GRECIA: Tsipras rilancia per spiazzare i creditori. E il FMI cerca di sganciarsi

A poche ore dal vertice straordinario tenutosi a Berlino tra i rappresentanti della Troika, Angela Merkel e François HollandeTsipras ha annunciato di aver consegnato un piano “realistico” per far uscire la Grecia dall’empasse. Qualcosa sembra muoversi, anche se il passo da tenere non può più essere da lumaca, ma da gigante.

Abbiamo consegnato un piano realistico per far uscire la Grecia dalla crisi. Ora la decisione finale rimane nelle mani dei leader europei”. Così si è espresso il premier greco Alexis Tsipras annunciando l’invio di un nuovo piano, ora al vaglio della Troika. E lo ha fatto all’indomani dell’incontro notturno tenutosi a Berlino tra il presidente della BCE Mario Draghi, il presidente francese Francois Hollande, il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker,  la direttrice del FMI Christine Lagarde e la cancelliera tedesca – nonché padrona di casa – Angela Merkel, la quale ha convocato il vertice proprio per concordare una posizione comune da tenere al tavolo delle trattative con la Grecia e trovare così una soluzione ad un problema che si trascina ormai da settimane.

Il Financial Times ha riferito che, nel corso del meeting berlinese, le 5 persone più influenti del momento hanno discusso e sottoscritto un documento che includerebbe compromessi e concessioni per entrambe le parti – governo greco e creditori.

Per questo, Tsipras ha preferito non aspettare ulteriormente e ha giocato d’anticipo consegnando il “documento finale” al Brussels Group. “La Grecia conosce la differenza tra un governo che negozia in modo caparbio e uno che approva semplicemente le richieste dei creditori” ha detto il premier ellenico in conferenza stampa, aggiungendo che “la Grecia e i greci stanno solo chiedendo giustizia”.

Fonti provenienti dall’Europa hanno sussurrato che la proposta del governo greco accetta, di fatto, l’adeguamento dell’Iva (due aliquote, 22% e 11%) per tutti i prodotti e servizi, senza sconti per le isole, una revisione delle pratiche di contrattazione collettiva nel mercato del lavoro greco e il mantenimento della tanto vituperata tassa immobiliare Enfia.

Va notato che le proposte presentate sono per il completamento della revisione del programma in corso e non includono alcuna disposizione per il deficit di bilancio, che dovrà essere oggetto di ulteriori misure. L’obiettivo generale della proposta greca è di concludere la revisione al fine di ricevere, da parte della Troika, almeno una parte del prestito necessario a non dichiarare default.

Difatti, i tempi stringono e non c’è più modo di dilatarli; il 5 giugno la Grecia dovrà rimborsare 300 milioni al FMI e, poco dopo, altri 1,3 miliardi di euro. Soldi che, a detta del ministro dell’Interno Nikos Voutsis, non sono disponibili in cassa. Non solo, ma le borse continuano a oscillare pericolosamente, portandosi dietro le economie di mezza Europa.

E a rendere i tempi ancora più stretti c’ha pensato lo stesso FMI che, per bocca di Christine Lagarde, ha ormai preso in considerazione l’ipotesi grexit e, dunque, è ancora più ostile ad accordi al ribasso. Questa dura presa di posizione da parte del FMI, a detta di James M. Boughton, senior fellow del Centre for International Governance Innovation in Canada, è dovuta ad un errore “storico” compiuto dal Fondo Monetario Internazionale, ovverosia essersi lasciato coinvolgere, nel 2010, all’interno della Troika, non potendo – al suo interno – svolgere il ruolo di guida, assegnato all’Europa. “Il compito del FMI nel 2010 era di risolvere la crisi greca: aveva le risorse e l’autorità per determinare il tipo di policy necessarie. Ma se il FMI avesse agito come al suo solito, all’Europa la risposta non sarebbe piaciuta perché avrebbe significato una profonda ristrutturazione del debito pubblico greco”, ha spiegato in un’intervista rilasciata a Il Foglio. “La missione di Bruxelles – ha continuato Boughton – non era il welfare mondiale né la crescita del benessere, bensì la sopravvivenza dell’euro”. Insomma, secondo Boughton la decisione deriverebbe dall’insofferenza dell’istituto presieduto da madame Lagarde di non poter agire come vorrebbe.

Le ipotesi sulle cause di questo malessere possono sprecarsi, ma il risultato non cambia: il FMI intende sganciarsi al più presto da questa situazione. Tant’è vero che, secondo indiscrezioni, il gruppo dei cinque riuniti a Berlino sarebbe intenzionato a concedere un finanziamento ponte – previa accettazione del programma dei creditori da parte del governo – il quale sarebbe sostenuto però, con una certa dose di azzardo, non tanto da FMI e Bce, quanto dalla Ue attraverso il fondo salva-Stati.

E a dimostrazione che “qualcosa è cambiato” – per citare il noto film con Jack Nicholson e Helen Hunt –, la proposta a Tsipras non dovrebbe essere nei termini di “prendere o lasciare”, ma sarebbe finalizzata a infondere una nuova dinamica nei negoziati e a mettere il governo greco di fronte all’obbligo di dare risposte.

Staremo a vedere. Per quanto riguarda il cambio di ruolo del FMI tempo ce ne dovrebbe essere a sufficienza, dal momento che, per emanciparsi dall’Unione europea, il direttore generale dell’organizzazione dovrebbe in primis non avere più bisogno dei voti dell’Europa – e il 30 percento dei voti confluiti sulla persona di Christine Lagarde proviene dal Vecchio continente -, per cui, se anche l’obiettivo del FMI fosse quello di staccarsi dall’Europa eleggendo un direttore non europeo, questo progetto non potrebbe essere realizzato prima di un anno. Per quanto riguarda, invece, lo stallo greco, come detto, il tempo stringe e i cambi di direzione che sembrano essere avvenuti devono presto trasformarsi in fatti reali. Ci sono ancora troppi verbi al condizionale in questa fase. È tempo di usare un altro tempo.

Chi è Flavio Boffi

27 anni, dottorando in Studi Politici a La Sapienza, laureato in Relazioni Internazionali all'Università degli Studi Roma Tre. Collaboro con East Journal da giugno 2014, dopo aver già scritto per The Post Internazionale e Limes.

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