea, che è stata annessa? L’opzione dell’assistenza militare da parte degli occidentali non è all’ordine del giorno. Josh Earnest, portavoce di Obama, già prima del vertice aveva sottolineato come il presidente sia convinto che un sostegno di tipo bellico serva solo ad alimentare una pericolosa escalation del conflitto.

Sul Wall Street Journal, nella pagina dei commenti, Linas Linkevicius, ministro degli esteri della Lituania, mette in guardia i colleghi occidentali dal far ricorso al “wishful thinking”, dalle auto illusioni, dallo scambiare i desideri con la realtà. Ricorda che durante la Guerra fredda esisteva una vera divisione ideologica tra i due mondi, mentre quella che appare oggi è semplicemente una costruzione del Cremlino, imbastita dall’attuale Russia per nascondere il fallimento delle proprie riforme.

Non bisogna dimenticare che la Russia di Putin è divenuta una potenza revisionista, intenzionata a riscrivere la storia (dal patto Molotov-Ribbentrop a Katyn, dall’invasione dell’Ungheria a quella della Cecoslovacchia…). Che è un paese che cerca di avanzare laddove percepisce una debolezza negli altri. Per questo, indica Linas Linkevicius, l’Occidente deve restare coeso e compatto, e non accettare la “nuova normalità” del Cremlino, che si fonda su un vecchio modo di pensare le sfere di influenza.

Di questo se ne discuterà a Trento domani, mercoledì 10 giugno, alle ore 17,30, nell’incontro-dibattito “Quale futuro per l’Ucraina?” (“Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale, Via Roma 55). Michele Brunelli e Fernando Orlandi discuteranno con Yevhen Perelygin, ambasciatore dell’Ucraina in Italia.

Chi è Fernando Orlandi

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4 commenti

  1. Caro Davide, Putin avrà tanti difetti ma non possiamo a lui addebitare quello che sta succedendo nel Mediterraneo e nel Medio oriente. L’aver destabilizzato i paesi arabi rivieraschi con le varie “primavere arabe”, la Siria che è insieme all’Iran l’unica che combatte sul serio l’ISIS, è causa dell’immigrazione incontrollata di milioni di persone verso l’Europa, la quale su questo argomento balbetta. L’Ucraina oggi è un paese a sovranità limitata, con ministri stanieri, truppe estere che “addestrano” quei sinceri democratici inquadrati nella Guardi nazionale di Pravij Sektor. A combattere la corruzione è stato incaricato il georgiano-americano Sakasvili, ricercato in patria per corruzione. Lo capisce anche un bambino che per giustificare un apparato militar-industriale enorme, con la presenza di migliaia di militari in tutti i paesi del mondo, è necessario un nemico. Un “impero” si basa sulla potenza militare e politica, Stati nazionali asserviti, la forza di una moneta, e di un sistema finanziario collegato, e guai a chi la tocca. Qualsisi tentativo di creare sistemi alternativi viene osteggiato, o con le buone o con le cattive, basta poco a creare una bella “rivoluzione colorata”………..

    • Lo stesso Putin ha fatto una domanda – rsiposta: Prendete una carta geografica e guardate chi ha le basi militare in tutto il mondo e non indicare pericolosi quelli che si difendono!

      • è si sa che la miglior difesa è l’attacco, quindi l’invasione della Crimea e la guerra in Donbass sono sacrosante misure difensive, c’est vrai…

  2. caro Davide ,sono per la politica mafiosa in Crimea doveva andare via 12 anni fa. lo so bene che cosa significa popolo di Crimea devi sapere che 76% di crimeane non vogliono ritornare in Ucraina dico verità .siete sbagliate.

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