BOSNIA: "Chi sono io?" Dell’importanza di essere bosniaco-erzegovesi

di Tatjana Milovanović (trad. Davide Denti)

Che cosa significa essere bosniaco-erzegovese in Bosnia-Erzegovina? Una tale identità esiste davvero? “La costituzione della Bosnia-Erzegovina, afferma che tutti i cittadini della Federazione della Bosnia-Erzegovina e della Republika Srpska sono automaticamente cittadini della Bosnia-Erzegovina. Il fatto è che tutti noi, come cittadini della Bosnia-Erzegovina, riceviamo un passaporto e una carta d’identità con lo stemma di un singolo paese e il segno di una sola cittadinanza.”

Il famoso principio dello ius soli, nato in Francia al tempo della rivoluzione, stabilisce che sia cittadino francese chiunque risieda entro i confini di quel paese, a prescindere dall’etnia. Questa idea di ius soli è ancora oggi popolare in Francia,tra i principali paesi dell’UE.

Se qualcuno avesse chiesto ai miei nonni nel 1990 a quale nazione appartenessero, avrebbero detto che erano jugoslavi e bosniaci-erzegovesi. Mio nonno probabilmente avrebbe iniziato a parlare con nostalgia del passato, ricordando come, come poliziotto, nel 1984 aveva lavorato a Sarajevo durante le Olimpiadi, o come era la vita in Kosovo negli anni ’70. Mia nonna avrebbe probabilmente raccontato di come “Borac”, una ditta di abbigliamento in Banovići, sia stata la migliore cooperativa con cui abbia mai lavorato, e come siano andati alle migliori gite aziendali insieme. E sì, erano jugoslavi, ed erano bosniaci-erzegovesi.

Se si pone loro la stessa domanda oggi, essi stessi non sanno come rispondere, e per la maggior parte evitano di parlare di quel tempo. La nonna dice che non ha più senso parlarne, poiché i migliori giorni della sua vita sono alle sue spalle, e ciò che ha oggi, in questo paese, è pura sopravvivenza.

Parlando con una ragazza del liceo di Kladanj, una piccola città nel nord-est della Bosnia, ho scoperto che anche oggi non si può spiegare a suo nonno che sono bosgnacchi [il gruppo nazionale dei bosniaci di ascendenza culturale musulmana, ndt]; egli sostiene ostinatamente di essere solo cittadino bosniaco-erzegovese e di non conoscere nessuna altra identità nazionale.

E davvero, quando penso al paese in cui vivo, prendendo in considerazione sia la sua storia, sia i tempi in cui si sta sviluppando, non posso fare a meno di chiedermi: che cosa significa essere bosniaco-erzegovese in Bosnia Erzegovina? Esiste ancora una tale identità?

Come qualcuno che è cresciuto dopo la guerra in Bosnia-Erzegovina, ho sempre affrontato un dilemma sulla mia identità etnica e nazionale. Essendo cresciuta in una famiglia di tradizione ortodossa, sono sempre stata immediatamente considerata come serba. Nessun problema per gli altri, quindi, ma un problema per me, perché ho sempre sentito che mancasse qualcosa.

I simboli etnici in Bosnia-Erzegovina sono diventati così importanti che a volte mi sento come se stessimo vivendo in un momento di storia antica e divisioni tribali, dove i colori e le insegne sono l’unica garanzia di sopravvivenza. In un momento in cui i politici, attraverso i media mainstream, parlano apertamente di non riconoscere la capitale di questo paese, di rafforzare le entità e la creazione di regioni autonome, mi chiedo se c’è una possibilità di vita e di sopravvivenza al di fuori dell’etnia.

Ciò che preoccupa di più i giovani in Bosnia-Erzegovina è l’impossibilità di trovare un lavoro e la conseguente mancanza di denaro. È a causa di questi problemi che un gran numero di giovani, tutti i giorni, decidono di cercare la felicità al di fuori dei confini della Bosnia-Erzegovina. Le difficoltà della vita di oggi al di fuori dei confini del proprio “gruppo” è resa evidente dai numerosi casi in cui la scelta di un candidato piuttosto che un altro per un posto di lavoro è determinata dall’adempimento delle “quote etniche” e dalle linee di partito. Se prendiamo in considerazione il fatto che l’80% dei partiti politici includono simboli etnici nei loro nomi, possiamo vedere l’entità del problema che il paese sta affrontando.

A volte sembra inutile parlare dell’esistenza del paese Bosnia-Erzegovina, perché la maggioranza dei suoi cittadini si dichiarano membri di un altro gruppo, piuttosto che cittadini di questo paese. Mi chiedo se ci sia davvero un paese se anche coloro che portano il suo passaporto negano la sua esistenza. Come mai solo un vecchietto di Kladanj lo ricorda? Perché non possiamo essere tutti cocciuti, e evitare di essere derubati di ciò che i nostri nonni avevano? Perché continuamente cerchiamo di dimenticare da dove veniamo, e dentro quali confini viviamo? Non possiamo dimenticare la nostra religione e etnia perché portano in loro l’individualità e la storia delle nostre famiglie e antenati. Ma dobbiamo anche rivolgerci a ciò che è forse una priorità ancora maggiore, ossia avere tutte le etnie e tutte le religioni che vivono una affianco all’altra all’interno di questi confini statali. Non sarebbe bello se potessimo parlare di appartenenza a un gruppo più ampio, e, infine, parlare di noi come di fieri cittadini bosniaco-erzegovesi?

Credo che queste idee di “fratellanza e unità” possano sembrare troppo idealiste e addirittura impossibili oggi, ma se si pensa che sono anche un po’ necessarie, e se le si considera logiche, non tutto è perduto. Anche se sembra folle a volte, e anche un po ‘ingenuo, credo che tutti i cittadini della Bosnia-Erzegovina siano un po’ come quel vecchietto di Kladanj.

Essere oggi bosniaco-erzegovese significa essere arrabbiato e amareggiato dal sistema politico del paese. Significa vivere in comunità economicamente instabili, in lotta per l’esistenza di ogni giorno e per un “domani migliore”. Ma significa anche essere orgogliosi quando i nostri atleti vincono una medaglia o quando Sarajevo entra nella classifica delle 100 migliori destinazioni turistiche. Essere bosniaco-erzegovesi significa sentire amore ed appartenenza per il proprio paese, e portarseli con sè ovunque.

Tatjana Milovanović, ventunenne, è corrispondente di Balkan Diskurs da Brčko. Foto: Mirko Pincelli (PCRC/PINCH media project ‘’Bosnian Roma’’)

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3 commenti

  1. Per quanto scritto sto dedicando 20 anni della mia vita alla BiH…

  2. Io Non ho Mai e poi Mai dubitato chi sono . Perché da quando sono nato e ho 56 anni sapevo che sono “BOSANAC” ( Bosniaco)
    Chi ha dubbi della sua appartenenza , ossia chi non sa dov’è nato , quale è sua madre lingua ..neanche la merita. Pozzzzz.

  3. Ma cara Tatjana, possono dichiararsi semplicemente Jugoslavi, senza essere jugonostalgici o ex! L’ organizzazione “Naša Jugoslavia” e’ riuscita conquistare la definizione di nazionalita’ jugoslavo. Anche nella Croazia nazional-clericale, che ti rispondevano prima con brutte maniere nel dichiararti di esser jugoslavo, ci si puo’ definire cosi’, soltanto che ci mettono tra “altri”.

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