Domenica 27 aprile alle ore 10, con la S. Messa celebrata papa Francesco avrà luogo un evento atteso da milioni di fedeli: la cerimonia di canonizzazione che proclamerà santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, conosciuto come il “papa buono”.
Circa un milione di fedeli sono attesi a Roma. Centinaia di milioni di cattolici, sparsi in tutto il mondo, seguiranno l’evento trepidanti davanti alle televisioni.
Il processo di canonizzazione nella Chiesa cattolica è di norma assai lungo e complesso, richiede normalmente decine di anni, a volte secoli.
Karol Wojtyla morì, dopo ventisette anni di papato, il 2 aprile 2005. Fu proclamato beato da Benedetto XVI il primo maggio 2011, grazie ad una eccezionale accelerazione nelle tempistiche voluta dallo stesso papa tedesco e a tempi di record, a distanza di soli nove anni dalla sua morte, potrà esser venerato come santo.
Se chiedeste ai polacchi chi è stato il personaggio più importante della storia della loro nazione, anche potendo scegliere tra personaggi del calibro di Niccolò Copernico, Fryderyk Chopin, Marie Curie, Zbigniew Boniek (quest’ultimo solo per i malati di calcio), la stra-grande maggioranza di loro risponderebbe senza esitazioni: Karol Wojtyla!
Dal suo luogo natale Wadowice a Cracovia, città in cui visse in gioventù e negli anni da arcivescovo della città, dalla capitale Varsavia a Danzica, fino all’ultimo sperduto villaggio della campagna polacca, la venerazione e la popolarità di Giovanni Paolo II, il primo papa non italiano dal 1523, è immensa.
Per capire il motivo per cui, al di là di credi religiosi o opinioni personali su un papa amatissimo ma la cui figura ha suscitato dibattiti e divergenze di opinioni, Wojtyla sia stato una figura chiave non solo per il suo paese natale e per la Chiesa cattolica ma anche per le vicende storico-politiche internazionali, è sufficiente rievocare alcuni importanti eventi della storia polacca che ebbero poi risvolti decisivi a livello mondiale.
E’ nel clima di speranza suscitato dall’elezione del Pontefice, avvenuta nel 1978, che comincia a muovere i primi passi nella città di Danzica, un sindacato di chiara ispirazione cattolico-popolare,Solidarność (Solidarietà), fondato nel 1980, in aperta opposizione al regime socialista.
I primi scioperi contro il carovita e per aumenti salariali, repressi con la forza nel sangue, erano cominciati nei primi anni ’70 nei cantieri navali Lenin della città affacciata sul Baltico.
Ci vollero però una decina di anni perché un operaio baffuto di nome Lech Walesa, impiegato in quei cantieri come tecnico elettrico, anche grazie al decisivo supporto ed ai finanziamenti della chiesa guidata da Karol Wojtyla (tramite lo IOR presieduto da Paul Marcinkus), riuscisse a trasformare un sindacato cattolico in un tenace movimento di resistenza, di lotta di fabbrica e rivendicazione politica.
La scintilla accesa dalle proteste dei cantieri di Danzica divampò in un incendio che raggiunse ben presto tutto il paese.
Alla fine di quei memorabili anni ’80, vissuti in un contesto di grave crisi economica, dure lotte sociali, legge marziale introdotta dal 1981 al 1983 dal generale Jaruzelski, messa in stato di illegalità di Solidarność, arresto di molti dei suoi membri e amnistie, il regime comunista polacco cadde, anticipando di qualche mese la caduta del muro di Berlino.
Nel giugno 1989 si tennero le prime libere elezioni parlamentari nel paese, frutto di un accordo tra il partito comunista e il sindacato guidato da Walesa. Solidarność, divenuto un partito legittimo legalmente riconosciuto, ottenne una vittoria schiacciante.
La Polonia, favorita anche dal mutato contesto internazionale e la politica di Michail Gorbačëv, fu così il primo paese socialista a decretare la fine del regime e l’indipendenza da Mosca, provocando un effetto domino negli altri paesi del blocco sovietico.
In pochi anni vennero attuate una serie impressionante di riforme per abbandonare il vecchio sistema economico comunista e aprirsi al libero mercato. Nel 1990 Lech Walesa fu eletto presidente, diventando il primo leader polacco ad esser eletto direttamente dal popolo.
Nonostante la ritrovata libertà, gli anni ’90 continuarono ad esser anni di sacrifici per il popolo polacco ma a partire dalla fine del XX secolo l’economia risalì la china divenendo la più florida di tutta l’Europa dell’est.
Dal 1999 la Polonia è un paese membro della NATO ( a cui oggi si appella per “proteggersi e tutelarsi” dai rischi della pericolosa crisi Russo-Ucraina) e nel 2004 è entrata nell’Unione Europea.
Nel maggio del 2013, proveniente dall’Ucraina, varcai per la prima volta la frontiera polacca.
Ebbi finalmente l’opportunità di recarmi in un paese che da sempre aveva attirato la mia curiosità, patria di uno degli scrittori e degli uomini da me più amati e stimati che, con i suoi fantastici racconti, tanto hanno acceso il mio interesse per i reportage storici e condizionato il mio modo di viaggiare: Ryszard Kapuściński.
Visitai città bellissime, un popolo accogliente che mi meravigliò per cultura, simpatia, ospitalità e, da appassionato di storia quale sono, trovai un’ infinità di motivi di interesse.
Il viaggio in Polonia, un paese suo malgrado chiave nella storia del ‘900, fu un’ottima occasione per tuffarmi nelle vicende storiche del secolo scorso: la visita, dura ma incredibilmente interessante al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau; Il ghetto ebraico nel quartiere di Podgòrze (da cui riuscì a fuggire un bambino di nome Roman Polański), lo storico quartiere ebraico di Kazimierz in cui il regista Steven Spielberg girò il suo celebre film Schindler List, il museo di Oskar Schindler, nella splendida Cracovia; la città vecchia risorta dalle rovine della guerra, il cimitero e il museo ebraico, il monumento agli eroi del ghetto che persero la vita nella rivolta del ‘43, i locali turistici in stile nostalgico dei tempi comunisti, le architetture socialiste degli edifici, tra cui spicca il “mostruoso” Palazzo della Cultura e della Scienza, dono di Stalin, nella capitale Varsavia, rasa al suolo durante la II guerra mondiale e oggi viva più che mai; l’emozionante visita ai cantieri Lenin di Danzica, dove si è compiuta una memorabile pagina di storia, che oggi versano agonizzanti in uno stato di semi-abbandono, ormai prossimi ad esser demoliti, per diventare l’ennesimo impersonale, anonimo e remunerativo grande centro commerciale.
Benvenuti in Polonia, in un viaggio nel cuore del’900… qui il reportage fotografico