SLOVENIA: Una Convenzione per il golfo di Pirano

La Corte costituzionale della Repubblica Slovena ha concluso, il 23 marzo scorso, che l’istituzione di una convenzione d’arbitraggio tra Slovenia e Croazia, in merito alle dispute frontaliere tra i due Paesi, non è contraria ai principî della Costituzione, poiché questa convenzione non stabilisce quali siano i confini ma si occupa soltanto di regolare pacificamente le dispute frontaliere. La corte costituzionale ha ricordato, in primo luogo, che la frontiera con la Croazia –fissata all’articolo 4 della Costituzione- corrisponde dall’indipendenza alla vecchia frontiera amministrativa tra i due Paesi.

In parole povere: il fatto che le frontiere siano sancite dalla Costituzione, non significa che quest’ultima le stabilisca concretamente poiché esse sono soltanto la riproduzione dei vecchi confini amministrativi e pertanto non sono immutabili. Gli stati possono allora accordarsi sia tramite intese bilaterali, sia portando la questione davanti a una corte internazionale. La Corte costituzionale slovena ha stabilito che “l’istituzione di una Convenzione d’arbitraggio deve avere come scopo la creazione di un tribunale e la definizione del funzionamento e dei poteri dello stesso”.

Il Presidente della Repubblica slovena, Danilo Türk, è convinto che questo documento «rappresenti una via per la risoluzione pacifica delle dispute frontaliere con la Croazia. Una volta ratificata la Convenzione, e istituito il Tribunale d’arbitraggio, la questione potrà essere risolta in pochi anni, altrimenti -aggiunge Türk- ci riserviamo di presentare la questione inerente al confine marittimo del golfo di Pirano al Tribunale internazionale dell’Aja».

Quello del golfo di Pirano è un contenzioso che, da anni irrisolto, si pone anche come disputa frontaliera tra l’Unione Europea e la Croazia e rappresenta -per quest’ultima- un reale impedimento all’ingresso nell’Unione. Che la questione non potesse che incanalarsi in vie ufficiali, proprie del diritto internazionale, evitando le retoriche nazionaliste e i toni aspri che Zagabria ha in precedenza utilizzato, era evidente. La buona notizia è che ciò sta avvenendo con insperata celerità, complice il buon senso con cui i due Paesi si stanno muovendo.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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