UNGHERIA: Il fast-food per i barboni, contro le leggi del governo Orban

Ha aperto le sue porte lo scorso 11 giugno a Budapest quello che, a prima vista, poteva essere scambiato per un ulteriore punto vendita di una nota catena di fast food americana. Da vicino, invece, risultava essere qualcosa di molto diverso, forse mai visto prima. Hunger King è infatti stata l’ultima installazione dell’artista finlandese Jani Leinonen: al di fuori del locale i “clienti” venivano invitati a disporsi su due file, una per i ricchi ed una per i poveri. Una volta dentro, a chi si era incolonnato seguendo quest’ultima indicazione, venivano distribuiti sacchetti di carta e confezioni simili a quelle contenenti panini nei veri fast food, ma che in realtà contenevano una piccola somma di denaro (l’equivalente del salario minimo giornaliero,circa 12 euro, definito per legge). Tutto questo è accaduto in Hajos utca, in una zona estremamente centrale della città.

Si tratta di una denuncia e allo stesso tempo una provocazione dell’artista nei confronti della sempre crescente criminalizzazione dei senza tetto da parte delle istituzioni ungheresi. Questa ha avuto il suo apice lo scorso autunno, esattamente il 15 ottobre del 2013, quando è entrata in vigore l’ultima manovra restrittiva nei loro confronti, vietando di fatto la possibilità di dimorare in strada. Ovviamente non solo nella capitale, dove il fenomeno è numericamente più importante, ma in ogni città dell’Ungheria.

Secondo la legge, in alcune zone di interesse turistico-culturale è vietato il “bivacco”. Inoltre ogni autorità cittadina potrà designarne altre dove la “residenza abituale” non sarà più possibile, sulla base, appunto, del rispetto dell’immagine turistica della città e dei valori nazionali.
I governi locali hanno interpretato in modo ampio la nuova norma, tant’è che a Budapest quasi tutto il centro è diventato zona vietata per le persone senza fissa dimora.

Sono previste sanzioni di diverse entità: la polizia avrà la facoltà di obbligare il senzatetto ad abbandonare l’area in questione, ed in caso di un eventuale rifiuto questo commetterà un reato punibile (la prima volta) con lavori socialmente utili. Essere trovato una seconda volta in una zona off-limit invece comporta una multa fino a 500 euro, mentre dalla terza volta scatta la detenzione da 1 a 60 giorni.

Come detto, questo è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti rivolti nei confronti dei barboni. Già dal 2010 il Parlamento ungherese varò un provvedimento per il quale le autorità locali avevano l’autorizzazione a sanzionare l’uso inadeguato degli spazi pubblici.

Nella primavera del 2012 il governo Orban aveva varato una legge per la quale coloro che fossero trovati ad utilizzare gli spazi pubblici in maniera “diversa da quella per la quale sono originariamente concepiti”, sarebbero stati sanzionati con un sistema molto simile alla norma adesso in vigore. Questa era stata però dichiarata inapplicabile dalla Corte Costituzionale nel novembre del 2012. Il Quarto Emendamento alla Costituzione, datato febbraio 2013 all’articolo 8 contiene disposizioni che rimpiazzano il vecchio articolo 22, consentendo (comma 3) ai governi locali di “vietare l’uso di alcuni spazi pubblici per l’abitazione, al fine di preservare l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza, la sanità pubblica e i valori culturali della Nazione.”

Questo iter legislativo ha quindi portato all’introduzione di severe pene nei confronti di coloro che fanno delle strade la loro casa, rendendo possibile l’applicazione della legge sopra descritta, ripresentata in seguito alla modifica della Costituzione ed approvata.Il Quarto Emendamento alla Costituzione, art. 8 comma 2, prevede allo stesso tempo l’obbligo del governo statale e locale ad adoperarsi per garantire l’alloggio per tutti i senza fissa dimora.

Per avere un’idea delle proporzioni del fenomeno della presenza dei senzatetto in Ungheria, se ne contano circa 17.000 in tutta la nazione e 4.000 nella sola Budapest (Censimento 2011), anche se secondo recenti stime il numero totale sarebbe aumentato, causa crisi economica, a c.ca 100.000 unità, di cui la metà nella capitale, mentre i posti a disposizione per cercare rifugio, soprattutto d’inverno sono circa 11.000.

Hunger King ha chiuso i battenti lo scorso 6 di luglio, ed ha avuto il merito di mettere in evidenza un problema sociale che, a prescindere dalle posizioni politiche, in Ungheria è oramai all’ordine del giorno. L’artista finlandese ha voluto sottolineare in una intervista che la protesta “non è indirizzata direttamente verso il governo ungherese, perché quello dei senzatetto è un problema a livello globale”. Almeno in Ungheria comunque, il miglioramento delle condizioni di vita di queste persone e, di conseguenza, il raggiungimento dell’obiettivo inserito nella nuova Costituzione si può considerare abbastanza lontano dall’essere raggiunto in tempi brevi.

foto ITL group

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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