UCRAINA: Anno nuovo, nuovo approccio. Militare

Il 20 dicembre, il presidente ucraino Petro Porošenko ha firmato il decreto n°953/2014 “sulle decisioni del Consiglio di Sicurezza e Difesa nazionale”, che prevede lo stanziamento per il 2015 di 86 miliardi di grivne (4,5 miliardi di euro) per spese in campo militare. Secondo i calcoli del ministro delle Finanze, la ucraino-americana Natalie (Natalija) Jares’ko, tale somma corrisponde ad un terzo del budget del paese.

Il decreto prevede che i finanziamenti si ripartiscano, secondo i nove punti indicati nel documento, tra esercito, Guardia Nazionale, nuovi arruolamenti, supporto tecnico-logistico, e creazione di impianti di produzione militare. Nello specifico, il Ministero della Difesa riceverà 44 miliardi di grivne (il 5% del PIL ucraino), il servizio di intelligence 758,9 milioni, e 8,4 miliardi la Guardia Nazionale, forza armata speciale, che fa capo al Ministero degli Interni, rifondata dopo 14 anni nel marzo scorso in seguito alle crescenti tensioni in Crimea e Donbass.

Il Consiglio di Sicurezza e Difesa nazionale ha stabilito inoltre tre ondate di nuovi arruolamenti per il 2015, a fine gennaio, in aprile e in giugno. La costrizione obbligatoria era stata reintrodotta in maggio, dopo che il presidente Janukovič l’aveva cancellata qualche mese prima. Il periodo di leva durerà un anno e mezzo e riguarderà i giovani ucraini tra i 20 e i 27 anni, che daranno il cambio a quelli che, terminato il loro anno o più di servizio, verranno smobilitati nel primo trimestre di quest’anno. Porošenko ha affermato che la decisione è volta a introdurre nelle file dell’esercito nuovi individui in forma sia fisica che psichica.

Porošenko ha poi affermato che ogni giorno l’Ucraina spende in operazioni militari antiterroristiche nelle zone orientali cento milioni di grivne (5 mln di euro); ma nonostante il costo sia elevato, economizzare nella questione della sicurezza e della difesa nazionale non è per ora immaginabile. Il giornale russo Nezavisimaja Gazeta afferma che sulla linea di contatto con i separatisti, le forze ucraine stanno impiantando nuove strutture militari e le apparecchiature vengono incrementate. Dall’altra parte, i separatisti si preparano a rispondere a possibili attacchi e provocazioni con dotazioni di fabbrica russa.

Aleksandr Turčinov, nella sua prima intervista come segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa nazionale (è stato eletto il 16 dicembre) a LigaBusinessInform, ha affermato: “La Russia agisce in maniera meschina. Ha attaccato quando eravamo deboli, quando non c’era nel paese un reale potere. Hanno attaccato quando non c’era un esercito pronto a reagire, quando le forze armate erano in una completa frana. Come sciacalli, hanno attaccato alla schiena”. Si è poi detto convinto che “l’unico modo per far rispettare gli accordi di Minsk, per liberare i territori occupati, è quello di opporgli un esercito e un paese forti. Non vi è altro modo. Non credo nel confronto diplomatico con la Federazione Russa. Non credo nemmeno se ne andranno spaventati sotto alle pressioni dei nostri alleati. Solo un esercito ucraino forte li può cacciare dai nostri territori”.

Non deve stupire quindi che il 25 dicembre la Verchovna Rada abbia ampliato i poteri del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale, del suo capo (lo stesso presidente Porošenko) e del suo segretario neoeletto Turčinov. Se prima le decisioni del Consiglio venivano sottoposte all’approvazione del governo, ora questo organo è autonomo sia nelle scelte che nelle nomine dei suoi membri. In Parlamento la proposta è passata con la sola opposizione del partito Samopomoš, che ha fatto notare come questa legge non promuoverà una più immediata fine del conflitto nelle aree del Donbass, ma invece potrà portare ad un abuso di potere e ad una lotta per ottenerlo. Infatti, in questo modo, il controllo su economia, finanza, istruzione, medicina e sicurezza nazionale sembra essere stato unificato, secondo un’ottica presidenziale assoluta, nelle stesse mani. Quelle del presidente Porošenko, coadiuvato dal primo ministro e dal segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale.

Chi è Martina Napolitano

Dottoressa di ricerca in Slavistica presso l'Università di Udine, è direttrice editoriale di East Journal e scrive principalmente di Russia.

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2 commenti

  1. Confesso che trovo il titolo di questo articolo fuorviante, anche se non mi è chiaro se ciò sia voluto o no. Quel MILITARE mi suona artatamente negativo, suggerisce una sorta di involuzione delle strutture politiche ucraine, meglio il riaffiorare di una trama reazionaria e guerrafondaia, caratteristica di fondo di una classe politica criptofascista e delegittimata.
    Nei ventiquattro anni trascorsi dalla dissoluzione dell’URSS, le forze armate ucraine non hanno semplicemente avuto alcuno scopo o funzione, ridotte rapidamente ad un cronicario per generali ubriaconi e corrotti, reduci, o meglio orfani dell’Armata Rossa, impettiti a celebrare le glorie sovietiche in mancanza di pensiero strategico nazionale autonomo. La leva obbligatoria era vissuta dai giovani ucraini come una fastidiosa perdita di tempo nei migliore dei casi se non una esperienze degradante ed inutile.
    La sua abolizione non fu conquista sociale, ma semplicemente l’ennesima furbesca concessione populistica di un regime autoritario alla ricerca di un facile consenso e lo spianare la via ad un efficiente monopolio della polizia di regime.
    D’altronde questo abbruttimento e degrado delle forze armate del Paese era gradito e perfettamente consentaneo alla volontà di rivalsa e potenza del vicino russo, che vedeva come fumo negli occhi la sola esistenza di forze armate che potessero non dico rappresentare una minaccia, ma un segno di una volontà di autonomia e indipendenza.
    La facilità con cui “i soldati verdi” hanno preso il controllo della Crimea o il dissolversi dell’autorità centrale in molte zone dell’est Ucraina, furono permesse dalla disordinata e confusa apatia di militari senza ideali, prima ancora che dalla profonda e ramificata infiltrazione dei servizi segreti russi nei quadri ufficiali.
    Non a caso la ripresa, chiamiamola pure la riscossa ucraina fu indubbiamente gran parte opera di formazioni paramilitari volontarie, mentre i “regolari” stavano prudentemente alla finestra cercando di capire da quale parte fosse conveniente schierarsi per salvare privilegi e pensioni.
    Per cui non confonderei questo doveroso sforzo di colmare vent’anni di imbelle sudditanza ad un non sempre amichevole vicino, con uno sprazzo di militarismo guerrafondaio.
    E’ chiaro anche visivamente: al macho del Cremlino si addicono stivaloni e torso nudo, al ex produttore di cioccolata la mimetica un po’ strettina al girovita.

  2. E’ veramente triste constatare come nei programmi della nuova giunta si sta andando verso una nuova guerra. L’esercito ucraino si prepara ad uccidere di nuovo i suoi cittadini e a distruggere ospedali, scuole ed abitazioni, come è successo, nel colpevole silenzio dell’occidente, lo scorsa estate. Questo è tanto più inquietante in quanto, come è ben messo in luce nell’articolo, l’Ucraina si sta muovendo politicamente sempre più verso un autoritarismo militare, con accentramento del potere nelle mani di pochissimi e la pratica esautorazione del parlamento (peraltro votato da solo il 52 % della popolazione)

    Desidero portare all’attenzione questo bell’articolo apparso sul The Guardian sulle immani distruzioni e sulle vittime (dimenticate) che il governo ucraino ha provocato nell’est dell’Ucraina. Quei cittadini sono colpevoli di pensarla diversamente e di aver votato in massa a favore dell’indipendenza da un governo sottomesso agli interessi degli Usa.

    http://www.theguardian.com/world/2015/jan/07/-sp-ukraine-pervomaisk-luhansk-forgotten-city-destroyed-by-war

    La speranza è che articoli di tal genere appaino sempre più spesso sulla stampa occidentale e che la politica di Putin di favorire un accordo che tenga conto delle aspirazioni popolari delle regioni ribelli abbia successo. Certo quelle frasi di Turcinov non lasciano ben sperare.

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