Ricostituire la Jugoslavia non è un’idea nuova. Ma se a proporla è il nipote del maresciallo Tito, fa un po’ più effetto. Josip Joska Broz, discendente dell’uomo che ha dominato i Balcani per quarant’anni, ha fondato il “nuovo” Partito comunista.
“E’ necessaria l’esistenza di una qualche forma di associazione regionale – spiega Joska. – Non possiamo fare a meno gli uni degli altri”. L’erede di Tito ha 63 anni e gestisce un ristorante a Belgrado. Raccolte le 12 mila firme necessarie, si è presentato per registrare il nuovo soggetto politico, nato dalla fusione di 14 micro-partiti comunisti già esistenti. “Ci proponiamo di riunire le forze della sinistra nel nostro Paese”, dice. Al suo progetto può aderire chiunque, senza distinzione di religione o appartenenza “etnica”: un dato importante, in un’area dilaniata a lungo dai nazionalismi. “Non ci sono più né partigiani né cetnici – chiarisce il nipote di Tito – Lavoriamo per la riconciliazione”.
Le prossime elezioni legislative in Serbia saranno nel 2012. Il Partito comunista intende partecipare. Difficile dire quale contributo potrà dare a un quadro politico che è riduttivo definire complesso. Di certo, l’ex Jugoslavia ha bisogno di tutto, fuorché di un ritorno al passato. Ma Josip Joska Broz assicura di voler guardare avanti.
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