L’Europa e la Russia: il limite e l’illimitato

di Massimo Libardi

Contrariamente a quanto si possa pensare in un’epoca dove i fatti sembrano avere un dominio incontrastato, la filosofia della storia ha ancora un importante ruolo. Il bisogno di costruire quadri organici e coerenti della realtà e della sua complessità si traduce nella costruzione di sistemi come lo scontro di civiltà o di categorie sovrastoriche come quelle di Occidente e Oriente. Del resto già Erodoto nelle sue Storie poneva il problema del conflitto tra Oriente e Occidente. Questi concetti sono inoltre dei supporti che permettono di costruire le stesse rappresentazioni identitarie, l’autocoscienza, dei complessi politici e amministrativi.

In che modo l’Europa si è rappresentata la Russia e, viceversa, come la Russia ha rappresentato se stessa? La chiave di queste rappresentazioni è stata trovata in un concetto non storico, ma geografico, quello di limite, usato da Hegel per contrapporre l’Asia con le sue pianure illimitate alla Grecia. Nel suo libro su Dostoevskij, che è un libro sull’anima russa, Nikolaj Berdjaev osservava:

la struttura di una terra, la geografia di un popolo è sempre e soltanto l’espressione simbolica della struttura dell’anima di un popolo, è solo una geografia dell’anima. L’esterno è solo e sempre espressione dell’interno, è solo un simbolo dello spirito.[…] Non per caso un popolo vive in questa o in quella natura, in questa o in quella terra. V’è un rapporto intimo. Nella natura, nella terra stessa si riflettono le tendenze fondamentali dell’anima popolare”.

E così, se cerchiamo cosa differenzi il mondo russo dall’Occidente, dobbiamo cercare la risposta nella conformazione del territorio:

È singolare la struttura dell’anima russa, che si distingue da quella occidentale. Nell’Oriente russo si scopre un mondo immenso, che potrebbe esser contrapposto a tutto il mondo dell’Occidente, a tutti i popoli d’Europa. Gli europei di fiuto sottile lo sentono assai bene. L’enigma dell’Oriente russo li attira. La Russia è una pianura immensa con spazi infiniti. Sulla superficie della terra russa mancano forme nettamente delineate, mancano i confini. Nella conformazione della terra russa non c’è complessità molteplice di monti e valli, non vi sono limiti, che diano una forma a ciascuna regione. L’elemento russo è diffuso per le pianure, finisce sempre nell’immensità. Alla geografia della terra russa corrisponde quella dell’anima russa”.

Da queste osservazioni di Berdjaev prende lo spunto un’indagine che ripercorre i diversi modi in cui questi due mondi si rispecchiano l’uno nell’altro, dove l’immagine non è mai qualcosa di oggettivo, ma la risposta agli interrogativi sul proprio destino.

Questi sono i temi che vengono affrontati nell’incontro-dibattito “L’Europa e la Russia: il limite e l’illimitato”, che si terrà a Trento mercoledì 30 aprile, alle ore 17.30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55). L’incontro è organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale. Con questo incontro prosegue il ciclo “Gli spiriti della rivoluzione. La Russia e l’Europa”. Il successivo incontro, “La Russia sovietica vista da Roma”, si terrà mercoledì 7 maggio.

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6 commenti

  1. Michele Bettini

    Ovviamente saranno i professori universitari a tenere banco. E nell’occasione arrotonderanno le loro cospique e immeritevoli entrate. E noi intellettuali, ammesso che io possa parlare al plurale, andiamo a Trento a nostre spese, soltanto per fare numero. E tanta galline a guardare con i paraocchi soltanto loro. Ci andranno soltanto per fare la tesi, il comunicato, la relazione e per far credere di esserci. E in sala ci sarà tanta gente imbecille col telefonino acceso, sapendo di arrecare disturbo, e nessuno dirà loro niente. In nome della democrazia e della modernità.
    E qualcuno si metterà tra le prime file a prendere appunti, per far credere di essere un professionista e che prende le cose sul serio. Dirà che fa parte della Università, senza dire quale: l’Università della Terza età. E infine quando i monolpolizzatori delle coscienze avranno terminato le loro relazioni universitarie, i più “seri” se ne andranno senza salutare nessuno, perché è così che si fa. Non si vuole conoscere il parere e il sapere più semplice e più pratico di coloro che non vengono nominati tra i presenti.
    Io abito a Roma, ma se abitassi a Trento non mi presenterei se non ricevo prima un invito scritto e se non mi si anticipano le spese del tram. Il peggio è che non mi leggerà nessuno e che se per caso qualcuno lo facesse non mi userà la cortesia di farmelo sapere.

  2. Michele. In passato ero come te. Ma poi ho deciso di diventare ottimista. E non ho sbagliato

  3. Già il genio di Gogòl aveva scritto dello spazio russo:

    Terra di Russia, terra di Russia! Io ti vedo; dalla mia incantevole, meravigliosa lontananza, io ti vedo. ( ) Tutto è aperto, desolato e uniforme in te; come piccoli punti, come piccoli segni, visibili appena, spiccano tra le distese le piatte tue città: nulla che accarezzi o che affascini lo sguardo. Ma che inaccessibile forza è dunque questa che attira a te? Perché riecheggia e di continuo risuona al’orecchio, malinconica, come si diffonde su tutta l’ampiezza tua, da mare a mare la tua canzone? Che c’è in essa, in codesta canzone? Che cosa chiama così, e singhiozza e afferra il cuore? Che suoni son questi che morbosamente si insinuano e penetrano nell’anima, e s’attorcigliano al moi cuore? Terra di Russia! Che cosa vuoi dunque da me? Quale inaccessibile legame esiste tra noi? Che hai da guardarmi così e perché tutto quello che c’è in te si rivolge a me con quest’occhi pieni di aspettazione?… E ancora pieno di stupore, rimango immoto, e già sul capo ho l’ombra di una nube minacciosa, gravida di piogge incombenti, e il pensiero ammutolisce dinnanzi alla tua vastità illimitata? Forse qui, forse in te sorgerà uno sconfinato pensiero, giacché tu stessa sei senza fine? Non potrebbe avere qui l’avvento un eroe gigante, giacché c’è spazio abbastanza perché si sviluppi e si muova? E minacciosamente mi abbraccia la possente vastità, riverbandosi con terribile forza nel profondo del moi essere; d’una potenza arcana s’illuminano i miei occhi… Oh, sfolgorante, fascinosa, ignota al mondo sconfinatezza! Terra di Russia!…*

  4. Per quanto mi riguarda personalmente, il primo impatto con gli spazi russi, per me che vengo dalle Alpi, è stato come guardare in un baratro orrizzontale. Un senso di smarrimento e vertigine, dimensioni spaziali troppo diverse e affascinati. Io la Russia la adoro (se non si è capito 🙂 )

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