MACEDONIA: Le proteste degli studenti infiammano il paese

Lo scorso 10 dicembre più di 12.000 studenti sono scesi in piazza in Macedonia per rivendicare il diritto ad un’università indipendente e priva di interferenze da parte dello stato. La manifestazione principale si è tenuta nella capitale, Skopje, mentre altre proteste sono state organizzate in città minori. Questa è la seconda dimostrazione organizzata dagli studenti: alla prima, tenutasi il 17 novembre, avevano partecipato più di 2.000 persone, tra l’indifferenza quasi totale dei media.

Gli studenti protestano contro l’intenzione del governo di modificare la legge sull’istruzione. Il governo macedone, guidato dal premier Nikola Gruevski, ha di recente proposto un emendamento alla legge che prevede l’introduzione di un esame di stato obbligatorio per chiunque sia in procinto di laurearsi presso un’università statale. L’intenzione, secondo il governo, è di controllare la qualità degli studi, in vista di un loro miglioramento. Di opinione contraria gli studenti, che invece sostengono che l’esame rappresenterebbe un’interferenza da parte dello stato e costituirebbe un ulteriore ostacolo al regolare svolgimento dei loro studi.

Le manifestazioni degli studenti hanno preso alla sprovvista il governo, che ha bloccato internet per impedire l’uso dei social network. Gruevski, poi, ha tentato di screditare le proteste utilizzando una teoria molto in voga nei Balcani, quella delle infiltrazioni di presunti “nemici dello stato” che avrebbero organizzato le proteste. Il premier ha accusato rispettivamente i partiti di opposizione e la fondazione Open Society, creata da George Soros e molto attiva (e altrettanto criticata) nell’area con progetti a sostegno della democrazia e dei diritti umani. I mass media hanno inoltre pubblicato le foto dei manifestanti a volto scoperto, cerchiando di rosso le facce dei presunti appartenenti a gruppi associati all’Open Society. Come risposta, alcuni studenti hanno cerchiato la loro foto di profilo sui social networks, riportando lo slogan “Penso, dunque mi cerchiano”.

Un esame controverso

L’esame di stato proposto dal governo macedone non è certo il primo tentativo di minare l’autonomia dell’università statale da parte del governo. Come spiega Trajche Panov, ricercatore macedone all’Istituto Universitario Europeo e professore di Studi Europei alla James Madison University di Firenze, “questa proposta è solo una delle misure previste da un pacchetto di riforme legislative nell’area dell’istruzione. Il partito al potere ha già messo seria pressione all’università infiltrando quadri di partito, e questo ha ulteriormente influenzato l’abbassamento della qualità dell’istruzione universitaria. Molti degli studenti più preparati e dei giovani studiosi delle università hanno lasciato il paese per cercare migliori opportunità all’estero. La scarsa qualità dell’istruzione universitaria è una conseguenza delle numerose politiche del governo e l’esame di stato non può certo essere una soluzione”. Come sottolineano anche gli studenti, confermando le parole di Panov, la qualità dell’istruzione statale è diminuita proprio a causa delle politiche governative che hanno incentivato la decentralizzazione delle università, creando sedi distaccate in province remote, e la promozione di professori vicini al partito di governo.

Ma in che cosa consiste esattamente questo esame? Risponde Panov: “il modo in cui l’esame è pensato dimostra che il governo non ha un’idea chiara degli obiettivi da ottenere con questo progetto. La proposta ufficiale è che l’esame consisterà in due parti e che la registrazione dell’intero processo verrà resa pubblica e trasmessa. Ancora una volta questa decisione va contro l’autonomia delle università ed è una dimostrazione di sfiducia e mancanza di rispetto verso la comunità accademica. Invece di contribuire a migliorare la qualità dell’istruzione, questo esame non sarà nient’altro che un ulteriore ostacolo istituzionale per gli studenti e, come molti sottolineano, un potenziale terreno per illeciti finanziari e possibili abusi durante tutto il processo di organizzazione dell’esame”.

La manifestazione di dicembre è la più grande protesta studentesca organizzata in Macedonia dalla sua indipendenza, nonché una delle poche proteste di stampo civico che si sono tenute in un paese dove convivono, con non pochi problemi, macedoni e albanesi. Gli striscioni degli studenti, scritti sia in macedone che albanese, hanno confermato la portata civica delle proteste. Come era già accaduto in Bosnia a febbraio di quest’anno, i manifestanti hanno esplicitamente dichiarato la loro volontà di superare le barriere di tipo etnico, dando prova di come l’appartenenza ad una categoria sociale discriminata – quella degli studenti – sia più forte di quella etno-nazionale.

Foto credit: grid.mk

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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