CROAZIA: Arrestato il sindaco di Zagabria

Il sindaco di Zagabria, Milan Bandic, è stato arrestato con l’accusa di corruzione in merito alla vicenda della Zagrebacki Holding, azienda municipalizzata della capitale croata, da cui sarebbero stati sottratti capitali finiti nelle tasche di uomini vicini al sindaco. Unitamente a Bandic sarebbero stati arrestati alcuni amministratori locali. Dovranno tutti rispondere di corruzione, abuso di potere e abuso d’ufficio.

La notizia è destinata a scuotere la politica croata. Bandic è un politico di lungo corso, per quattro volte sindaco della capitale, è stato esponente del partito socialista che ha anche presieduto fino al 2010, anno in cui decise di concorrere alla poltrona di presidente della Repubblica malgrado la contrarietà del suo partito che approfittò dell’occasione per scaricarlo, preferendogli Ivo Josipovic, il quale vinse quelle elezioni.

Bandic è sempre stato un politico poco presentabile: nel 2002 dovette rassegnare le dimissioni da sindaco dopo che tentò di corrompere un poliziotto che l’aveva trovato alla guida in stato di ebbrezza. Nel 2004 fu coinvolto nel caso Zagrepcanka, una controversia legata all’acquisto da parte del comune di alcuni terreni a fini di speculazione edilizia. Nel 2007 la passione per le costruzioni lo vide coinvolto in un nuovo caso di speculazione edilizia, questa volta finito sotto la lente dell’USKOK, l’agenzia dello Stato che si occupa di contrastare il crimine organizzato. Sempre nel 2007 fu coinvolto nel caso Cvjetni prolaz che riguardava – indovinate un po’ – l’acquisto di alcuni lotti edificabili da parte del magnate, e amico, Tomislav Horvatinčić. I lotti comprendevano alcune aree residenziali e una chiesa serbo-ortodossa che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere demoliti per far spazio a un mega centro-commerciale. Tra le vecchie case da demolire, anche la dimora natale del poeta nazionalista croato Vladimir Vidrić. Nemmeno questo poté fermare la demolizione e l’amicizia tra il sindaco e l’impresario rese inutile qualsiasi protesta che, secondo le accuse, fu messa a tacere con minacce.

Oggi è di nuovo l’USKOK ha interessarsi di Bandic, ordinandone l’arresto. L’agenzia contro il crimine organizzato, messa in piedi per far fronte allo strapotere criminale nel paese, fu una premessa necessaria all’adesione all’Unione Europea. Il suo operato ha fin qui consentito di svelare un’intricata rete criminale alla quale partecipavano anche i principali esponenti politici del paese e che nel 2010 portò all’arresto  Ivo Sanader, all’epoca primo ministro, condannato a dieci anni di reclusione. La “cupola” croata venne così, almeno parzialmente, alla luce mostrando quanto radicata fosse la “mafia” croata: fin dall’indipendenza, infatti, l’élite croata si legava a doppio filo con una gestione criminale dell’economia e molti torbidi trovavano nel pater patriae, Franjo Tudjman, il “padrino” indiscusso.

L’arresto di Bandic, che come Sanader è stato arrestato mentre tentava la fuga, mostra come l’attitudine al crimine da parte della classe politica croata non riguardi solo la vecchia leadership nazionalista ma coinvolga anche “uomini nuovi”, come Bandic il cui “regno” è stato finalmente distrutto dopo quasi quindici anni di torbidi. Senza l’intervento dell’agenzia contro il crimine organizzato, attiva dal 2010, Bandic sarebbe ancora al suo posto. Qualcosa di buono l’ingresso nell’Unione Europea l’ha dunque portato. 

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Ho letto l’articolo e commenti fb. Ma siete lontani.. USKOK è stato formato nel 2001 mentre CRoazia ha fatto la domanda di adesione nel 2003… Pero’ l Europa c’entra, precisamente la Germania con il processo ai due agenti jugoslavi (croati) E da questo che il regime con i suoi media che avevano pronto uno speciale di 20 pagine sull arresto di Bandic vuole togliere l’attenzione.. Come ha fatto all epoca forzando il cirilico a Vukovar mentre tentava di cambiare le leggi e la costituzione per proteggere i criminali jugoslavi. Tutti questi figli dei jugo comunisti, sia biologici che soltanto ideologici, andrebbero processati.. Cosi’ forse sarebbe piu chiaro anche a voi in Italia che la devastazione della Croazia è (ri)cominciata nel 2000

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