UNGHERIA: Risarcimenti dalle banche, un atto dovuto ma non senza rischi

L’11 luglio anche il presidente ungherese János Áder  ha firmato il decreto sul risarcimento delle vittime dei mutui in valuta estera. Il governo senza perdere altro tempo ha dato 30 giorni alle banche per presentare eventuali giustifiche dell’aumento unilaterale delle rate dei mutui, per poi quantificare i loro guadagni illeciti. Tutte le banche che in passato hanno erogato mutui in valuta estera, dovranno rimborsare i consumatori entro la fine del 2014. In autunno poi scatta l’obbligo di convertire in fiorini tutti i prestiti ancora attivi in valuta estera, il cui cambio ufficiale é ancora da stabilire. I prestiti e mutui ormai estinti oppure precedenti al 2009, saranno intesi come caduti in prescrizione.

Riguardo agli sfratti, il governo qualche settimana fa ha prolungato senza scadenza la moratoria che impedisce lo sgombero sforzato. È vero che la moratoria non impedisce alle banche la vendita stessa dell’immobile, ma secondo i resoconti bancari già nel 2012 gli sfratti, con rare eccezioni, avvennero per debiti estranei ai mutui in valuta estera. Sebbene il decreto di risarcimento lasci con in mano un pugno di mosche quelli che negli anni passati hanno dovuto lasciare le loro case per via dei debiti, a sostegno delle famiglie coi mutui in valuta estera il governo Orbán ha speso oltre venti miliardi di fiorini, aiutando circa quattrocentomila indebitati, di cui oltre centosettantamila sono riusciti a estinguere il mutuo. Chiaramente questo ha richiesto sacrifici enormi alle famiglie, uno elevatissimo numero di ungheresi ha scelto di lasciare il paese. Si parla di oltre mezzo milione di ungheresi che hanno scelto di vivere e lavorare all’estero nella speranza di guadagni maggiori e di poter far fronte alle rate maggiorate dei mutui e prestiti in valuta estera.

Siamo dunque all’atto conclusivo del capitolo nero dei mutui ungheresi, che ha avuto inizio poco prima dell’adesione del paese all’Unione Europea. L’idea di allora era quale di erogare dei prestiti in euro ad interessi vantaggiosi ma gli istituti bancari che hanno sede principalmente in Svizzera hanno preferito impiegare come valuta il franco svizzero, che sui mercati internazionali si comportava decisamente meglio rispetto all’euro. Al successo di questa nuova formula contribuiva il periodo fortunato del franco svizzero che è risultato più stabile, quindi non a caso nei contratti standard non era menzionato un rischio di svalutazione. In quel momento roseo anche i più pessimisti preventivavano un eventuale aumento delle rate di 10 o 20%. Nel 2008-2009 lo scoppio della crisi economica in Ungheria, come nel resto dell’Europa, ha decimato i posti di lavoro e soprattutto ha causato una notevole svalutazione del fiorino. Le famiglie da un mese all’altro si sono trovate a dover pagare le rate di mutui in franchi svizzeri moltiplicate per due o tre volte. Molti analisti hanno ammesso solo a posteriori che i prestiti in valuta estera sono stati concessi a migliaia di persone che all’inizio degli anni 2000 non avrebbero avuto i requisiti minimi per ottenere un mutuo in fiorini, e questo fattore purtroppo in seguito ha portato al dissesto socioeconomico nel ceto medio-basso ungherese.

Una guerra contro le banche?

È un dato di fatto che l’attuale governo ha fatto dei passi spesso contestati contro le linee economiche e bancarie dell’Unione Europea, ma qui si tratta di un intervento doveroso da parte del governo, necessario da tempo per prevenire il peggioramento di una situazione già disastrosa, ma in quanto tale potrebbe dimostrarsi una pericolosa arma a doppio taglio. L’imposizione alle banche di risarcire i consumatori ungheresi tocca da vicino tutte le banche presenti in Ungheria senza distinzione. Infatti, la prima banca a rivolgersi alla Corte Costituzionale per la revisione della prescrizione era proprio la OTP, una delle maggiori banche ungheresi del paese. La stessa FHB, banca di credito ungherese, ha segnalato il suo dissenso riguardo all’obbligo di risarcimenti.

Le prime stime parlano di 1,2 miliardi di euro di perdita per le banche. Gli istituti bancari stranieri in difficoltà di liquidità freneranno ulteriormente sui prestiti futuri ma possono sperare di immediato aiuto dalle loro case madri. Al contrario le banche ungheresi a corto di fondi potrebbero sperare solo in un sostegno monetario governativo. Il governo al contrario se vuole mantenere il deficit statale al 3% del PIL promesso, non potrà affrontare né rimborsi né concessioni sul cambio di conversione dei mutui in fiorini.

L’Associazione ungherese delle Banche spera di poter raggiungere a breve un accordo con il primo ministro Viktor Orbán per eleminare o almeno ridimensionare le tasse bancarie introdotte alle fine del 2010.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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