UCRAINA: La rivoluzione di Maidan ha perso

La “rivoluzione” di Maidan ha perso. Ma cos’è stata davvero la “rivoluzione” e perché sosteniamo sia uscita sconfitta? Sono passati ormai diversi mesi da quando, nel novembre 2013, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a Kiev e possiamo guardare oggi a quegli eventi da un punto di vista più distaccato cercando di analizzare tutti i livelli dello scontro. Uno scontro che oggi, in diversa forma, continua. Quella che intendiamo proporre è, ovviamente, un punto di vista ma ragionato e fondato su alcuni fatti.

Le ragioni della piazza

Ci chiedevamo cosa fosse questa “rivoluzione”: quelle del 21 novembre in piazza Indipendenza (poi ribattezzata semplicemente “Maidan”, ovvero “la piazza”) non furono manifestazioni europeiste: la mancata firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo. Quello che si chiedeva era la rimozione di un presidente il cui parossistico livello di corruzione aveva strozzato la vita economica del paese, già gravemente colpito dalla crisi. Non c’erano che poche bandiere europee e soprattutto non c’era un sentimento antirusso. Insomma, la gente protestava per le ragioni di sempre: mancanza di lavoro, eccesso di corruzione da parte dei leader politici, e una giustizia amputata dalla legge del più forte. 

Il gioco degli oligarchi

A un livello meno evidente, queste manifestazioni sono state anche l’espressione del malcontento degli oligarchi ucraini che, per i loro affari, avevano un disperato bisogno di quell’accordo con l’Unione Europea: poter esportare i loro prodotti in Europa senza pagare dazi e gabelle era, in un contesto di profonda crisi, necessario ai loro interessi. Petro Poroshenko, poi eletto presidente dell’Ucraina nel maggio 2014, era forse uno dei finanziatori della protesta. Insomma, agli oligarchi serviva associarsi con l’UE e hanno appoggiato la protesta. Per la prima volta anche gli oligarchi erano pressoché tutti d’accordo: in Ucraina esistono infatti due principali gruppi oligarchici da sempre in conflitto, quello di Donetsk e quello di Dnepropetrovsk, figli del periodo di privatizzazioni allegre che caratterizzarono la fine del regime sovietico. Questi due gruppi, da sempre in lotta per il potere, trovavano ormai in Yanukovich un impiccio. Si stima che il presidente, tramite società britanniche, portasse via dalle casse dello stato circa 15 miliardi di dollari all’anno. Esattamente quanto ora il governo ucraino sta elemosinando all’Europa.

C’è poi il livello internazionale e non è sbagliato sostenere che, almeno dal 2004, gli Stati Uniti avessero cominciato a mettere il becco nella politica ucraina sostenendo le forze della Rivoluzione Arancione in modo da spostare verso ovest il baricentro del paese, finanziando attraverso fondazioni e organizzazioni non governative i partiti di opposizione. Partiti che, in buona misura, erano espressione del gruppo oligarchico antagonista a quello di Yanukovich.

E’ sbagliato vedere uno scontro tra est e ovest

Queste considerazioni sul ruolo degli oligarchi e della politica internazionali sono però sono secondarie. Sbaglia chi le pone al centro della questione. E’ falso sostenere che in Ucraina stia andando in scena uno scontro tra blocco euroatlantico e Russia. In Ucraina centinaia di migliaia di persone, sia russofone che ucrainofone, hanno manifestato per un cambiamento. Sono loro i protagonisti, sono loro gli sconfitti. Il resto è stato costruito attorno a loro, attorno al malcontento della popolazione: un malcontento cavalcato e pilotato da forze reazionarie ma genuino e radicato. La divisione in due anime del paese riassume schematicamente alcune ragioni dell’opposizione est-ovest nel paese ma non si tratta di una linea di demarcazione netta né le differenze sono mai state tali da giungere a una guerra civile, eppure di governi “filo-occidentali” in Ucraina ce n’è già stato uno. Quella di Maidan è una “rivoluzione” che deve essere messa in relazione con la Rivoluzione Arancione del 2004 in cui, per la prima volta in un paese dell’ex blocco sovietico, i cittadini hanno lungamente, fermamente e pacificamente manifestato ottenendo infine, anche se per un breve periodo, quel che volevano.

La rivoluzione da sempre scippata

Quella degli ucraini con la “rivoluzione” è una storia che comincia però già nel 1991 quando, a larghissima maggioranza, venne votata l’indipendenza. Si sperava in una crescita economica e che l’autogoverno consentisse al paese la costruzione di uno stato di diritto. Ma i fautori della rapida privatizzazione – diciamolo pure, l’occidente e il suo modello ultraliberista – hanno consegnato il paese nelle mani di una ristretta cerchia di persone, arricchitesi con illeciti ed espressione del crimine organizzato, poi divenute note con il nome di oligarchi. Gli oligarchi si sono guardati bene dal costruire uno stato di diritto e, già in quel 1991, la popolazione è uscita sconfitta vedendosi scippare l’indipendenza da un gruppo di faccendieri.

Nel 2004 la Rivoluzione Arancione fu la dimostrazione che gli ucraini non ci stavano e, specie nelle generazioni più giovani, si era radicato un malcontento profondo. Quella arancione fu una rivoluzione unica e maestosa, ma la fiducia dei cittadini si rivelò presto mal risposta: Viktor Yushenko, l’allora presidente arancione, nominò primo ministro Yulia Timoshenko, oligarca del gruppo di Dniepropetrovsk. La “zarina del gas” era della stessa pasta dei suoi predecessori: questa gente non è davvero pro o contro qualcosa. Non sono pro-Europa o anti-Russia. Sono semplicemente pro-se stessi. La “Rivoluzione Arancione” fu scippata alla gente che passò settimane intere accampata al gelo di piazza Indipendenza (la stessa Maidan di oggi) da una classe dirigente corrotta a tutto tondo, egoista e incapace di fare il bene del paese.

Ma a conferma che il centro di tutto non è la geopolitica ma la gente, nel 2013 è andata in scena un’altra manifestazione: la “rivoluzione” di Maidan ha portato alla fuga del presidente Yanukovich e alla formazione di un governo ad interim formato da esponenti di tutti i partiti di opposizione. Anche questa “rivoluzione” è stata però scippata alla piazza. Leggere oggi quelle manifestazioni come una grande baracconata ordita dall’occidente è sbagliato e falso. L’unico a giovarsi di questa chiave di lettura è il Cremlino che può, in questo modo, legittimare il proprio intervento in Ucraina ponendosi come antemurale all’imperialismo euroatalantico quando, fin qui, l’unica ad aver annesso forzosamente territori è la Russia.

La “rivoluzione” di Maidan ha perso

Per questo oggi la “rivoluzione” di Maidan ha perso. Ha perso perché non si era scesi in piazza per sostituire un gruppo di oligarchi con un’altro, e Poroshenko oggi è esattamente l’espressione dell’oligarchia ucraina. Ha perso perché i gruppi estremisti, minoritari nell’agone politico, hanno saputo diventare protagonisti della protesta togliendola dalle mani dei cittadini. Ha perso perché il governo in carica non rappresenta la protesta ma è un’insieme di partiti che la protesta non l’hanno capita, né se l’aspettavano, e che si sono legittimati come forza di governo approfittando del vuoto politico e del caos. Ha perso perché quel governo non ha indetto subito le elezioni parlamentari, consentendo agli elettori di decidere. Ha perso soprattutto perché quel governo è stato incapace di mediare, di evitare lo scontro geopolitico che ha portato alla guerra civile e alla perdita della Crimea.

Sui morti di piazza Indipendenza, sui morti di Odessa e Mariupol, sulle macerie degli scontri nell’est del paese, la rivoluzione di Maidan ha perso. Certo, è sbagliato vedere nella piazza l’unica depositaria della giustizia, assurgere la massa a depositaria della genuina verità: la protesta di piazza Indipendenza è stata espressione di una parte dell’Ucraina e la rimozione di Yanukovich ha lasciato molti senza un punto di riferimento.  Tuttavia, come si è sostenuto fin qui, esiste un condiviso bisogno di rinnovamento in Ucraina: un bisogno che non è né filorusso né antirusso, ma che vuole una classe politica capace di fare il bene del paese e non il proprio.

Ecco che allora possiamo togliere le virgolette alla parola “rivoluzione”. Sì, è stata una rivoluzione: tutto è stato sovvertito affinché tutto tornasse uguale a com’era. Ma gli ucraini hanno dimostrato di non volersi arrendere, anche a costo di vedersi fare a pezzi il paese.

Foto: Un ragazzo legge i messaggi di pace disposti in Piazza dell’Indipendenza a Kiev, il 9 marzo 2014. (Dimitar Dilkoff/AFP/Getty Images)

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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35 commenti

  1. Almeno, una grossa cosca mafiosa che gestiva il potere con metodi criminali è stata rimossa. Si riprodurrà, forse, ma stava davvero soffocando il Paese, in modo non più tollerabile. Questo è il solo beneficio certo della rivoluzione.

  2. Poveracci tanti lettori di East Journal! Sulle orme di Catelli sono partiti dal raccontare Maidan come una rinascenza spirituale della sempre verde democrazia occidentale contro le fratellanze dell’autoritarismo (rosso o bruno o putiniano) , per finire accontentandosi del cambio di una cosca mafiosa con un’altra (letterale)… Un po’ di decenza consiglierebbe di starsene zitti. Nel frattempo almeno 500 persone hanno perso la vita, tra gli uni e gli altri. Ma questo è un dettaglio per chi trova milioni di euro per Kiev e ha distrutto il sistema sanitario e scolastico pubblico della Grecia!!! Sarà il cinismo della sempre verde democrazia occidentale?

  3. Ma possibile che nessuno citi mai l’emergenza umanitaria di 19000 persone profughe scappare dai bombardamenti dell’esercito regolare ucraino?
    Ci sono campi profughi oltre il confine ucraino in Russia una emergenza umanitaria di cui si sta occupando la croce rossa internazionale e russa nessuno ne parla ci sono migliaia di bambini , donne anziani, i più fortunati sono riuscitia trovare rifugio da parenti in Russia altri meno fortunati sono in campi in attesa forse vana di tornare a casa se mai la troveranno ancora intera.
    Nessuno nel civilissimo occidente ne parla qualcuno mi spiega come mai?
    Abbiamo raccolto soldi per profughi di ogni paese nel mondo per questi a pochi km da casa nostra tutto tace!!!
    Sono forse meno umani?
    Sono terroristi?
    Sono tutti criminali pagati dal Cremlino ?
    Io ho parenti più fortunati che sono riusciti a scappare in Crimea da altri parenti altri sono andato oltre confine in Russia ma le altre persone scappano scappano sotto le bombe governative tacciati da terroristi solo perché parlano russo, perché i telegiornali e giornali non ne parlano?

    • Senza alcuno spirito polemico, ma per completezza d’informazione (e ricordando anche i profughi dalla Crimea), riporto un breve riassunto del numero dei profughi in Ucraina:
      “The ongoing violent conflict between pro-Russian separatists and Ukrainian government forces has prompted thousands of people to flee their homes. The UN refugee agency estimates that, as of June 16th, there are now 34,336 internally displaced people (IDP) in Ukraine. The majority of these IDPs are from Crimea and the eastern regions of Donetsk and Luhansk.”
      Del numero oltre confine, lei saprà benissimo che sono state date molte versioni, anche dalla stessa RT, alcune risultate francamente fantasiose.

  4. 17 giugno – Il capo dei terroristi di Donets’k, l’ufficiale dell’Intelligence della Federazione russa Igor Strelkov ha dichiarato che i suoi militanti, senza l’appoggio della Russia, non sopravviverebbero per più di un mese.

    17 giugno – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel corso di una riunione a porte chiuse ha respinto un altro progetto di risoluzione riguardante la situazione in Ucraina presentato dalla Russia. Le provocazioni russe in ambito diplomatico non hanno fine.

    17 giugno – Per screditare l’esercito ucraino, i terroristi russi hanno utilizzato il lanciarazzi “Grad” contro la città di Luhans’k. I “Grad” sono posti nei pressi di Vesela Horà.

    17 giugno – Nel corso dell’ultimo anno il numero di persone in Ucraina che sostengono l’adesione alla NATO è salito al 47,3%.

    17 giugno – Lungo il confine orientale dell’Ucraina si concentrano le truppe russe:

    – circa 6500 persone di fronte alla regione di Donets’k;

    – circa 4100 persone di fronte alle regioni di Luhans’k e Kharkiv;

    – circa 2500 persone di fronte alle regioni di Sumy e Chernihiv.

    “Sul territorio della regione di Rostov della Federazione russa sono stati individuati vari gruppi di sabotaggio e di intelligence facenti parte delle forze speciali russe. Alcuni soldati russi di questi gruppi indossano le uniformi delle Forze Armate dell’Ucraina”, – ha detto l’iniziatore di “Informatsiinyi Sprotyv” Dmytro Tymchuk.

    L’ex ministro della Difesa dell’Ucraina Oleksandr Kuzmuk ha detto che nel territorio dell’Ucraina si sono infiltrati 900 militari (per la sovversione) armati di mezzi corazzati pesanti. A questi sono contrapposti 100 soldati ucraini.

    17 giugno – Nella regione di Poltava c’è stata un’esplosione del gasdotto che trasporta il gas verso la Slovacchia. Pare che l’attacco sia da attribuirsi ai terroristi russi. Questa mossa porterebbe all’aumento del prezzo sul gas russo da cui dipende l’intero bilancio della Russia.

    • “Nella regione di Poltava c’è stata un’esplosione del gasdotto che trasporta il gas verso la Slovacchia. Pare che l’attacco sia da attribuirsi ai terroristi russi”
      forti, sti terroristi russi! Colpiscono anche in una regione in cui fino ad oggi non sono nemmeno riusciti a organizzare una terroristica manifestazione di piazza contro il governo! Ci si chiede perchè non la fanno finita definitivamente andando a far fuori il governo a Kiev!
      O forse sono i filoucraini che pensano che chi legge la loro propaganda sia nato con l’anello al naso?

    • Tutte falsità, tutte supposizioni, dove sono le prove di quello che dice?? E poi i soldati Russi al confine sono a casa loro e stanno dove vogliono.

  5. 18 giugno – Il MAI ha dichiarato che l’esplosione al gasdotto nei pressi di Poltava è un attentato – vi sono tracce di esplosivo. Il Primo Ministro Arsenii Iatseniuk ha incaricato il Ministero degli Interni, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina, “Naftogas Ucraina” e “UkrTransGas” di rafforzare la protezione dei gasdotti.

    18 giugno – L’Ucraina ha bloccato 1,34 miliardi di dollari dei conti all’estero di Ianukovych. La Procura generale dell’Ucraina ha fatto il calcolo e ha dichiarato che Ianukovych è la sua banda abbiano rubato una somma pari al budget annuale dell’Ucraina.

    18 giugno – Il presidente Poroshenko ha detto che darà l’ordine alle forze della ATO di cessare unilateralmente il fuoco nella parte orientale dell’Ucraina. Per i mercenari russi verrà creato un corridoio perché possano fuggire in Russia.

    18 giugno – Il presidente Poroshenko ha detto che sta aspettando una decisione del Parlamento riguardante le elezioni parlamentari anticipate. I capi dei partiti “Udàr”, “Svobòda” e “Bat’kivshchyna” hanno portato al Parlamento un progetto di risoluzione per la sospensione dei lavori del Parlamento.

    18 giugno – I separatisti russi hanno portato a Donets’k due carri armati russi T-72. Questo genere di carri armati non fa parte delle Forze Armate ucraine. Il 12 giugno essi sono entrati sul territorio dell’Ucraina dal territorio della Russia.

    18 giugno – Il MAE dell’Ucraina ha fatto appello alla Russia chiedendo a questa come mai il MANPAD “Igla” che c’è solamente nell’esercito russo è capitato nelle mani dei militanti del Donbas.

  6. Qualche volta il fascino negativo del gattopardo ci confonde le prospettive e “semplifica” eccessivamente le sfumature.
    Se poniamo come pietra di paragone per valutare la prassi e gli standard in Ucraina quelli di democrazie consolidate e mature, sicuramente siamo molto distanti, ma l’esperienza democratica e di civile convivenza in Ucraina è molto, molto giovane e questo fatto va considerato.
    Anche se questo dispiacerà ai nostalgici dell’URSS e agli entusiasti di Putin, la separazione tra Ucraina e Russia più che un divorzio incomprensibile, capriccioso e magari astioso fra partners di lunga data, è un processo di decolonizzazione, in cui la colonia (l’Ucraina) sta faticosamente e dolorosamente tagliando i legami con una madre patria sempre più estranea e lontana.
    La RSS Ucraina aveva tutte le caratteristiche di una colonia, e l’obbiezione che alcuni ucraini abbiano fatto carriera nell’élite della potenza coloniale, non è rilevante in quanto tutto questo non aveva avuto nessuna conseguenza sulle autonomia e capacità decisionali a livello locale.
    La classe “politica” ucraina venticinque anni fa, era una accozzaglia di burocrati, yesmen, astuti “navigatori” preoccupati di salvaguardare i propri privilegi insomma gente abituata a prendere ordini dal partito o da Mosca (che poi era la stessa cosa).
    Nel complesso lo spazio exsovietico non è riuscito a distaccarsi da queste “abitudini”, se la Bielorussia è l’esempio più significativo, la stessa Russia e le repubbliche centroasiatiche ne sono i degni corollari.
    L’Ucraina è riuscita a d instaurare una prassi democratica decente: le elezioni sono vere, ci sono state alternanze di potere, anche gli strappi “rivoluzionari” arancione e Maidan testimoniano una coscienza, una partecipazione e una consapevolezza sconosciute nell’ambito exsovietico: vi immaginate qualcosa del genere a Minsk, Mosca, Astana…?
    Che poi tutte le richieste di Maidan si potessero tradurre in immediate riforme politiche economiche, forse era utopistico, certo che vedendo, cinquant’anni dopo, che fine hanno fatto le istituzioni democratiche nei paesi excoloniali, c’è da rallegrarsi che un movimento di piazza sia riuscito a trasformarsi in elezioni democratiche. Mancherebbero le elezioni parlamentari , ma purtroppo la Russia le vede naturalmente come il fumo negli occhi, per cui, gioco forza, dovremo aspettare in autunno.
    Gli oligarchi ucraini saranno dei gretti protocapitalisti, ma non sono scemi: quale prospettive oggi come oggi possono offrire i mercati russi e/o “ euroasiatici”? Solo quel venduto semianalfabeta ladro e corrotto di Yanukovich e i pennivendoli al soldo di Mosca potrebbero seriamente considerare la comunità eurasiatica una seria alternativa all’adesione al mercato comune europeo.
    Senza contare che Putin, e prima di lui tutti gli autocrati del Cremlino, concepisce l’economia come un strumento della politica (imperialista): l’acqua minerale, le mele, il vino georgiani o moldavi compaio o scompaiono dai supermercati russi a seconda delle simpatie o antipatie del momento.
    E’ stato veramente un gesto rivoluzionario quando il governo ucraino ha chiesto il prezzo “di mercato” per il gas russo. Il prezzo di mercato… al Cremlino avranno compulsato qualche manuale di microeconomia per capire di che cosa si stava parlando, loro abituati a fare il prezzo in base a considerazione politiche e strategiche.
    Prima si rescinderà il cordone ombelicale con questa mentalità autoritaria e asfittica, prima l’Ucraina avrà qualche chances in più di un decente sviluppo sia in campo economico-sociale che politico.

    • Il problema di voi fanatici della democrazia è che siete ideologici, e che quindi tendete inevitabilmente a idealizzare una parte e a demonizzare l’altra. Cito solo un esempio: la richiesta di Yatseniuk di pagare il “prezzo di mercato”. Questa richiesta, in realtà, non è mai avvenuta, e anzi il governo ucraino ha preteso di continuare a pagare i 266 dollari per 1000 metri cubi (questo sì, un prezzo politico) offerti da Putin a Janukovich alla fine del 2013 (cosa che, nell’immediato, ha fatto rientrare le agitazioni. Però, evidentemente, a qualcuno non bastava…) e non è arrivato a nulla di più di 325 $ (anche questo un prezzo più basso della media). Chi ha proposto un prezzo di mercato (385 $ /1000 metri cubi) è stata proprio la Russia. Per quanto riguarda l'”internazionale dittatoriale” che a Suo avviso è l’Unione Eurasiatica, Le ricordo che i due peggiori tiranni della regione (l’uzbeco Karimov e il turcomanno Berdimuhammedov) si guardano bene dall’entrarvici (il Turkmenistan si è addirittura registrato all’ONU come Paese neutrale), mentre per quanto riguarda la svolta di Janukovich – che peraltro neanche ci voleva entrare nell’Unione Eurasiatica, se non in un formato 3+1 che non precludesse la sua stipula dell’Accordo di Associazione con l’UE – Le suggerisco di dare una lettura a quest’articolo (http://www.neacomunicazione.it/zapping/2013/11/26/ucraina-putin-non-scorda-lorto-di-casa/)
      Il problema è che, così facendo, il tutto si trasforma in una lotta tra un “noi” e un “loro”. Noi non ce ne rendiamo conto, e magari ci autoconvinciamo che le nostre azioni siano dettate da nobili intenti, ma gli altri lo notano eccome, mentre più difficilmente notano i nostri nobili intenti. E la Russia non è certamente la più importante tra gli “altri”, né la più pericolosa….

      • Andiamo con ordine: il “prezzo di mercato” in una situazione di oligopolio viene determinato da elementi diversi da quelli operanti in un mercato monopolistico o concorrenziale. Un prezzo di riferimento potrebbe essere quello “corrente” per tipologie, distanze, quantitativi similari, mentre lo (sbilanciato) potere dell’oligopolista può pesare diversamente a secondo della controparte: ad esempio, russi e cinesi si sono ben guardati di dire che prezzo abbiano concordato. Mentre mi sembra indubbio l’uso politico delle relazioni economiche (in entrata o in uscita) da parte di Putin e il “desiderio” deli ex “clientes” di affrancarsi da questa logica. O la sudditanza economica è una delle caratteristiche auspicabili nel “paradiso eurasiatico”?
        Le ragioni perchè due noti brontosauri di malaffare non intendano entrare nell’Unione Eurasiatica possono essere tante, difficilmente perché “l’internazionale dittatoriale” non sia abbastanza “cattiva e antidemocratica”. Molto più semplicemente potrebbero non essere interessati e/o non vederci ritorni di sorta.
        Perché (se lasciamo perdere gli ideologi fanatici e, aggiungo io, i fantasisti della politica) i fatti a cui noi abbiamo assistito negli ultimi venticinque anni sono:
        a) tutti gli stati che hanno potuto andarsene dall’URSS/Russia lo hanno fatto, tranne i disgraziati variamente ricattati (Moldavia, Georgia, Ucraina…) e non mi sembra che nessuno chieda di tornare indietro.
        b) c’è la fila degli aspiranti candidati all’UE, mentre non vedo grandi entusiasmi sulla strada dell’Eurasia. Anche la Serbia, alleato storico di Mosca, che dovrebbe avere qualche motivo di riconoscenza verso i russi, dal marzo 2012 ha ottenuto lo status di candidato all’Unione europea e dal gennaio 2014 ha avviato i negoziati di adesione.
        Lei mi dirà che sono tutti idealisti fanatici, pazzi venduti, autoconvinti ignari, servi di lobbies e euroburocrati ecc. ma, chi sa perché, a nessuno viene in mente di andare ginocchioni a Mosca. Pardon, mi dimenticavo qualche indefettibile candidato c’è: la Transnistria, l’Abkasia, la Sud Ossezia e magari l’Armenia (fino al prossimo giro di valzer).
        Circa poi i più pericolosi “osservatori” bisognerà vedere dove la “strategia” putiniana porterà la Russia a lungo termine.

        • “tutti gli stati che hanno potuto andarsene dall’URSS/Russia lo hanno fatto”
          e le centinaia di migliaia di prostiute da questi stati che affollano i marciapiedi dell’Europa testimoniano di quanto ci hanno guadagnato, ad uscire dall’URSS…

        • Alberto Piras

          Non è assolutamente vero che Gazprom ha il monopolio del Gas, ci sono altre compagnie che possono fornirlo a prezzi compresi fra i 400 e i 600 $ /1000 mc. Vedi Statoil, BP o Shell

      • Addenda: ho letto l’articolo di Giuseppe Cappelluti del 26.11.13. Interessante leggere cosa cinque mesi si pensava e soprattutto si prevedeva. Per i miei gusti, ci sono troppi “conviene”, “apparenti benefici”, “condannato a oscillare”, “incapace di sostituirli”. “uscirà vittoriosa” ecc. E mi sembra di capire la sostanziale assonanza con le sue riflessioni sul ruolo della Russia di Putin. Al di la della banale considerazione che gli avvenimenti sembrano aver preso un’altra strada (del tutto imprevista per il giornalista) rimane sempre valido il saggio consiglio di lasciare le previsioni agli indovini e concentrarsi sui fatti.

        • Come Le ho sempre detto, il problema non è l’Unione Eurasiatica di per sé. L’idea di una maggiore integrazione economica tra le Repubbliche dell’ex URSS è senza dubbio buona: dopotutto il livello di partenza è più o meno simile, e di conseguenza anche la concorrenza è meno aspra. Il problema è che, per essere realmente funzionante, l’Unione Eurasiatica dev’essere l’esatto contrario dell’URSS: una grande autostrada. L’unica differenza tra Lei e me è che Lei pensa soprattutto a riforme democratiche, io soprattutto a riforme economiche. Per me la sfida è quella di russificare la modernità, oltre che di modernizzare la Russia. Altri Paesi ci hanno provato, e molti hanno vinto (Giappone in primis); non vedo perché la Russia non possa farlo. Il fatto che la cultura (sia nel senso di cultura “alta”, a cui la Russia ha dato un contributo notevole, e sia nel senso di sistema di valori) non sia sufficiente a convincere gli ex satelliti dell’URSS, e persino alcune delle sue ex Repubbliche, ad intrattenere rapporti con l’Unione Eurasiatica che vanno oltre la creazione di una semplice area di libero scambio dovrebbe essere uno stimolo a modernizzarsi. Non basta più la politica di potenza, evidentemente, qualora il bastone non è collegato alla carota; e la carota che la Russia può offrire può andar bene per un manovale kirghiso, ma non per chi guarda in alto. Purtroppo.

        • Comunque, per quanto riguarda l’internazionale dittatoriale e la pericolosità relativa della Russia, forse non mi sono spiegato bene. Quello che Le volevo dire è che:
          A) L’Unione Eurasiatica non è l’internazionale dittatoriale. Se lo fosse stato, anche l’Uzbekistan, il Turkmenistan e l’Azerbaigian avrebbero dovuto farne parte;
          B) Secondo Lei è più pericolosa la Russia o il fondamentalismo islamico? Veda Lei.

          • Alle sue considerazioni, peraltro ampiamente condivisibili, manca una domanda: perché la Russia di Putin (e sottolineo la Russia di Putin, non l’eterna Russia o la storica Russia sovietica) ha di fatto perso ogni appeal nei confronti delle repubbliche ex sovietiche e degli ex stati satelliti?
            Guardi che proprio quello che è successo in Ucraina mi ha portato a quelle conclusioni assolutamente negative sulle politiche dello “statista” Putin che Lei mi contesta: se anche le patate lesse degli oligarchi ucraini, che pure erano abituati e contenti di prosperare sotta l’ala del Cremlino, si sono visti costretti a far su i quattro stracci ed a giocare la carta europea, evidentemente il velleitario attivismo putiniano ha raggiunto un tale livello di scompostezza e asfissia da risultare evidentemente indigeribile!
            Per quanto riguarda i due gentiluomini centroasiatici, mi sono evidentemente espresso male: Lei portava a sostegno di una qualche decenza o consistenza dell’Unione Eurasiatica in fatto che personaggi cosi squalificati non vi avessero aderito, come se l’Unione fosse un ambiente troppo “pulito” per tali personaggi di malaffare. Io suggerivo che non mi sembrava il caso di scomodare scelte ideologiche o inverosimili disagi, molto probabilmente questi signori non ci vedono alcuna convenienza… (pure loro !)
            Circa le differenti scale di priorità, io non metto in testa le riforme democratiche a scapito di quelle economiche. Invece ritengo che modernizzazioni economiche e sviluppo democratico vanno necessariamente di pari passo.

  7. Grazie Oksa. Ho sempre cercato d’immaginare cosa si provava leggendo propaganda pura (alla Gobbels, per intenderci). Ora, grazie a te, me ne sono fatto un’idea più precisa. Suggerisco solo una cosa: un titolo. Tipo GAZZETTA DEL GOVERNO DI KIEV.

  8. 19 giugno – Nella zona di Krasnyi Lyman nella regione di Donets’k le forze dell’operazione antiterrorismo stanno combattendo contro i terroristi che non hanno rispettato il cessate il fuoco proclamato dal Governo.

    19 giugno – Il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden in una conversazione telefonica con il presidente ucraino Petro Poroshenko ha dichiarato che la Russia non ha smesso di inviare armi e truppe in Ucraina. Il Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha confermato che al confine con l’Ucraina sta incrementando il numero di militari russi pronti all’invasione.

    19 giugno – Il Parlamento ha approvato una legge che permetterà di modernizzare il sistema di trasporto del gas, consentendo di fermare la costruzione del “South Stream” che la Russia intende far passare sul fondale del Mar Nero. Il sistema di trasporto del gas rimane proprietà dello Stato. Il 49% delle azioni della società potrà essere di proprietà degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE.

    19 giugno – Il Parlamento ha approvato la proposta del Presidente di nominare Vitalij Iarema come Procuratore Generale, Pavlo Klimkin – come ministro degli Affari Esteri, Valeria Gontaryeva – come presidente della Banca Nazionale dell’Ucraina. Valeria Gontaryeva è la prima donna – capo della Banca Nazionale dell’Ucraina.

    19 giugno – Nelle regioni frontaliere della Russia continuano ad arrivare le unità delle Forze Armate russe. Vicino al confine con l’Ucraina questi si mettono in posizioni di tiro e mascherano gli armamenti e il materiale militare, – comunica il Servizio di Guardia del Confine dell’Ucraina.

    • “il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden in una conversazione telefonica con il presidente ucraino Petro Poroshenko ha dichiarato che la Russia non ha smesso di inviare armi e truppe in Ucraina”
      “Il 49% delle azioni della società potrà essere di proprietà degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE”
      ma ROTFL, sono così democratici che ammettono apertamente chi è il padrone dell’Ucraina.

    • Alberto Piras

      Da quello che riporta il giornalista Mark Franchetti inviato di guerra per il Sunday Times di Londra non ci sono truppe russe in Ucraina e tanto meno miliziani ceceni. Vedere il video

  9. solo fatti Stefano solo fatti della ns realta!

    • Anche questo fa parte della vostra realtà.

      Da notare la polizia che non reagisce…

      • penso la gente ha ragione, se non chiudono questi banchi, e’ ancora poco, danno i soldi per i terroristi per ucidere la gente, possiamo anche cosi: http://www.youtube.com/watch?v=JJvsKlB11Cs

        • Guarda, dire che i soldi delle banche russe finiscono ai separatisti è come dire che i soldi depositati all’Unicredit servono a coprire il debito pubblico italiano. Le banche sono istituzioni private, non statali. E comunque i veri terroristi sono quelli che si trovano a Mosca e a Washington e che vi usano per raggiungere i propri fini, giocando a chi “ce l’ha più duro” (perdonami il linguaggio).

  10. No Oksa, tante troppe bugie raccontate come fatti. Solo balle, balle della TUA realtà, e lo sai benissimo. E comunque è fantastica questa: “Il 49% delle azioni della società potrà essere di proprietà degli Stati Uniti e dei Paesi dell’UE”. Ecco tutto, ecco per chi scrivi.

  11. Uno dei paradossi ucraini è che per gli oligarchi il c.d. “stato di diritto” occidentale rappresenta soltanto uno scudo per difendere le loro ricchezze, frutto di incredibili rapine ai danni dell’intera popolazione ucraina. Kodorkovski docet.

  12. 20 giugno – Nella giornata di ieri nei pressi di Iampil’ e Zakitne, nella regione di Donets’k, sono stati eliminati circa 300 militanti separatisti; mentre 7 dei militari ucraini sono morti e 30 sono rimasti feriti, – comunica il portavoce della ATO Valdyslav Selezniov. Slovians’k, la base dei terroristi russi, è bloccata.

    20 giugno – In quest’ultimo periodo, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina ha arrestato più di 90 terroristi e sabotatori, di cui 13 sono cittadini russi, – ha detto il capo della SBU Valentyn Nalyvaichenko.

    20 giugno – Il capo della SBU Valentyn Nalyvaichenko ha dichiarato che la Russia ha pianificato l’aggressione dell’Ucraina tempo fa. Nella SBU a partire da dicembre del 2013 lavoravano diversi gruppi di funzionari della FSB che preparavano l’aggressione dell’Ucraina. Da dicembre del 2013 a febbraio del 2014 nella struttura del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina hanno lavorato tre gruppi di funzionari di alto rango della FSB. Nel corso di questi mesi tutte le armi moderne, molti file personali e archivi – tutto ciò su cui si basa un servizio di sicurezza professionale – è stato portato a Simferopol. Mosca insieme a Ianukovych ha preparato da tempo l’annessione della Crimea e gli eventi che si svolgono oggi nel Donbas.

    20 giugno – In Ucraina sono di nuovo penetrate 10 macchine lanciarazzi BM-21, carri armati T-64 e altre attrezzature militari. L’Ucraina ha le prove che queste attrezzature militari appartengono all’esercito russo, – ha detto il ministro della Difesa ad interim Mykhailo Koval.

    20 giugno – L’Ucraina intende creare unilateralmente una zona cuscinetto di 10 km lungo i confine russo-ucraino, – ha detto il vice capo dell’Amministrazione presidenziale Valerij Chalyi.

    20 giugno – Il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko è giunto al Centro antiterrorismo presso la Guardia Nazionale nel Donbas con l’intento di informarsi riguardo alla situazione nella zona.

    20 giugno – Sono 38 mila le persone fuggite dalla Crimea e dall’Ucraina orientale verso le regioni centrali dell’Ucraina, secondo i dati dell’ONU.

  13. 21 giugno – Dalle ore 22:00 del 20 giugno i terroristi hanno effettuato una serie di attacchi contro le forze dell’operazione antiterrorismo.

    Lo ha comunicato il capo del Centro di ricerca politico-militare Dmytro Tymchuk. In questo modo i terroristi russi hanno respinto il “piano di pace” proposto dal Presidente dell’Ucraina Poroshenko.

    21 giugno – La Russia ha posizionato i carri armati e l’artiglieria al confine con l’Ucraina, così che questi possano essere utilizzati dai terroristi, – ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti Jen Psaki.

    21 giugno – L’esercito del distretto militare centrale della Russia è stato portato in stato di piena allerta. Il capo del Ministero della Difesa Sergei Shoigu ha detto che Putin ha improvvisamente deciso di verificare la prontezza dell’esercito. Il controllo durerà dal 21 al 28 giugno. Putin continua a ricattare il mondo intero. Questa è la sua risposta al “piano di pace” di Poroshenko.

    21 giugno – Il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina ha arrestato il sabotatore russo che raccoglieva informazioni sull’aeroporto di Uzhhorod.

    21 giugno – I terroristi russi stanno torturando il sindaco di Horlivka Yevhen Klep, loro prigioniero: non solo gli arrecano danni fisici, ma lo hanno anche rasato e lo forzano ad assumere droghe.

    21 giugno – Nei pressi del villaggio Millerovo in Russia, a 20 km dal confine tra Russia e Ucraina, sono stati individuati dei carri armati con marchi identificativi ucraini e delle persone in uniforme ucraina. Non sarà che Putin vuole imitare la provocazione messa in atto da Hitler nel 1939 in Polonia, quando questi ha organizzato un attacco ad una stazione radio tedesca a Gleiwitz?

    21 giugno – La Russia rischia che vengano introdotte nuove sanzioni nei suoi confronti da parte dell’Occidente, se non allenta la tensione al confine con l’Ucraina. Questo è il frutto di un accordo tra il presidente Barack Obama, il presidente francese François Hollande e il cancelliere tedesco Angela Merkel, – riferisce Reuters.

  14. 23 giugno – Nei pressi della città Shchàstia è caduta in un’imboscata ed è stata imprigionata la donna-pilota Nadiya Savchenko, insieme ad altri soldati ucraini. I leader dell’ATO intendono scambiare il pilota Savchenko per un terrorista, – comunica il capo dell’ufficio stampa del Ministero della Difesa dell’Ucraina Bohdan Sennyk.

    23 giugno – Il Presidente della Lituania Dalia Grybauskaite ha dichiarato che la Russia sta offrendo ai Paesi baltici uno sconto sul gas in cambio della loro uscita dalla NATO.

    Il Presidente ha paragonato le tattiche di Vladimir Putin a quelle del dittatore sovietico Joseph Stalin.

    23 giugno – La provenienza delle armi in uso presso i terroristi del Donbas non lascia dubbi.

    Lo ha detto il ministro degli Esteri della Polonia Radoslaw Sikorski in un’intervista di The Times.

    23 giugno – I leader di Stati Uniti, Francia e Germania hanno deciso di introdurre nuove sanzioni contro la Russia nel caso ci dovesse essere una escalation della tensione nel sud-est dell’Ucraina, – ha comunicato la Casa Bianca questo sabato. L’UE ha dato a Putin tempo fino a venerdì per dimostrare il suo sostegno al piano di pace proposto da Poroshenko; da venerdì verranno introdotte ulteriori sanzioni nei confronti della Russia, – ha dichiarato il ministro degli Esteri del Regno Unito William Hague.

    23 giugno – I militanti nelle regioni orientali dell’Ucraina stanno violando la tregua e stanno aspettando l’arrivo di nuove armi e persone dalla Russia, – comunica Volodymyr Chepovyi, portavoce del Centro informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa dell’Ucraina. “I mercenari russi stanno preparando una nuova irruzione in territorio ucraino dai campi di addestramento in Russia”, – ha detto Chepovyi.

    23 giugno – Il Consiglio europeo ha completato la preparazione tecnica alla firma dell’accordo di associazione tra l’UE e l’Ucraina.

    23 giugno – Se il piano di pace proposto dal presidente Poroshenko non verrà implementato, occorrerà ricorrere al piano “B” – all’eliminazione dei terroristi, – ha detto il Consigliere del presidente Yuriy Lutsenko.

  15. Se sommate il numero dei “terroristi” uccisi dalle truppe di Kiev secondo le informazioni di Oksa, vi rendete conto di che valore hanno proprio le sue informazioni: meno di zero. Mi stupisco di East Journal che non interviene; non vorrei mai domani leggere su questo sito che gli asini volano nel consenso generale.

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