Sono 89 i politici europei finiti sulla lista nera del Cremlino: politici nazionali ed eurodeputati a cui è vietato l’accesso sul suolo della Federazione Russa. Dell’esistenza di una lista nera si sapeva da tempo, almeno da inizio anno – da quando vari politici, come la lettone Sandra Kalniete o la tedesca Rebecca Harms, erano stati respinti alla frontiera – ma ora è l’intero documento ad essere venuto alla luce, pubblicato dal quotidiano finlandese Yle.fi dopo esser stato fatto pervenire dalle ambasciate russe ai governi di diversi paesi UE.
La lista dei “nemici” di Putin in Europa
Sulla lista ex premier, eurodeputati, ma anche politici nazionali. La maggior parte polacchi (un quarto), poi baltici e scandinavi, tedeschi e britannici. E nessun italiano. Vi si leggono i nomi del leader dei liberali europei, l’ex premier belga Guy Verhofstadt, così come l’ex presidente del Parlamento europeo, il popolare polacco Jerzy Buzek. Ma anche l’ex vicepremier liberale britannico Nick Clegg (una cui ava, secondo il Daily Mail, avrebbe cospirato per assassinare Lenin) e l’ex Commissario europeo all’allargamento e vicinato, il popolare ceco Stefan Fuele, così come l’ex presidente dei verdi europei Daniel Cohn-Bendit. Ma non ci sono solo politici: appaiono sulla lista anche il tedesco Uwe Corsepius, funzionario del segretariato generale del Consiglio UE, assieme al filosofo francese Bernard Henri-Levy e ad Anna Maria Corazza, eurodeputata e moglie dell’ex ministro degli esteri svedese Carl Bildt. E anche figure di minor rilievo, come l’ex ministro svedese allo sport e alla cultura, Lena Adelsohn-Liljeroth.
Mosca ha giustificato la lista nera come una reazione alle sanzioni individuali UE che colpiscono 151 cittadini russi e separatisti ucraini. Per l’ambasciatore russo a Bruxelles Vladimir Chizhov, si tratta di persone “che hanno contribuito direttamente o continuano a contribuire a mettere a repentaglio le relazioni tra UE e Russia”. Una misura che “non aiuta,” invece, secondo il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier (non sulla lista), “in un momento in cui stiamo cercando di evitare un aspro e pericoloso conflitto nel cuore dell’Europa”. Identica reazione da parte del presidente del parlamento europeo Martin Schulz, per il quale “ciò diminuisce la fiducia reciproca e ostacola qualsiasi sforzo per un dialogo costruttivo teso a trovare una soluzione pacifica e durevole all’attuale crisi geopolitica”.
Le reazioni dei listati sono state varie. Per Guy Verhofstadt, “Putin ha reso la Russia uno stato totalitario senza rispetto per democrazia, libertà e stato di diritto, e senza spazio per una opposizione politica”. Stupore da parte del presidente del Comitato economico e sociale europeo, il francese Henri Malosse, che si definisce “russofono e non russofobo” e lamenta di essere l’unico presidente in carica di una istituzione UE ad essere colpito – forse perché proprio a capo dell’istituzione simbolo della società civile europea, ipotizza. L’eurodeputato lettone Artis Pabriks si dispiace di non poter più così recarsi per le vacanze estive in Siberia, “luogo dei campi di concentramento dei nostri genitori”. Altri l’hanno presa più alla leggera: “significa che stiamo facendo un buon lavoro,” secondo l’ex ministro degli esteri ceco Karel Schwarzenberg, per il quale la lista nera del Cremlino costituisce “un club onorevole”.
La lista era rimasta segreta “perché non siamo obbligati a renderla pubblica dal diritto interno né internazionale”, secondo Chizov. E proprio per questo, secondo la diplomazia europea si tratta di “una misura totalmente arbitraria e ingiustificata, specialmente in mancanza di ulteriori chiarificazioni”. La lista UE delle persone sottoposte a sanzioni, al contrario, è pubblica e prevede una giustificazione personalizzata per l’inclusione di ciascuna persona, a cui è inoltre inviata una lettera più dettagliata con la quale fare eventualmente ricorso alla Corte di giustizia europea del Lussemburgo.
Mr. Gentiloni goes to Moscow – Libia e non solo
Nel frattempo, il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni è volato di nuovo a Mosca per ottenere il beneplacito di Sergei Lavrov ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che permetta l’uso della forza contro gli scafisti libici – nonostante le parole di condanna di rito della lista nera anche da parte della diplomazia italiana.
Lavrov ne ha approfittato per rimarcare la posizione russa, secondo cui la lista nera è solo una risposta moderata alle sanzioni UE che hanno colpito politici russi impegnati nella Crimea occupata, una questione che Mosca considera puramente “domestica” e “locale” anziché internazionale.
L’opposizione chiede spiegazioni a Putin – ma resta a rischio
Una richiesta formale di spiegazioni sulla lista nera e sui criteri di inserimento delle persone bandite dal territorio della Federazione Russa è venuta dal deputato indipendente Dmitri Gudkov, vicino all’opposizione.
Ma la posizione dell’opposizione in Russia rimane difficile. Dopo l’omicidio Nemtsov, è di questi giorni la notizia dell’ospedalizzazione, per sospetto avvelenamento, del giornalista e deputato 33enne Vladimir Kara-Murza, da sempre aspro critico del presidente Putin. La sua ONG “Open Russia” aveva appena diffuso un filmato di critica all’uomo forte del Cremlino in Cecenia, quel Ramzan Kadyrov che si è assunto le responsabilità ufficiali nell’omicidio Nemtsov.
Cosa dire? Lo avete messo proprio nella bocca. In questa lista, in questo “club onorevole” manca UN italiano… di yugoslavi non mi stupisco, come neanche degli ungheresi… Questa è una posizione d’Italia o il caso? Come si chiamasse un club opposto, di amici del Cremlino?))